CETAFuori, le proteste degli attivisti. Dentro la votazione finale degli eurodeputati che nei fatti dà il via libera all’entrata in vigore (seppur in forma provvisoria) del Ceta, il “Comprehnsive Economic and Trade Agreement” che stabilisce le regole per l’accordo di libero scambio tra l’Ue e il Canada. Il Parlamento di Strasburgo ha acceso la luce verde del suo semaforo con 408 voti a favore (Popolari, Liberali, Conservatori e Socialisti-Democratici) e 254 contrari (Verdi, Sinistra, l’Enf di Lega e Le Pen, l’Efdd di Farage e M5S, ma anche alcuni socialisti: oltre ai francesi, tra gli eurodeputati del Pd ha votato contro Daniel Viotti). Ora è atteso un voto analogo nel parlamento canadese per l’entrata in vigore. (segue Video)

(Video degli 11 attivisti di Greenpeace entrati in azione questa mattina nelle acque che circondano il Parlamento Europeo a Strasburgo; qui l'articolo)

Le reazioni  

L’accordo - frutto di negoziati iniziati nel 2009 - era stato firmato il 30 ottobre scorso a Bruxelles dopo alcune settimane in cui era rimasto in bilico, tenuto in scacco dal veto del parlamento della Vallonia. La regione del Belgio aveva infatti ingaggiato una battaglia contro alcuni punti dell’accordo, costringendo il premier canadese Justin Trudeau a rimandare la sua visita a Bruxelles per la firma. Poi i belgi si sono convinti e oggi è arrivato il via libera definitivo di Bruxelles che per Jean-Claude Juncker «attesta la natura democratica della Ue». Per il presidente della Commissione Europea «le imprese e i cittadini dell’Ue inizieranno a raccogliere i benefici che l’accordo offre». Ma per i suoi oppositori, tra cui gli eurodeputati Cinque Stelle, è «un colpo di Stato silenzioso» che ha «condannato i cittadini europei, eroso la sovranità e pugnalato al cuore la democrazia». Per il capogruppo del Ppe all’Europarlamento, Manfred Weber, questo accordo è invece una risposta al neo-protezionismo americano: «Trump costruisce muri, noi ponti» ha detto il tedesco. 

Adesso serve la ratifica degli Stati  

Ma l’entrata in vigore del Ceta, prevista per aprile dopo il voto del parlamento canadese, sarà solo in via provvisoria. Per trasformarlo in accordo definitivo servirà la ratifica di tutti i 28 parlamenti nazionali e di quelli regionali che hanno potere in questi casi (per esempio in Belgio), un totale di 38 assemblee. Ancora non è chiaro cosa potrebbe succedere nel caso in cui una sola di queste si rifiutasse di ratificarlo e le probabilità che qualche Stato - o regione - metta i bastoni nelle ruote del Ceta sono piuttosto alte, anche perché alcuni Paesi (l’Olanda lo ha fatto con l’accordo con l’Ucraina) potrebbero prima sottoporre la questione ai cittadini con un referendum. Un tipo di consultazione che, visti gli ultimi precedenti, fa tremare Bruxelles.

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Articolo di Marco Bresolin  per lastampa.it 

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