Il «surfing dello spazio» è un progetto innovativo, destinato, nel prossimo futuro, a diminuire il costo energetico legato alle missioni e, allo stesso tempo, a rispondere ai requisiti di protezione planetaria. È un progetto guidato da Camilla Colombo, professoressa del dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano, dopo una lunga esperienza in Gran Bretagna. La sua specializzazione, non a caso, prevede il disegno delle orbite dei satelliti e lo studio delle perturbazioni che comportano le variazioni delle traiettorie delle sonde. Un cognome, il suo, predestinato: negli Anni 70 Giuseppe Colombo, consulente della Nasa e matematico, calcolò le traiettorie interplanetarie necessarie per far arrivare la sonda «Mariner 10» intorno a Mercurio.
«Conosco di fama il professor Colombo - dice Camilla Colombo - ma non c’è un legame di parentela. Certo, mi piacerebbe ripercorrere la sua straordinaria carriera professionale».
L’inizio è promettente. La professoressa si è già occupata, in un progetto guidato dall’Esa, di studiare il rientro a Terra del satellite europeo «Integral», previsto nel 2029. E ora ha varato il progetto «Compass» («Control for orbit manoveuring through perturbations for application to space systems»), finanziato dall’Ue con uno «starting grant» di 1.5 milioni di euro: lo guiderà con un team di ricercatori italiani e stranieri e l’iniziativa si avvale di un comitato tecnico di cui fanno parte Esa e Nasa, oltre alle agenzie spaziali britannica, francese e giapponese.
«È un programma che si propone di rivoluzionare in chiave “green” la filosofia progettuale delle future missioni - spiega Colombo -. Grazie a tecniche semi-analitiche e di modellazione dinamica intende controllare e sfruttare le forze naturali delle orbite per le manovre di allontanamento e di rientro a Terra di un qualsiasi satellite. Questo anche in chiave futura, per non aumentare il numero dei detriti spaziali che orbitano attorno alla Terra».
«Sono più di 17 mila i detriti spaziali monitorati che orbitano soprattutto in orbita bassa - aggiunge -. Il picco è tra gli 800 e i 900 chilometri dalla Terra e in orbita geostazionaria a 36 mila chilometri». Sono le aree dove vengono indirizzati la maggior parte dei satelliti e degli stadi dei razzi vettori. «Quanto alle missioni verso gli asteroidi, il nostro progetto ci permetterà di disegnare orbite stabili per l’esplorazione, il monitoraggio e anche per lo studio di tecniche con cui modificare l’orbita di questi corpi».
Per cinque anni il team «Compass», composto da sette specialisti, tra ricercatori e dottorandi, si occuperà di studiare le perturbazioni spaziali con lo scopo di sfruttarle per i trasferimenti orbitali e interplanetari, riducendo di conseguenza i costi delle missioni. Grazie ai nuovi modelli matematici i satelliti diventeranno «intelligenti» e saranno quindi in grado di «controllare il proprio surfing, adattando la rotta in modo sempre efficiente: saranno cioè in grado di interpretare e sfruttare le complesse forze naturali dello spazio».
Antonio Lo Campo per Tuttoscienze.it