Tra chi è rimasto bloccato ore nel traffico o ad aspettare un mezzo pubblico, e chi ha direttamente desistito approfittandone per fare grandi pupazzi di neve, sono molti in queste ore gli italiani che, causa neve e maltempo, non sono andati a lavoro. Soprattutto in città come Roma, non attrezzate per fronteggiare nevicate abbondanti come quella della scorsa notte. Chi ha potuto ha approfittato del telelavoro. Ma per gli altri cosa succede?

 

In teoria l'impossibilità di recarsi a lavoro per cause di maltempo, ghiaccio, neve prevederebbe il diritto del datore di lavoro a non pagare la giornata lavorativa.

Ma niente paura. I contratti collettivi di lavoro generalmente prevedono sempre un monte ore di permessi straordinari retribuiti da cui attingere proprio in casi eccezionali che impediscono di spostarsi, come grandi nevicate o altri eventi metereologici. E anche il codice civile prevede comunque una tutela, anche per quei lavoratori il cui contratto collettivo non accenni alla questione "maltempo".

In entrambi i casi, il diritto alla retribuzione nonostante il mancato lavoro è subordinato a due condizioni: il lavoratore che è ad ad esempio bloccato nella neve dovrà comunicare tempestivamente al datore di lavoro di aver bisogno di un congedo e spiegare (e provare se possibile) le motivazioni. In questo caso anche la giornata non lavorata sarà comunque pagata. Ma se chi non va a lavoro non avvisa o non prova l'impedimento, rischia l'addebito disciplinare. A prevederlo è sempre il codice civile.

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dall'articolo di  Viola Contursi  per huffingtonpost.it 

 

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