L’ossessione (di Matteo Renzi) si chiama voto. Anche senza primarie o senza uno “schema politico” o una nuova visione, dopo la frana del 4 dicembre. Per tornare presto in scena perché, spiegano i suoi, “il tempo gioca a suo sfavore”. Voto, anche giocando al limite col Quirinale. Ecco che, ventiquattr’ore dopo il discorso di Sergio Mattarella, il primo falco renziano che vola sulle urne di giugno è Matteo Orfini, presidente del Pd.

Che in un’intervista al Corriere, nel giorno in cui sui giornali va il discorso del capo dello Stato, dice senza tante diplomazie: “Se riusciamo a far partire la nostra road map si può votare a giugno con una nuova legge. Qualora invece gli altri partiti ci lasciassero soli nel tentativo sincero di cambiarla, dovremmo sperare che il doppio Consultellum sia il più possibile omogeneo. Inevitabilmente si voterebbe con i sistemi indicati dalla Corte costituzionale e non certo per responsabilità del Pd”.

RENZI MATTARELLA large570Significa che, alla ripresa, il Pd farà un giro di incontri, con scarsa convinzione, con le altre forze politiche. Più per dimostrare che ogni sforzo è stato tentato che per cercare un’intesa. Base di partenza, il Mattarellum, legge dall’impianto maggioritario. Se va a vuoto, c’è la legge che verrà partorita dalla sentenza della Corte. Che Orfini spera produca il cosiddetto Consultellum, ovvero un proporzionale molto simile alla prima Repubblica, praticamente la filosofia opposta al Mattarellum.

Proporzionale, maggioritario. L’una o l’altra pari sono, anche se funzionano in modo opposto. Perché l’unico schema è la fretta. Il pressing più che ricerca di interlocutori in Parlamento. La velocità più che il disegno. O meglio, il disegno di potere più che il disegno politico, dove l’ossessione del voto coincide con l’ossessione della stanza dei bottoni - palazzo Chigi – perché “con quel 40 per cento comunque Renzi arriva primo e l’incarico lo danno a lui”: “Tutto – sussurra a microfoni spenti un democrat di rango – è funzionale a far tornare presto in campo Matteo. Non può stare fuori e non può arrivare così alle amministrative di primavera, dove si vota in mille comuni. Se non si vota a giugno si arriva al 2018 e chissà se ci arriva candidato”.

Anche le parole e gli avverbi dell’intervista di Orfini (“inevitabilmente si voterà coi sistemi indicati dalla Corte”) incrociano pericolosamente quelle di Sergio Mattarella. Il quale, nel discorso di fine anno, ha fatto intendere che votare con due sistemi dissimili per Camera e Senato produrrebbe “un alto rischio di ingovernabilità”. E che è necessario uniformare il sistema. Prima o dopo la sentenza della Corte che al momento è imprevedibile e non è detto che produca ciò che il gruppo dirigente del Pd auspica. Dopodiché sarà possibile sciogliere senza indugio se lo chiederanno i partiti, anche a giugno.

L’incrocio pericoloso non è tra Mattarella che non vuole sciogliere e il Pd che chiede lo scioglimento. È tra Mattarella che chiede un sistema ordinato tra le due Camere (prima di sciogliere) e il Pd che invece di rimuovere gli ostacoli che si frappongono a uno svolgimento ordinato del voto procede a strappi. Anche in nome di Mattarella: “Siamo noi – dice Orfini all’HuffPost - il partito pro Mattarella, che vuole fare la legge elettorale. Quelli che citano il Quirinale senza agire in realtà vogliono solo allungare legislatura”. E Lorenzo Guerini, colomba renziana: “L’iniziativa del Pd per un confronto immediato con tutte le forza politiche sulla legge elettorale è il modo più serio e responsabile per raccogliere gli auspici indicati dal presidente della Repubblica”.

Tradotto: il Pd proverà a utilizzare questo paio di settimane per dire che ce l’ha messa tutta per trovare un’intesa come chiesto dal capo dello Stato, ma che purtroppo non tutti hanno avuto lo stesso senso di “responsabilità” e dunque, non resta altra strada che andare al voto con quel che dice la Corte. Anche se nessuno è in grado di dire se dalla Corte uscirà un sistema uniforme tra Camera e Senato o che sistema uscirà. La sensazione è che il vero incrocio pericoloso, col Quirinale, ci sarà allora, se da un lato l’unico schema sarà la fretta e dal Colle si continuerà a chiedere un sistema uniforme.

di   per huffingtonpost.it 

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