Sterpaglie al posto eliportoPer le opere stanziati 15 milioni. Ma i lavori saranno assegnati senza gara per guadagnare tempo. Renzi promise: “Faremo il necessario”. Primo cittadino: “Da 6 mesi chiedo attenzioni, resto ottimista”. Lì dove atterreranno i grandi del mondo per adesso ci sono sterpaglie, calcinacci, qualche rifiuto, di tanto in tanto qualche gregge di pecore. La strada che percorreranno i ministri delle sette nazioni più ricche del pianeta, invece, è strettissima, piena di buche, con erba e terreno che qua e là invadono le carreggiate. Queste le istantanee che arrivano da Taormina, la città in provincia di Messina scelta in pompa magna dall’ex premier Matteo Renzi per ospitare il prossimo G7 del 26 e 27 maggio.

“Dovevamo farlo a casa mia, a Firenze, ma dopo che qualcuno in Europa ha detto che la Sicilia era soprattutto terra di mafia ho deciso di farlo qui, per dimostrare i valori di civiltà che abbiamo in questa terra”, diceva ormai l’ex presidente del consiglio nei vari comizi organizzati in giro per la Sicilia.

Una storiella, quella di Taormina scelta per replicare a chi parlava solo di mafia, che tra Palermo, Messina e Catania in tanti hanno ascoltato nelle molteplici trasferte di Renzi sull’isola. Erano i tempi della campagna elettorale per il referendum e l’ex premier aveva posto la sua seconda residenza nella Regione più a Sud d’Italia, indicata come decisiva per gli esiti della consultazione referendaria. “Ci sono dei denari in legge di stabilità e naturalmente le opere poi resteranno qui. Non è che se fai una strada poi la togli: le infrastrutture, l’eliporto, faremo tutto quello che serve”, prometteva Renzi presentando il simbolo del G7 a pochi giorni da quel fatidico 4 dicembre. Come non detto, però. Perché perso il referendum – con una valanga di No arrivati dalla Sicilia e dal Mezzogiorno – e abbandonato Palazzo Chigi, il segretario del Pd sembra aver completamente dimenticato l’evento programmato nella città jonica.

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dall'articolo di Giuseppe Pipitone per ilfattoquotidiano.it

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