Clima alterato e fine delle risorse fossili: è urgente passare all’idrogeno, per l’ambiente, per la pace e per colmare le enormi diseguaglianze. Lo sciopero contro i cambiamenti climatici del 15 marzo scorso, con milioni di persone, specialmente giovani, in piazza in tutto il mondo è stato un ottimo segnale, che la sinistra migliore deve valorizzare e rilanciare. Si stanno osservando due emergenze parallele: i cambiamenti climatici, appunto, e l’esaurirsi delle risorse fossili. 

È urgente che le forze più responsabili diano delle risposte forti, anche e soprattutto per evitare che la situazione evolva nella terza guerra mondiale.

Dai Dati di “ENI Oil and gas review 2018” si ricava una situazione molto grave in termini di limitatezza delle risorse fossili (49 anni per il petrolio, 53 per il gas), molto squilibrata tra paesi ricchi e paesi poveri, di lentezza nel passaggio alle energie rinnovabili. Mentre da altre fonti informative si ricavano i danni, probabilmente irreversibili, sulle alterazioni climatiche, che ricadranno prevalentemente sui paesi più poveri.

È quindi urgente, a partire dai paesi più ricchi – tecnologicamente più avanzati e maggiormente responsabili dei cambiamenti climatici, a causa dei consumi storici quasi esclusivi di combustibili fossili – avviare una mastodontica riconversione dell’economia verso l’idrogeno, sia nella generazione di energia elettrica che nella mobilità di persone e merci. Idrogeno da ottenere per elettrolisi dell’acqua di mare con energie rinnovabili (eolico, fotovoltaico), secondo la ratio generale: quando c’è tanto sole e tanto vento, si va a sole e a vento, quando non c’è sole e vento, si brucia idrogeno in centrali elettriche tradizionali (consapevoli che l’idrogeno ha emissioni zero e che è tre volte più calorifico del metano). Mentre per la mobilità si possono realizzare auto, autobus, camion, treni, navi a idrogeno.

Purtroppo le attuali fonti rinnovabili conosciute non sono in grado di sostituire neanche alla lontana la quantità di energia prodotta dal petrolio. Inoltre, come già specificato da altri su questo giornale, l’idrogeno non è una fonte primaria di energia ma solo un vettore, utile quindi solo per il trasporto e immagazzinamento di questa. Basta farsi due calcoli bruti per capire la questione: un barile di petrolio è in grado di generare circa 1,67 Megawatt di energia, solo in italia se si consumano 1.283.000 barili di petrolio al giorno il che significa che si arriva a consumare in un anno (solo in italia) con il solo petrolio più di 2 milioni di Megawatt di energia, cioè molto di più della somma di energia installata in tutti gli stabilimenti ad energia rinnovabile del mondo. Pertanto, ad oggi, non è possibile immaginare un mondo o una soluzione con i consumi attuali di energia da fonti fossili sostituiti da fonti rinnovabili.

Se non con il modello “distribuito” capillarmente, che qui sinteticamente si illustra.

“È chiaro tuttavia che occorre produrre molto idrogeno, e produrlo con energie rinnovabili. Una certa dose di “gigantismo” nella produzione di idrogeno sarà probabilmente necessaria, ma potranno accollarsela gli Stati, le regioni, consorzi di cooperative, ecc, senza regalare business e potere alle multinazionali dell’energia.

Dopo la fase dell’avviamento del sistema, anche piccoli produttori di idrogeno potranno entrare in pista con piccoli impianti di elettrolisi: il prototipo – a mò di esempio - potrebbe essere un comune distributore (come quelli attuali di benzina) che con una pala eolica o con i pannelli solari produce, stocca e distribuisce idrogeno a veicoli e a una piccola rete di distribuzione per le abitazioni. Meglio se a prezzo di costo, una volta ammortizzati gli impianti.

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dall'articolo di  per lacittafutura.it 

Commenti   

0 #1 Assodibriscola 2019-04-21 05:26
È assurdo sbandierare la terza guerra mondiale, ma se no hanno altri argomenti....
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