La caccia illegale alle balene in acque territoriali australiane ha provocato un nuovo incidente diplomatico tra Australia e Giappone. "Il governo australiano è profondamente deluso dal fatto che il Giappone abbia deciso di ritornare nell'Oceano del Sud quest'estate (australe, ndr) per intraprendere il cosiddetto scientific wahling", ha detto il ministro dell'Ambiente di Canberra Josh Frydenberg in seguito alla diffusione delle immagini che documentano l'uccisione di cetacei da parte di imbarcazioni nipponiche all'interno di un santuario marino.
A "pizzicare" i pescatori giapponesi è stato, dopo cinque settimane di pattugliamento, l'elicottero della motovedetta 'Steve Irwin' dell'organizzazione ambientalista Sea Shepherd. Le foto, spiegano dall'associazione, "mostrano chiaramente una balenottera minore antartica senza vita sul ponte della nave fabbrica della flotta baleniera del Giappone che opera illegalmente all'interno del santuario delle balene australiano". Si tratta della prima azione del genere documentata dalla sentenza del 2014 della Corte internazionale di giustizia contro le loro operazioni di baleneria in Antartide. Verdetto a cui ha fatto seguito un pronunciamento della Corte federale australiana che ha condannato l'industria baleniera giapponese a un'ammenda di 1 milione di dollari australiani per aver cacciato all'interno di un santuario dei cetacei, sanzione che non è però mai stata pagata mentre il governo di Tokyo ha confermato di non voler fermare le spedizioni.Al momento della scoperta, l'equipaggio della Nisshin maru ha cercato di occultare la carcassa dell'animale coprendola con un telone azzurro, ma le immagini appaiono inequivocabili, "mentre - denuncia ancora Sea Shepherd – la Yushin Maru e la Yushin Maru n.2 hanno coperto velocemente i loro arpioni". Malgrado la nota di protesta del ministro Frydenberg, Sea Shepherd ritiene che l'Australia si impegni troppo poco contro la caccia illegale di cetacei nelle sue acque protette. "La mancanza di azione del governo Turnbull mentre balene vengono uccise in acque australiane proprio il giorno dopo che il primo ministro del Giappone era in visita di Stato in Australia evidenzia che il governo non ha spina dorsale nel rispettare la volontà degli australiani di difendere il santuario dei cetacei dell'Oceano del Sud", ha commentato il direttore di Sea Shepherd Australia Jeff Hansen.L'operazione che ha portato a documentare lo scempio, chiamata Nemesis, è l'undicesima campagna antartica dell'organizzazione in difesa delle balene. Secondo dati forniti dalla stessa ong, nel corso delle iniziative precedenti oltre seimila esemplari sono stati salvati dagli arpioni a punta esplosiva della flotta baleniera giapponese.