Bersani PDApprovato documento della maggioranza. Orlando, in disaccordo, non vota. Renzi: "Dopo il 4 dicembre le lancette della politica sono tornate indietro". Bersani: "Scissione? Vedremo". Emiliano: "Necessaria mia candidatura a segreteria". Un'assemblea subito (tra sabato e domenica) per dare l'avvio al congresso del Pd. È questa la conclusione a cui è arrivata, in serata, la direzione del Partito democratico, che ha approvato l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza. A favore hanno votato in 107, 12 i contrari e 5 gli astenuti. Via libera, quindi, alla linea del segretario, Matteo Renzi.

Mozioni opposte. Il presidente Matteo Orfini, al termine della riunione, ha deciso di mettere ai voti solo il documento di maggioranza e considerare precluso quello presentato dalla minoranza, che aveva richieste opposte: da un lato c'era un ordine del giorno firmato da esponenti di tutte le correnti di maggioranza (renziani, Areadem, giovani turchi, Sinistra è cambiamento) per invitare "il presidente dell'assemblea nazionale a convocare l'assemblea per l'avvio dell'iter congressuale auspicando la definizione di regole analoghe a quelle utilizzate per lo svolgimento del congresso del 2013". A firmare l'odg Mirabelli (Areadem), Ermini e Marcucci (renziani), Paris (giovani turchi), Campana (area di Maurizio Martina).

Dall'altro la mozione della minoranza che chiedeva di "sostenere il governo Gentiloni fino a scadenza naturale mandato", la "convocazione di un congresso in tempi tali da garantire il coinvolgimento della nostra comunità con una discussione larga e approfondita", e anteporre una conferenza programmatica "alla fase finale della scelta della leadership da svolgersi fra i mesi di ottobre e novembre 2017".

"Non capisco perche non hanno fatto votare quel testo, la conclusione complica un pò le cose rispetto al buon dibattito. Mi dispiace, è stata fatta una forzatura e a furia di forzature non vorrei ci trovassimo ancora di più in difficoltà", ha commentato Roberto Speranza.

Ciclo chiuso. "Si chiude un ciclo alla guida del Pd", ha detto l'ex premier nella riunione convocata in via Alibert a Roma, lasciando capire che si dimetterà per anticipare il congresso. Che si terrà con le "stesse regole dell'ultima volta", ossia nel 2013, quando Gianni Cuperlo sfidò l'ex premier e l'assise si concluse in due mesi e mezzo. E nella replica, dopo una lunga serie di interventi, ha affermato: "Ho fiducia nella nostra gente. Penso che un punto vada messo: non io, non noi, ma l'assemblea che è sovrana...Va bene tutto ciò che serve per creare un clima per sentirsi a casa, ma quando si ha paura di confrontarsi con la propria gente con le modalità dell'ultimo congresso io credo che l'ennesimo passo indietro non sarebbe capito neanche dai nostri. Andiamo al congresso con il sorriso sulle labbra, così saremo un partito ancora più democratico, se altri vogliono farsi governare da un algoritmo è un problema loro".

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna