Ufficiale giudiziario e questore nella villa dell'imprenditore per la procedura di sgombero, momenti di tensione. Dopo Di Maio, anche Salvini ha portato la sua solidarietà. Sono partite le procedure per lo sfratto di Sergio Bramini, l'imprenditore monzese fallito che rivendica un credito di 4 milioni dallo Stato. Le forze dell'ordine sono arrivate nella sua villa dove, da questa mattina, si sono radunate molte persone per dargli sostegno. Dopo circa un'ora di trattativa, gli ufficiali giudiziari hanno comunicato a Bramini - diventato in qualche modo un simbolo, per l'appoggio diretto dei leader della Lega e dei 5 Stelle Di Maio e Salvini - l'avvio della procedura di sgombero, negando il rinvio di 30 giorni chiesto dai suoi avvocati, nonostante questi ultimi avessero comunicato di aver trovato un imprenditore pronto a saldare il suo debito.

 

"Devono mettermi le manette": ha detto l'imprenditore in diretta Facebook dal profilo del senatore leghista Andrea Crippa. All'arrivo del questore di Monza, Bramini avrebbe avuto un malore: intorno a lui infatti la tensione è molto alta tra amici e altri imprenditori arrivati a dargli sostegno. Gridano "Giustizia" e hanno srotolato striscioni.

Al presidio davanti alla villa sono presenti anche alcuni senatori, tra cui Andrea Crippa della Lega, Gianmarco Corbetta e Gianluigi Paragone del M5S: sia Crippa che Corbetta avevano spostato il loro domicilio parlamentare a casa dell'imprenditore nelle scorse settimane per provare a fermare la procedura di sgombero. Ieri sera e stamattina anche Luigi Di Maio e Matteo Salvini, leader di Cinque Stelle e Lega, sono venuti personalmente a portare sostegno a Bramini, assicurandogli di voler lavorare per mettere mano alla legislatura fallimentare.

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