Dopo la bocciatura dei revisori varata una “mini-manovra” da 81 milioni di euro, possibile grazie a risparmi e qualche nuova entrata. Come ad esempio 5-6 milioni di euro che un paio di circoscrizioni (la prima e la seconda: proprio quelle a guida dem) si erano dimenticati di segnalare nel corso della stesura precedente. No alla dismissione delle partecipate, mentre sul gettito dall’Imu pagata dalla Chiesa, "è stata avviata un’interlocuzione con il Vaticano”, ha spiegato l’assessore Andrea Mazzillo. Più investimenti su trasporti e scuole, un ritocco ai fondi del sociale e obiettivi più precisi su imposte e partecipate (che però non sono e non saranno in vendita): la giunta di Virginia Raggi ha approvato il bilancio-bis dopo la prima bocciatura da parte dell’Oref.
Una “mini-manovra” da 81 milioni di euro, possibile grazie a risparmi e qualche nuova entrata trovata raschiando il fondo del barile: come ad esempio 5-6 milioni di euro che un paio di Municipi (il primo e il secondo: proprio quelli a guida Pd) si erano dimenticati di segnalare nel corso della stesura precedente. Spiccioli preziosi, in attesa che in futuro arrivi magari anche un nuovo gettito dall’Imu pagata dalla Chiesa, su cui – ha spiegato l’assessore Andrea Mazzillo – “è stata avviata un’interlocuzione con il Vaticano”. Intanto Virginia Raggi conta di incassare l’ok dei revisori contabili, soprattutto grazie al grande lavoro di smaltimento dei debiti fuori bilancio fatto a fine 2016 e ai maggiori spazi di finanza concessi dal governo. L’obiettivo – a questo punto realistico – è l’approvazione definitiva dell’Aula entro il 31 gennaio, così da far uscire la Capitale dalla gestione in esercizio provvisorio e ottenere una serie di vantaggi fiscali e normativi.
MUNICIPI “SBADATI” E TAGLI ALLA CASTA: POLEMICA COL PD – Alla fine la manovra supplementare vale 81 milioni di euro. Le fonti di finanziamento principali sono il recupero di fondi del Giubileo inutilizzati (28 milioni), il “tesoretto” di 18 milioni già previsti nella prima versione ma non ancora utilizzati, e i dividendi Acea. Poi ci sono alcune entrate recuperate all’ultimo momento: tra queste, 5 milioni di euro non comunicati dal I e soprattutto dal II Municipio, entrambi governati dal Partito Democratico, che avevano omesso le entrate per i diritti di segreteria (665mila euro) e soprattutto per il canone di occupazione del suolo pubblico (addirittura 4,5 milioni). Più varie economie, come i 4,5 milioni di euro di “tagli alla casta” annunciati dall’assessore al Bilancio Mazzillo, su cui si è accesa subito la polemica con il Partito Democratico e il resto dell’opposizione: “Sono fondi che il M5s aveva erroneamente attribuito al gabinetto della sindaca e ora toglie riconoscendo lo sbaglio: non c’è nessun risparmio”, attacca la consigliera Pd, Valeria Baglio.
INVESTIMENTI SU MOBILITÀ E SCUOLE – Questi soldi serviranno ad aumentare il fondo per le passività potenziali (una delle richieste avanzate dall’Oref) e a colmare le carenze di risorse lamentate da molti dipartimenti: sulle mense scolastiche, verde ed illuminazione pubblica e Centro carni gli interventi più cospicui. Aumentano anche gli investimenti, per circa 110 milioni: su questo fronte gli uffici del Comune hanno privilegiato i settori al centro del programma del Movimento 5 stelle (la mobilità, con 20 milioni in più per i bus e 20 milioni per i parcheggi di scambio); o gli interventi escludibili dal patto di stabilità, come dissesto idrogeologico (17 milioni) e edilizia scolastica. Tutte correzioni che sarebbero state comunque previste in corso d’anno con delle variazioni e che non cambiano l’impianto del bilancio: se arriverà il sospirato parere favorevole dei revisori, sarà soprattutto per il lavoro fatto sui debiti fuori bilancio e i maggiori spazi di finanza a disposizione.
“COL PAPA TRATTATIVA SULL’IMU ALLA CHIESA” – Per il futuro il Comune proverà ad incrementare le entrate certe che darebbero respiro alle casse del Campidoglio. E tra queste potrebbe anche esserci un nuovo gettito fiscale per il pagamento dell’Imu da parte del Vaticano, come anticipato proprio da Mazzillo: “È stata avviata una interlocuzione con la Chiesa per pagamento dell’Imu sugli immobili commerciali. C’è l’impegno formale da parte delle autorità ecclesiastiche di definire questa situazione”. L’assessore al Commercio, Adriano Meloni, ha aggiunto che il tema sarebbe stato al centro anche dell’ultimo incontro tra la sindaca Virginia Raggi e Papa Francesco. Parliamo di quasi 300 strutture (secondo gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2014), di cui pochissime pagano le tasse al Comune. Uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 stelle, e anche dello stesso Beppe Grillo, che di recente è tornato alla carica per far pagare le tasse al Papa per i Musei vaticani. Questi non sarebbero certo tra gli edifici eventualmente interessati (non sono neppure di proprietà del Comune), ma il provvedimento potrebbe valere diverse decine di milioni di euro. La trattativa, però, è solo all’inizio.
LE PARTECIPATE NON SI TOCCANO – Intanto il Movimento 5 stelle prova a far quadrare i conti con le risorse a disposizione. Per ricevere i suggerimenti dell’Oref e ottenere il via libera alla manovra è stato aggiornato anche il “Documento Unico di programmazione”, che si presenta ora più dettagliato e chiarisce le strategie della giunta per i prossimi anni. In particolare per quel che riguarda le partecipate, su cui però il M5s non ha cambiato idea: nonostante le perdite, le prescrizioni del Piano di rientro e il parere dei revisori, le municipalizzate non si toccano. Non solo quelle principali come Atac e Ama, ma anche quelle di secondo livello, per cui Ignazio Marino aveva avviato un programma di dismissione che al momento è stato sospeso. Nel Dup si parla solo di “efficientamento” e “razionalizzazione”; in futuro le partecipate potranno anche presentarsi a gare bandite in altre città, per provare a vendere i propri servizi (fino a un massimo del 20%) fuori Roma. Di dismissione, però, non c’è traccia: la messa in vendita delle quote comunali di Aeroporti di Roma non ha avuto seguito, e lo stesso Mazzilo ha smentito categoricamente l’ipotesi di vendita di Farmacap (che era stata rilanciata da alcuni quotidiani). Sulle oltre 30 partecipate e fondazioni di primo e secondo livello bisognerà trovare un’altra soluzione.