Raggi indgataL’atteso avviso di garanzia è arrivato: la sindaca di Roma, Virginia Raggi, è indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Sarà interrogata la prossima settimana dal pubblico ministero Paolo Ielo e dai sostituti titolari dell’inchiesta sulle nomine in Campidoglio. In quella sede dovrà chiarire per qualche motivo abbia mentito all’Anac, l’autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, sostenendo di «aver deciso in piena autonomia», mentre è accertato che sia stato Raffaele Marra, l’ex capo del Personale ora detenuto per corruzione, a predisporre la delibera. Oggi è stato interrogato come testimone l’assessore al Commercio Adriano Meloni.

È stata la stessa sindaca a dare la notizia via Twitter: «Oggi mi è giunto un invito a comparire dalla procura di Roma nell’ambito della vicenda relativa alla nomina di Renato Marra a direttore del dipartimento Turismo che, come è noto, è già stata revocata. Ho informato Beppe Grillo e adempiuto al dovere di informazione previsto dal codice di comportamento del Movimento 5 Stelle». Poi un commento su Facebook: «Sono molto serena, ho completa fiducia nella magistratura, come sempre. Siamo pronti a dare ogni chiarimento».

La difesa del M5S

È il Movimento 5 Stelle nel suo insieme a ostentare tranquillità. «Era nell’aria, ora lasciamo lavorare la magistratura e speriamo di venirne presto fuori» commenta il deputato Stefano Vignaroli. «Siamo coscienti che tutto verrà chiarito - azzarda il capogruppo in Campidoglio Paolo Ferrara -. Non c’è nessun dubbio in merito alla sindaca e la maggioranza va avanti compatta».

Sui social

Tra ironia e rabbia, invece, la reazione degli iscritti. «Ma i pm non hanno chiesto il permesso a Grillo?», twitta Rosalba Carbutti. Per Diana la sindaca «più che un invito a comparire dovrebbe averne uno a scomparire». Non scherza CapitoCome?, che scrive: «È un avvocato e offende l’intelligenza altrui scrivendo “invito a comparire” invece di “avviso di garanzia». E Ferdi sottolinea una questione al centro di uno dei più recenti dibattiti fra i pentastellati: «Con il vecchio codice (del M5S, ndr) Raggi avrebbe dovuto dimettersi... tu chiamale se vuoi... coincidenze». Per Mattia Fadda però la sindaca non deve lasciare, «deve amministrare Roma se sa come farlo». Qualcuno la difende, come Antonio Fasulo: «I partiti, uniti a una stampa filogovernativa, da domani cominceranno ad abbaiare». Stessa linea quella di Tommaso Grappa: «Ora Tg e talk show possono mettere in secondo piano l’inefficienza del governo».

Il Pd: «Basta due pesi e due misure»

Nel Pd muove all’attacco il senatore Stefano Esposito, che a Roma è stato assessore: «Ecco a voi spiegato il perché del nuovo codice etico di comodo presentato da Grillo». Ammonisce il deputato Roberto Speranza: «Non dobbiamo più usare gli avvisi di garanzia per insultarci gli uni con gli altri», ma «i 5 Stelle non abbiano più due pesi e due misure». Voce fuori dal coro quella del presidente della Campania, Vincenzo De Luca: «Fino a quando non c’è sentenza Raggi ha diritto di lavorare», sottolinea. Ma all’assist segue una precisazione al veleno: « Così funziona per le persone civili che non si comportano come fanno i 5 Stelle».

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