capture 004 04042022 145548Di dubbi sul Cts ne sono stati avanzati davvero molti, sin dalla sua istituzione: quale fosse il suo reale peso decisionale, quale legittimazione avesse all’interno di un ordinamento come il nostro, quanto davvero scientifiche fossero certe misure suggerite e poi adottate dal governo; e dulcis in fundo, se quell’eccessiva, evitabile verve comunicativa con relative dichiarazioni a ruota libera di alcuni suoi esponenti avesse un suo senso, o non fosse piuttosto un esercizio di narcisismo individuale.

Le confessioni postume di Greco (ex-Cts) 

A rispondere ad alcuni di questi interrogativi, ecco giungere — inaspettate, tardive e che ci lasciano con la mascella per terra — le dichiarazioni di Donato Greco, ex componente del Comitato tecnico scientifico. Organismo, ricordiamo, decaduto dal 31 marzo, al venir meno dello stato di emergenza, e di cui nessuno a parte probabilmente il ministro Speranza sentirà la mancanza. Intervistato dalla trasmissione Un giorno da Pecora, Greco si è lasciato andare a un lungo sfogo che ha assunto i toni e la sostanza di un bel j’accuse, condito dalle immancabili autoassoluzioni. Sfogo che son tutti buoni a produrre dopo lo scioglimento del Comitato, a carte giocate e spalle coperte.

 

Comunicazione: se tutto è andato male è colpa delle virostar

Per togliersi immediatamente d’impaccio, Greco scarica il barile della pessima comunicazione addosso alle sparate delle — pessime, e che non dimenticheremo facilmente — virostar da salotto televisivo: per lui è colpa del poco spazio concesso dalle tv se Burioni & company hanno occupato militarmente gli spazi mediatici. «L’errore più grande del Cts è stato non aver prodotto comunicazione. Si è dato spazio a una serie di virologi autonominati che l’hanno gestita. È vero, abbiamo tenuto una conferenza stampa ogni settimana, ma senza impatto mediatico perché tutti gli spazi erano occupati. Noi abbiamo rispettato un vincolo di riservatezza, mentre le virostar hanno avuto accesso ai media in modo intenso pur non conoscendo le informazioni di chi era in prima linea e non avendo esperienza specifica». I

Che la comunicazione dei singoli esponenti del Cts in questi due anni abbia contribuito ad aumentare la confusione, con dichiarazioni spesso discordanti le une dalle altre, è nero su bianco; basta un’accurata ricerca su Google. Ma se è mancata una comunicazione adeguatamente istituzionale, sobria e limitata allo strettamente scientifico, non lo si può certo imputare a Galli e Bassetti, che rispondono delle proprie dichiarazioni, non di quelle del Comitato.

Le restrizioni? Non servivano a nulla

Ma al di là dell’aspetto comunicativo — pur importante nel cuore di una pandemia — Greco si lascia andare a una autentica confessione sulla reale ed effettiva scientificità di alcune delle misure restrittive — tra obblighi, decreti, lockdwon — adottate tra le più incoerenti e schizofreniche. «La difficoltà è stata dover suggerire misure di contenimento la cui dimostrazione scientifica di efficacia era debole, mentre invece i costi sociali erano certi». Un’ammissione oggettivamente sconcertante. Ma non è tutto.

Greco scende poi nel particolare di quali misure ritenga prive di senso scientifico dimostrabile: «Qualunque chiusura, a partire dalle scuole e fino alle limitazioni al commercio: sono misure di mitigazione che hanno un effetto sul contenimento dell’epidemia ma che certamente non riescono a contrastare la diffusione del virus. Come poi si è visto, di fatto anche l’isolamento più crudo del marzo 2020 non ha sortito alcun effetto di contenimento dell’epidemia». Ah! Confinati, mazziati, discriminati e fatti passare per idioti complottisti; ma alla fine l’ha ammesso pure chi stipendiavamo e ha preso provvedimenti che hanno fatto naufragare l’economia e sbriciolato il tessuto sociale del Paese: le misure più coercitive e distruttive non avevano basi scientifiche. A cosa sono servite, dunque, se non a terrorizzare, mettere in ginocchio e dividere un popolo intero?

di Cristina Gauri per www.ilprimatonazionale.it