colesterolo Del cuore e di problemi di cuore si parla spesso in senso lato: cuore spezzato, cuore che batte, cuore innamorato… Quando si parla di relazioni è il primo organo a essere chiamato in causa. Ma forse oggi è bene parlarne dal punto di vista della salute: il 29 settembre, infatti, è la Giornata Mondiale del Cuore, motore dell’intero organismo, da cui dipende gran parte del nostro benessere, ma che spesso trascuriamo. Nel mondo occidentale, infatti, l’obesità, il diabete e le malattie coronariche che ne conseguono, hanno raggiunto proporzioni epidemiche, risultando tra le principali cause di morte. Un report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha mostrato che l’Europa ha la più alta prevalenza di ipercolesterolemia (colesterolo alto) nel mondo. E il colesterolo alto, soprattutto la frazione LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo, è il primo fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche, prima causa di morte (20%) tra le patologie cardiovascolari. A esserne più interessate sono le donne, contro ogni previsione: secondo studi recenti, infatti, le malattie del cuore, come per esempio l’angina pectoris o l’infarto, sono la principale causa di morte per la popolazione femminile, 51%, più del cancro al seno, che provoca la morte nel 3% dei casi.

 

«Molti pensano che queste malattie interessino solo gli uomini – spiega il Professor Francesco Fedele, titolare della I Cattedra di Cardiologia presso l’Università di Roma “La Sapienza” e Presidente della Federazione Italiana di Cardiologia -. Questa convinzione è data dal fatto che la natura preserva le donne fino alla menopausa, perché dotate di una naturale protezione ormonale; per questo le malattie cardiovascolari nelle donne si presentano 10 anni dopo rispetto agli uomini. Con la menopausa la protezione naturale scompare e le donne sono vittima di eventi cardiovascolari più degli uomini, anche in maniera più grave, spesso con diagnosi difficile perché asintomatica o con dolore localizzato altrove».

Un nemico comune a tutti, uomini e donne, e che bisogna tenere sotto controllo è il colesterolo, una sostanza grassa prodotta dal fegato, che si trova anche in cibi come carne, latticini e uova e che svolge una funzione vitale nella formazione delle cellule e nella produzione di vitamina D, ormoni e bile per la digestione. Il colesterolo viene trasportato nell’organismo insieme alle proteine, dove si formano le lipoproteine. Sono le scelte alimentari e di stile di vita a decidere se queste lipoproteine sono “buone” ad alta densità (HDL) o “cattive” a bassa densità (LDL). Come regola generale, i livelli di colesterolo totale dovrebbero essere di meno di 200 mg/dl negli adulti sani e meno di 155 mg/dl nei soggetti a rischio, mentre i livelli di LDL dovrebbero essere di meno di 115 mg/dl negli adulti sani e meno di 80 in quelli a rischio.

Ma come fare a sapere se si ha il colesterolo alto? Purtroppo non produce una chiara sintomatologia e quindi l’unico modo per saperlo è andare dal medico e farsi prescrivere gli esami del sangue. Soprattutto, la credenza che il colesterolo sia un problema che riguarda solo persone anziane e sovrappeso è un luogo comune da sfatare. Queste categorie sono particolarmente soggette, ma tutti potremmo essere a rischio: determinati fattori di stile di vita possono contribuire ad aumentare il colesterolo (a volte a livelli allarmanti) a qualunque età senza che neanche ce ne accorgiamo.

Qui di seguito alcuni di questi fattori (e le soluzioni) che è possibile correggere con un po’ di forza di volontà; altri da considerare sono: diabete, pressione alta, condizione di obesità o sovrappeso, e anche una storia familiare positiva alle cardiopatie.

Alimenti da evitare: Non occorre privarsi dei cibi preferiti, solo fare alcune sostituzioni tattiche. Sarebbe bene evitare: snack confezionati come patatine, cracker e certe barrette ai cereali, spesso ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri; metodi di cottura come friggere/arrostire, perché questi oli spesso sono pieni di grassi poco sani; carni rosse e insaccati, ricchi di grassi saturi; carboidrati “bianchi” raffinati presenti in dolci, pane e pasta bianchi; bibite gasate, che spesso contengono tanti zuccheri e calorie vuote.

Alimenti da introdurre nella dieta: Snack sani con grassi mono e polinsaturi, come la frutta a guscio e le olive; pesci grassi come il salmone, ricco di grassi buoni e Omega-3, o pollame magro; fonti di fibre come avena, riso non brillato, frutta e verdura, che contribuiscono all’apporto giornaliero di fibre. Inoltre, fate in modo di bere 2 litri di liquidi (meglio acqua) al giorno e prova la cottura in camicia, alla piastra, al vapore e la bollitura, che aiutano a ridurre l’assunzione di grassi poco sani.

Alimenti funzionali da consumare: Molti benefici nella prevenzione di malattie cardiovascolari sono stati attribuiti a regimi dietetici con un alto contenuto di alimenti funzionali. Che cosa sono? Sono prodotti alimentari che, oltre a soddisfare le normali aspettative organolettiche e nutrizionali, apportano benefici alla salute umana, grazie a particolari ingredienti presenti e/o aggiunti. I prodotti funzionali leader presenti ora sul mercato sono soprattutto quelli ricchi di fibre (in particolare cereali) e antiossidanti. I cereali, quali frumento, orzo e avena, si prestano perfettamente a essere lavorati sia per ottenere ingredienti ricchi in composti bioattivi che per lo sviluppo di alimenti funzionali. Tra questi vi sono i beta-glucani.

Cosa sono i beta-glucani? I beta-glucani sono fibre solubili presenti nella crusca d’avena, che aiutano a ridurre il colesterolo o a mantenerlo a livelli normali. «La loro viscosità riduce il riassorbimento degli acidi biliari e aumenta la sintesi del colesterolo – spiega il Professor Fedele – Inoltre hanno effetti benefici anche sul metabolismo glucidico. Grazie alle loro proprietà fisico-chimiche, quindi, hanno effetti benefici importanti: dal contrasto all’obesità, alla riduzione del rischio cardiovascolare».

Dove si trovano i beta-glucani? La razione giornaliera raccomandata è di 3 g di beta-glucani. Per assumerla, potete consumare due scodelle di cereali da colazione a base di avena con il latte parzialmente scremato oppure 6 fette di pane integrale o ancora, 9 biscotti di farina d’avena.

Da provare: Beta-Heart è un preparato per bevanda, studiato da Herbalife, il cui ingrediente principale è l’Oatwell, fonte di beta-glucano d’avena. «La Fondazione Italiana Cuore e Circolazione, di cui sono stato presidente, ha condotto uno studio di validazione sulle ricerche effettuate sull’efficacia dei beta-glucani d’avena nella riduzione del rischio cardiovascolare, riconoscendone l’efficacia e trovando nel prodotto il corretto contenuto di cereali, utile alla riduzione del rischio”, commenta il Professor Fedele. Due cucchiai dosatori diluiti in acqua e succo sono una fonte preziosa giornaliera di beta-glucani, “da abbinare a un corretto stile di vita, attività fisica, non fumare e non abusare di alcool – conclude il Professor Fedele – È chiaro che laddove il rischio cardiovascolare è alto e gli esami strumentali mostrino un danno d’organi preclinico, è fondamentale il trattamento farmacologico».

Fai attività fisica: L’attività fisica aiuta ad aumentare il colesterolo “buono” (HDL) nel sangue perché stimola lo spostamento dei depositi adiposi nel fegato, contribuendo a mantenere cuore e vasi sanguigni in buone condizioni. Bastano 150 minuti di attività moderata alla settimana per favorire un abbassamento del colesterolo. Non occorre iscriversi in palestra da subito: all’inizio cercate di camminare per 20 minuti nei giorni feriali e di fare un’ora di nuoto o di bicicletta nel weekend. Quotidianamente, fate scelte vincenti, come preferire le scale all’ascensore. Infine, coinvolgete un amico nella vostra attività fitness: insieme, è più divertente e coinvolgente.

Smetti di fumare: In aggiunta ad altri effetti dannosi per la salute, il fumo aumenta il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari: le sigarette, infatti, contengono una sostanza chimica che abbassa l’HDL, il colesterolo “buono”.

 

di Dagospia.com - Francesca Favotto per VanityFair.it

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