Sul fatto che fosse un grande giornalista abbiamo molti dubbi; sul fatto che fosse stato sempre antifascista ,ancora di più.Sia chiaro che ci dispiace, come per ogni altro, la dipartita di un altro essere umano. Porgiamo quindi le condoglianze alla famiglia tutta. Ma la cosa che più mi ha incuriosito è che sembra che Biagi Ragioner Enzo sia nato dopo il 1945. Nessun giornale ci ha detto che cosa facesse prima. Un documento del Minculpop (Ministero della Cultura Popolare Fascista) del 20.01.1944 estrapolato anche dal “Domenicale”, ci fa sapere che il sig «Biagi rag. Enzo» (testualmente così indicato), si vantava di essere stato balilla, avanguardista, membro della Gioventù italiana del littorio, membro del Gruppo universitario fascista, che aveva vergato con i suoi articoli la rivista “L’assalto”, che vinse i premi Prelittorali, che suo zio aveva fatto la marcia su Roma, che suo cugino fu un viceministro delle Corporazioni. Di questo si vantava il Biagi.
Forse era fin troppo “modesto” per non ricordare che il Minculpop aveva inviato 70mila e 500 lire ai giornalisti del Resto del Carlino «sfollati o dissestati» da incursioni nemiche (gli Alleati) e che al Biagi Rag. Enzo furono date ben 3mila lire di allora. Che lui non mi pare abbia rifiutato. Parliamo del 1944, anno,se non erriamo, della crimonogena Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. Biagi rimase ,fino alla tarda primavera del ’44, a svolgere critica cinematografica. Solo successivamente aderì all’ideale antifascista. Quando forse anche le pietre avevano capito che il destino per i fascisti era segnato. In un’ intervista concessa a Luciano Nigro per i suoi 80 anni e pubblicata sull’edizione bolognese di Repubblica, Enzo Biagi racconta che «Giorgio Pini, cognato di un mio zio che si chiamava come me, incontrò Mussolini alla vigilia del gran consiglio che lo destituì», cioè poco prima del 24 luglio 1943. Nigro interviene: «Lei in quei giorni scelse i partigiani». Biagi risponde :«E mi trovai con gente di ogni classe…». Però la verità è che ,in virtù della parentela con il cugino Bruno Biagi – autorevole esponente fascista, deputato dal ’34, presidente della Commissione industria della Camera dei fasci e dell’Istituto nazionale fascista della previdenza sociale, poi sottosegretario alle Corporazioni – Enzo Marco (pseudonimo di Biagi per una parte della sua vita) scriveva a 17 anni sull’”Avvenire d’Italia” e su “L’Assalto”, «organo della federazione dei fasci di combattimento di Bologna», poi su “Il Resto del Carlino”, dove divenne professionista nel giugno del ’42, quotidiano non distante in alcun modo dal fascismo. Indovinate da chi era diretto il “Resto dal Carlino”? Si proprio da Giorgio Pini sin dal 16.09.1943. Biagi scrisse anche su “Primato”, la rivista di Giuseppe Bottai, il ministro che firmò le leggi razziali, che Biagi «ha sempre stimato» e nei confronti del quale ha pubblicamente tributato il proprio «dovere di gratitudine» (Enzo Biagi, “Ma che tempi”, Rizzoli, Milano 1998, p. 43); non solo, Bottai, per Biagi Ragioner Enzo, era una di quelle «camicie nere ma teste libere»!! (Id., “Scusate, dimenticavo, BUR”, Milano 1997, p. 12). Per Biagi “L’Assalto” era il «giornale della federazione fascista, dove poi ognuno scriveva quello che voleva» (Id., “Ero partito da Bologna piangendo”, in Bologna incontri, XIII, 5, maggio 1982, p. 6). Forse Biagi dimentica che questo giornale fu uno dei più acerrimi assertori delle leggi razziali. Ricordiamo che questo quotidiano arrivò a chiedere un’«opera di purificazione indispensabile specialmente nelle maggiori città dell’Italia settentrionale e centrale (Roma, dove ci sono ancora troppi ebrei, compresa)» (23 agosto 1941). Biagi Ragionier Enzo, pur sapendo e leggendo tutto ciò, continuava indefesso ad occuparsi di critica cinematografica arrivando persino ad elogiare il film Süss, l’ebreo, film la cui visione Himmler impose alla Wehrmacht e alle SS in partenza per le campagne di sterminio in Europa Orientale. Queste le sue parole: «un cinema di propaganda. Ma una propaganda che non esclude l’arte – che è posta al servizio dell’idea». Non contento ribadiva che questo film «ricorda certe vecchie efficaci e morali produzioni imperniate sul contrasto tra il buono e il cattivo […], trascina il pubblico all’entusiasmo» e che l’«ebreo Süss è posto a indicare una mentalità, un sistema e una morale: va oltre il limite del particolare, per assumere il valore di simbolo, per esprimere le caratteristiche inconfutabili di una totalità. Poiché l’opera è umana e razionale incontra l’approvazione: e raggiunge lo scopo: molta gente apprende che cosa è l’ebraismo, e ne capisce i moventi della battaglia che lo combatte» (4 ottobre 1941).
Thanks a L’Avvocato Del Diavolo
Nessuna meraviglia, come tutti gli opportunisti, e Biagi lo era, eccome se lo era, non appena è diventato chiaro come sarebbe finita, all’ultimo momento si è affrettato a salire sul carro dei vincitori.
Come bisogna riconoscere che non gli mancava davvero la faccia tosta per impartire “lezioni di antifascismo”.
Io mi domando e vi domando: “ chissà perché tutti questi ex fascisti da Biagi a Eugenio Scalfari sino a Bocca e Dario Fo ecc. ecc. sono tutti andati a sinistra e non ne è rimasto nemmeno uno a destra”?
post tratto da
http://aurora86.ilcannocchiale.it/post/1678567.html
da: sarcastycon.wordpress.com del 11/11/2007