Il testimonial principale del video realizzato dal Comune di Castenaso, alle porte di Bologna, per magnificare le politiche di integrazione - filmato nel quale compare anche l’assessore Welfare di comunità e famiglia, Benedetta Renzi, sorella maggiore dell’ex premier Matteo Renzi - è Desmond Newthing, il richiedente asilo nigeriano di 25 anni arrestato per l’omicidio del 76enne Lanfranco Chiarini.

La denuncia è del segretario emiliano della Lega, Gianluca Vinci, che annuncia anche un esposto alla procura della Corte dei Conti per sapere chi abbia pagato per la realizzazione dello spot. Newthing è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso Chiarini con 25 coltellate. Il movente sarebbe passionale: il 76enne è stato assassinato dopo un rapporto sessuale. Gli inquirenti l’hanno definito un «omicidio d’impeto».

Nel video in cui compare a tutto schermo il logo del Comune di Castenaso, i richiedenti asilo, fra i quali l’arrestato, che si presenta con nome e cognome, raccontano il loro impegno per integrarsi. Nel filmato Benedetta Renzi, ricostruisce in un post su Facebook l’esponente della Lega, «spiega come questi immigrati, tra cui anche il presunto assassino Desmond Newthing, siano arrivati nel marzo 2016 a Castenaso e abbiano ricevuto ospitalità e istruzione». Insomma, attacca Vinci, «un presunto assassino usato come testimonial per una propaganda pro accoglienza dei clandestini a spese dei cittadini». Da qui l’esposto «alla procura presso la Corte dei Conti dell’Emilia Romagna perché si faccia chiarezza». In ogni caso, chiosa il segretario regionale del Carroccio, «la vicenda è ben rappresentativa dell’infondatezza e dannosità della propaganda pro immigrazione». Newthing, infatti, era sbarcato a Lampedusa nel 2015 per poi ottenere, fino al giugno 2017, un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Benedetta Renzi si è difesa ricordando come il video, che pure è stato pubblicato anche sul sito del Comune, «sia prontamente scomparso subito dopo il fermo del testimonial». Ma il consigliere comunale leghista di Baricella, Mirko Lazzari, ha fatto in tempo a salvarne una copia facendo scoppiare il caso. (T.M. per liberoquotidiano.it)