Con un sincrono globale, in Australia rigida secretazione del processo al cardinale, a Roma Francesco incontra i vescovi cileni nel più stretto riserbo. Anche il silenzio può far rumore. Anche il silenzio ha un suono. Bisognerà attendere per capire se si tratta della quiete prima della tempesta oppure se la consegna del silenzio servirà ancora una volta a coprire. Però un fatto è certo: quasi con un sincrono globale, il silenzio è caduto contemporaneamente su due delle vicende di pedofilia che hanno fatto tremare il trono di Pietro negli ultimi mesi.

 

La prima in Australia. Nella udienza del 15 maggio del processo penale contro il cardinale George Pell (uno dei membri del C9 di Francesco), per abusi sessuali su minori che avrebbe personalmente commesso - ma il cardinale ha sempre negato con veemenza le accuse - la procura stessa ha chiesto il completo silenzio stampa e la non pubblicità delle udienze, persino la non pubblicità dell'inizio del processo vero e proprio, o meglio dei due processi distinti cui dovrà essere sottoposto Pell. Tra gli altri lo hanno annunciato l'AFP, la EFE, e il New York Times. E così è avvenuto.

Il divieto riguarda "ogni resoconto di tutto o di parte di questo procedimento e qualsiasi informazione che derivi da questo procedimento e ogni documento giudiziario associato al procedimento". Lo scopo è "prevenire un rischio reale e sostanziale di pregiudizio a una corretta amministrazione della giustizia". I giornalisti che più di tutti hanno seguito il caso hanno dovuto avvertire i loro lettori del cambio di fronte quanto all'informazione, e hanno quindi avvisato che "per motivi legali" non possono più fornire alcun dettaglio. All'uscita dell'udienza del 15 maggio, il cardinale Pell, il più alto in grado nella gerarchia cattolica a finire sotto processo per un reato del genere, non aveva una faccia soddisfatta nonostante il fatto che il regime di non pubblicità lo aiuti a tenerlo lontano dall'accanimento mediatico. C'è infatti un risvolto della medaglia nella non pubblicità delle udienze: lascerà mano libera all'accusa di portare in giudizio tutte le testimonianze e le prove, anche le più scabrose.

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dall'articolo di Maria Antonietta Calabrò per huffingtonpost.it

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