evasione fiscaleLa direttrice Orlandi, il ministro dell'Economia Padoan e il premier Gentiloni hanno rivendicato risultati "senza precedenti". Ma rispetto al 2015 è salita dal 68 al 72% la quota che il fisco ha incassato non grazie ai controlli, ma semplicemente perché i contribuenti che avevano fatto errori o dimenticato qualcosa nella dichiarazione dei redditi hanno saldato il dovuto.
Secondo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan quei numeri sono la prova che il governo “non strizza l’occhio agli evasori ma alle aziende e ai contribuenti onesti, aiuta ad adempiere, a non sbagliare e a correggere gli errori, senza approcci inutilmente punitivi“. Mentre il premier Paolo Gentiloni parla di “risultati importanti, senza precedenti”. La realtà, però, è che i 19 miliardi di euro – “un nuovo record” – che il titolare del Tesoro e il direttore delle Entrate Rossella Orlandi hanno rivendicato giovedì come risultato della lotta all’evasione condotta nel 2016 sono per la maggior parte frutto di versamenti spontanei dei contribuenti. Vale a dire soldi pagati di propria volontà da persone o società che avevano fatto errori o dimenticato qualcosa nella dichiarazione dei redditi.

Occorre poi tenere presente che l’evasione ammonta ogni anno a circa 110 miliardi di euro, per cui la cifra recuperata resta una goccia nel mare. Non solo: nel 2015 il recupero si era fermato a quota 14,5 miliardi, di cui oltre 10 da versamenti spontanei. Calcolatrice alla mano, significa che tra 2015 e 2016 la percentuale di somme evase incassate non grazie all’azione degli ispettori del fisco ma per la “buona volontà” dei contribuenti non è calata, ma al contrario è salita dal 68 al 72%.

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