Meloni De Luca cropChi? De Luca? Giorgia scuote la testa e sorride. «Parla proprio lui». A Roma il governatore della Campania è scatenato, guida sindaci in rivolta, si scaglia contro la polizia, dice che il governo dovrebbe vergognarsi, che l’autonomia aumenterà il divario tra nord e sud, le dà pure della stronza. Lei però non si scompone. «Devo ringraziare i presidenti delle Regioni, tutti hanno capito quello che stiamo facendo, tutti collaborano tranne uno che ha speso solo il 24 per cento della cifra programmata. Se invece di manifestare si mettesse a lavorare, forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più».

Meloni De Luca cropEcco, spiega la Meloni, c’è chi va in corteo e chi si presenta a Gioia Tauro «con tre miliardi per finanziare 317 progetti per la Calabria». Al porto, la premier firma infatti con il governatore Roberto Occhiuto il protocollo per i fondi di sviluppo e coesione. Il Ponte e non solo. «Sono soldi che servono proprio per combattere i divari tra i territori».

Poi non è vero, insiste, «che io divido l’Italia, come sostiene Elly Schlein in un’intervista». Anzi, «stiamo riorganizzando gli interventi e finalmente adesso si investe con l’idea di innescare un ciclo di crescita: al reddito di cittadinanza, che significa non credere al futuro del sud, preferiamo le infrastrutture di cittadinanza, che lo rafforzano». Qualcuno si arrabbierà. «Pazienza, noi non vogliamo penalizzare nessuno. Siamo consapevoli dell’enorme potenziale del Mezzogiorno, i cittadini che vivono qui non devono avere paura di niente. Hanno affrontato ‘Ndrangheta e criminalità organizzata, ora devono poter contare sulla sfida della responsabilità».

E difende il progetto, caro soprattutto alla Lega, dell’autonomia differenziata. Falso, dice, «che ci siano divisioni nella maggioranza», grottesco pure «che si possa immaginare che una come me, che sull’amore per l’Italia ha lanciato parecchi segnali, stia cercando di dividere la nazione». La riforma, giura, «non crea divari tra Settentrione e Meridione, ma tra amministrazioni capaci e non capaci». La nuova legge «stabilirà per la prima volta quali sono i servizi essenziali da fornire, che oggi non sono garantiti ovunque». Inoltre, nessuna sottrazione di risorse, «non funziona che si tolgono soldi a una Regione per darli a un’altra, bensì un meccanismo più semplice: dove ho un’amministrazione virtuosa, lo Stato valuta di devolvere competenze aggiuntive». Giorgia perciò è «stupita» che qualcuno ne abbia timore, «in particolare quelli che hanno indicatori più bassi», perché si tratta di «un elemento di responsabilizzazione che può fare anche la forza di quei territori». Insomma, «è un tentativo di rafforzare, non di indeboli re».

L’accordo siglato con Occhiuto riguarda il periodo 2017/2027 e prevede un investimento di 2 miliardi e 800 milioni, che «con altri fondi diventano tre miliardi di euro». Sono risorse per le infrastrutture. «Trecento milioni - spiega la premier - sono destinati per legge alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, quello che molti amano sostenere che non si farà mai, che è un’opera impossibile.

Io sono convinta che impossibile sia la parola che usano quelli che non hanno coraggio e voglia di lavorare. Se invece il coraggio e la voglia di lavorare ci sono, le cose si realizzano». C’è anche, storicamente, un problema di capacità di spesa. Alle volte gli euro restano nei cassetti per decenni. «Quando siamo arrivati al governo ci siamo resi conto che le risorse in molti casi non si utilizzavano completamente, o che si usavano con ritardi enormi. Non so se una nazione come la nostra possa permettersi di non far arrivare a destinazione fino all’ultimo centesimo di quanto si ha a disposizione».

Massimiliano Scafi per IlGiornale