corte costituzionaleLa Corte Costituzionale ha salvato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e, di riflesso, tutto il governo disinnescando la «mina» delle perequazioni.  In pratica, la Consulta ha dichiarato «non incostituzionale» la disciplina temporanea delle rivalutazioni degli assegni pensionistici prevista dal decreto legge 65 del 2015 (il cosiddetto decreto Poletti) in quanto esso realizza «un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica». Con quella normativa il governo Renzi sanò a costi ridotti il vulnus causato da un'altra sentenza dell'Alta Corte che dichiarò illegittimo il blocco delle rivalutazioni deciso da Mario Monti e dall'ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, con il decreto «salva Italia» di fine 2011 che azzerò per il biennio 2012-2013 gli adeguamenti.

 

Quel pronunciamento sarebbe potuto costare oltre 24 miliardi di euro ma il decreto Poletti mise una pezza indicizzando al 100% gli assegni fino a 3 volte il minimo, al 40% quelli compresi tra 3 e 4 volte, al 20% quelli tra 4 e 5, al 10% quelli tra 5 e 6, mentre nulla ottenne chi aveva pensioni di importi superiori a 3.100 euro lordi al mese. Il costo si ridusse a soli 2,8 miliardi.

Ieri la Consulta ha sancito che il governo Renzi, tutto sommato, si comportò bene perché salvaguardò anche le finanze pubbliche. Certo, la formula è un po' fumosa anche perché a rimetterci sono stati i pensionati e a nessuno, men che meno ai magistrati della Corte, piace l'impopolarità.

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dall'articolo di     per ilgiornale.it

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