Renzi boss PD Mafia CapitaleIl segretario pronto a dimettersi domenica lasciando i dem a Orfini fino alla fine della fase congressuale Ma accusa: “Non si può fare scissione su tempi”. Emiliano-Rossi-Speranza rispondono con nota congiunta. “È inspiegabile far parte di un partito che si chiama democratico e aver paura della democrazia“. “E’ stato sancita la trasformazione del Partito Democratico nel Partito di Renzi, un partito personale e leaderistico che stravolge l’impianto identitario del Pd e il suo pluralismo”. C’è chi porta avanti le ultime trattative, ma a giudicare dalle parole del segretario Matteo Renzi e dei leader della minoranza del partito – Roberto Speranza, Michele Emiliano, Enrico Rossi – sono rimasti tentativi disperati. Le due anime del Pd si parlano, ma non si ascoltano più. Renzi dice che queste cose non interessano molto ai cittadini, ma intanto accelera fissando l’appuntamento con i sostenitori della sua mozione già al 10 marzo al Lingotto di Torino. Speranza, Emiliano e Rossi dall’altra parte annunciano che si incontreranno a Roma sabato, il giorno prima dell’assemblea che dovrebbe dare via al congresso “con l’obiettivo di costruire un’azione politica comune, per rivolgere un appello a tutti i nostri militanti ed attivisti e per impedire una deriva dagli sviluppi irreparabili”.

Renzi rilancia le tesi pronunciate durante la direzione Pd, considerata “deludente” dalle minoranze e chiama a raccolta gli iscritti, per ora non del Pd ma della sua newsletter. Spiega che il congresso è la risposta al “ricatto morale” della “scissione”. “Non è la prima volta che alcuni compagni di partito cercano ogni pretesto per alimentare tensioni interne – scrive nella sua newsletter – E io non voglio dare alcun pretesto, davvero. Voglio togliere ogni alibi”. Il centro del ragionamento del segretario è che “se uno ha idee diverse, ha il dovere di proporle”. Ribadisce, dopo che l’aveva già detto in direzione, che il verbo che lui usa per il congresso è “venite”, non “andatevene”: “Portate idee, portate sogni, portate critiche. Venite, partecipate. È inspiegabile far parte di un partito che si chiama democratico e aver paura della democrazia”. Il congresso, insiste, non è “scontro sulle poltrone” ma “confronto di idee”. Nel frattempo si domanda “cosa può apprezzare un cittadino del dibattito di queste ore nel Pd? E mi rispondo: nulla, o quasi. Stamattina ne parlavo in stazione con un nostro simpatizzante che mi confermava: A segreta’, non ce stamo a capi’ nulla”. Eppure, nel frattempo, è lui che dà le carte per rimanere dove sta, al comando del partito.

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dall'articolo di F. Q. per ilfattoquotidiano.it

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