Scissione Pd«A quanto è la scissione? Cinquanta a cinquanta», confida Pier Luigi Bersani a un amico. Davide Zoggia, pasdaràn della minoranza, le dà persino più chance: «Settanta a trenta». Anche per una ragione terra-terra, ma che ha la sua forza persuasiva: se, come probabile, si voterà con l’Italicum modificato dalla Consulta, cioè di fatto un proporzionale, con il 5% riesci a eleggere una ventina di deputati. «Con il 10% arrivi a 50», calcola un deputato. Probabilmente più di quelli che Matteo Renzi garantirebbe all’attuale minoranza. Certo, non è solo un problema di seggi. Secondo Gianni Cuperlo, impegnato a evitare la rottura, c’è una «disistima reciproca» tra quelli che ormai sono due partiti nel partito. «Non sopportano Renzi, lo hanno sempre considerato un usurpatore», scuote la testa David Ermini.

In questo contesto - e sotto lo sguardo interessato di Silvio Berlusconi, convinto che Michele Emiliano possa davvero battere Renzi e conquistare la guida del Pd - si consuma l’ultima lite: la data del congresso. Un dettaglio. Ma, come nei divorzi, si rompe su piccole cose. Spiegava ieri Bersani, fermandosi alla Camera con i giornalisti: «Andate a contare quanti mesi passarono prima del congresso quando si dimise Franceschini o Bersani: sei, sette mesi. Per dare il tempo ai candidati di farsi conoscere, di preparare una piattaforma... non è che il giorno dopo facciamo un congresso». Perché allora significa che «non c’è nessuna intenzione di aprire una discussione». Subito dopo è lo stesso Bersani, però, ad ammettere che non è solo un problema di date: «Io voglio bene a questo partito finché è il Pd. Quando diventa il Pdr (il Partito di Renzi, n.d.r.) non gli voglio più bene. Ma lo vediamo lo stato del partito? Qualcuno può dire che è migliorato? No, è peggiorato. E poi non si può stressare così il Paese». Quindi è pronto a fare la scissione? «La scissione c’è stata: Abbiamo perso per strada un sacco di gente». Poi, pur senza nominarli, lancia un appello a Dario Franceschini e ad Andrea Orlando: «Io spero che in questi due o tre giorni chi ha più buon senso ce lo metta. Spero che quelli che sono stati con Renzi riflettano, perché qui il problema si sta facendo molto serio. Siamo a un bivio. C’è un pezzo del nostro mondo che non ci sta più». Quanto a domenica, «non so se andrò all’assemblea».

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dall'articolo di  liberoquotidiano.it   

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