GRILLO RAGGI Visto che ogni giorno un titolo di prima pagina o un titolo di Tg è dedicato al sindaco di Roma Virginia Raggi, ne parlo pure io, che sono titolato a farlo essendo cittadino elettore di Roma. A quanto sembra la Raggi è una emergenza nazionale, e forse internazionale, visto lo spazio dedicatole che non ha paragone rispetto ai suoi predecessori. Figurarsi ora che ha problemi con la giustizia, avendo ricevuto un invito a comparire davanti alla procura di Roma che indaga su di lei per il famoso caso di Raffaele Marra (per la nomina dirigenziale di suo fratello Renato).

Le ipotesi di reato da cui deve difendersi sarebbero falso ideologico e abuso di ufficio. Per circa 6 mesi secondo i cronisti di giudiziaria la Raggi era indagata a prescindere -pur non essendolo- e la procura ogni giorno stava per intervenire. Ora che effettivamente lo è c’è chi pubblica altre voci, come quella di un possibile suo arresto, che invece è impossibile non avendo alcun fondamento giuridico: per una delle due ipotesi di reato non è previsto, e per l’altra si può arrestare solo in flagranza.

Se un marziano avesse seguito gli avvenimenti del comune di Roma leggendo le rassegne stampa, si sarebbe convinto che la guida della città eterna fosse nelle mani di un Al Capone in gonnella, una criminale incallita inseguita dalle polizie planetarie. Sembra che il comune di Roma sia il centro dell’universo, e che lì accadano fatti decisivi per le sorti dell’umanità. Come spiegare altrimenti i mille titoli di apertura di giornali e tg sulle guerre fra la Raggi e Roberta Lombardi, Paola Taverna o qualche altro carneade a 5 stelle? Guerra terribile, che merita titoloni più di quel che avviene ad Aleppo o Tripoli.

Da cittadino di Roma posso dire che provo una certa delusione per questi primi mesi di governo del Movimento 5 stelle e del sindaco Raggi. E’ una delusione abbastanza diffusa chiacchierando in giro per la città. Ci si aspettava di più da lei e dai suoi compagni: un vero cambio di passo rispetto al passato, che fin qui proprio non c’è stato. C’è l’attenuante della inesperienza, c’è la complessità della situazione trovata. Ma ci sono limiti evidenti. Ho letto interviste della Raggi in cui racconta di stare ore ed ore in comune, di avere dormito lì una notte e di uscire solo a tarda sera. E mi chiedo: che fa quelle lunghe ore chiusa dentro il Comune? Gioca a carte? Litiga? Si diverte con le chat, qualcuna anche pericolosa? Esplora le cantine in cerca di qualche reperto archeologico? Perché se fa altro, bisogna dire che questo gran lavoro in città non si coglie proprio. Saranno sempre tutti in riunione, e in effetti non si riesce mai a parlare con nessuno, nemmeno con il portavoce della sindaca che è anche lui presissimo da queste grandi discussioni assai improduttive.

Sono andato a leggermi una ad una tutte le delibere e le ordinanze della sindaca di Roma e della sua giunta. A parte piccole e trascurabili cose, ancora adesso i tre quarti delle decisioni prese sono su nomina di personale, compreso quello di staff che sembra non bastare mai. Allora, di che si parla in quelle riunioni, di che si è parlato al comune di Roma in questi mesi? Quasi sempre di questioni personali o interne al Movimento 5 stelle. Che- per carità- saranno importantissime, ma se la Raggi fosse stata votata solo dagli iscritti al M5s a cui dedica quasi tutto il suo tempo, non sarebbe mai diventata sindaca, e avrebbe preso meno voti di Stefano Fassina e Alfio Marchini.

Un po’ più di attenzione e di rispetto nei confronti degli elettori di Roma che sono più importanti del M5s e dei grandi o piccoli cerchi interni, non avrebbe guastato fin qui. Questo è il fianco scoperto della Raggi, e fossi in Beppe Grillo invece di codici e codicilli di condotta, invece di fare la balia ai maldipancia interni a questo o quel leaderino, darei alla sindaca di Roma una bella sveglia: forza, muoviti, fai qualcosa per chi ti ha votato. Ma dopo avere detto quello, la difenderei dagli attacchi quotidiani senza se e senza ma, anche avesse fatto qualche sciocchezza (che ha fatto) nel caso Marra, anche se quella sciocchezza dovesse avere strascichi giudiziari.

E’ mai possibile che gli unici che non contano nulla in Italia siano gli elettori? Se loro scelgono un sindaco, un presidente della Regione, un primo ministro, un deputato, un senatore, perché mai è sempre qualcun altro a decidere che quello non deve stare più lì dove è? E perché mai un avviso di garanzia, e un procedimento giudiziario dovrebbe essere più decisivo della volontà degli elettori? Dovrebbero essere loro- non altri- a revocare un mandato che hanno dato, a giudicare se la scelta fatta è stata un errore o meno. Invece anche nel caso Raggi il rischio è che la volontà popolare sia sacrificata a vicende giudiziarie molto spintanee e onestamente anche di scarso conto.

E’ accaduto fra il 2008 e il 2011- so che il paragone farà inorridire i militanti grillini- a Silvio Berlusconi, ma è accaduto anche in tanti altri casi di amministratori locali, come quello clamoroso del leghista Roberto Cota che ha perso la guida della Regione Piemonte per un’indagine sull’ acquisto di un paio di mutande verdi che solo dopo si è scoperto non avere alcuna rilevanza giudiziaria. Con loro come con la Raggi non è in gioco il destino di una singola persona o di un gruppo di cui potrebbe fregare assai poco. Ma la libertà di tutti e il cuore della democrazia. In Italia il potere è in mano a poche élite, che hanno i rapporti internazionali che contano, le imprese che sono decisive, la guida della banche, la scelta di alcuni rappresentanti politici di comodo, gli agganci giusti all’interno della magistratura, la proprietà di importanti mezzi di comunicazione. In Italia il potere è oligarchico, non democratico. C’è anche chi in politica può avere il favore popolare, ma poi deve avere il “visto si passi” di quella oligarchia.

Quando all’interno del M5s si capì che forse avrebbero conquistato Roma molti esponenti dissero fra il serio e faceto: “ci scateneranno addosso di tutto, non ce lo lasceranno fare”. E’ stato così. La Raggi non era accettata da chi ha le leve del potere a Roma e in Italia. Non ha goduto nemmeno di qualche giorno di luna di miele, e ogni prudente attesa è stata messa da parte appena ha pronunciato il suo no alle Olimpiadi di Roma, così come aveva promesso in campagna elettorale. Da quel momento bisognava scalzarla di lì con le buone o con le cattive. La profezia iniziale era giusta, e quel che abbiamo visto in questi mesi è tempesta artificiale, che travalica e non di poco i limiti personali della Raggi e dei suoi collaboratori. Tutto viene utilizzato per farla fuori, perfino i malumori interni o le battute dei qualche suo compagno di movimento. Così sciocchezze, imprudenze e conseguenze di una certa supponenza della Raggi si sono trasformate nei reati e nell’inchiesta del secolo perché lei non ha quel lasciapassare dell’oligarchia che conta.

Chi dentro e fuori il M5s rumoreggia sulla Raggi non si rende conto che la vera battaglia di libertà per tutti è non consentire che venga usata questa banale vicenda giudiziaria per farla dimettere. Lei deve restare al suo posto finché non ci sia una condanna definitiva per reati che comunque sono bagatellari rispetto a quel che abbiamo visto in tanti altri casi: in fondo l’accusa che le rivolgono è di avere scelto testardamente un collaboratore sbagliato, poi arrestato per reati commessi anni e anni fa, di avere bloccato la candidatura naturale a capo dei vigili del fratello di questo collaboratore, dirottandolo ad altro incarico per compensare la privazione, e di avere detto che tutto questo l’aveva deciso lei forse mentendo perché invece era stato suggerito da quel suo collaboratore. Non mi sembra questo gran reato.

Quindi se mollerete la Raggi per queste bagatelle cari Grillo e M5s, senza capirlo scriverete la vostra fine politica, perché quel che è accaduto a Roma accadrà a voi e a chiunque sia sgradito alle elite locali e nazionali in mille altri casi. Accettando questa logica renderete evidente a tutti che la democrazia è solo un gioco. E come ogni gioco, vale solo se dura poco…

 

articolo del 31 gennaio 2017 di Franco Bechis da limbeccata.it 

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