Codici a barre per rendere tracciabile il percorso delle buste ed evitare doppi invii o furbetti che provano a votare due volte. Diplomatici in pianta stabile in tipografia per presidiare le schede. Carabinieri invitati ad assistere a varie fasi del procedimento di voto. Memori delle polemiche del passato, del rischio di brogli e irregolarità, alla Farnesina si sono organizzati. Con qualche novità e contromisura per cercare di garantire la sicurezza del voto più contestato, quello all’estero.

Per il quale la macchina è già in moto e le schede sono partite: anche se, proprio domani, la Consulta si esprimerà su un ricorso del Tribunale di Venezia che avanza dubbi sulla costituzionalità della legge che lo regola, viste quelle che definisce «ombre» su libertà e segretezza del voto. 

Sono circa 4 milioni e 300 mila i connazionali con diritto di voto residenti fuori dai nostri confini, sparsi in 177 Paesi, a cui si aggiungono poco più di trentamila italiani temporaneamente all’estero, circa 700 mila elettori in più delle scorse politiche. Per loro, il Rosatellum non ha introdotto novità: votano ancora per corrispondenza come prescritto dalla legge Tremaglia del 2001. Le schede arrivano a casa per posta, si vota indicando le preferenze – a differenza di quanto succede in Italia – e si rispediscono entro il 1° marzo alle 16 alle sedi diplomatiche. Che provvederanno a inviarle su 120 voli verso Castelnuovo di Porto, dove la Farnesina avrà terminato il suo compito: sarà la Corte d’Appello di Roma a garantire lo scrutinio in circa 1700 seggi. In palio per l’estero 12 deputati e 6 senatori: un bottino che in passato, in occasione di risultati incerti, ha fatto la differenza.

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dall'articolo di Francesca Schianchi per lastampa.it  

 

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