Monti marioLa Procura della Corte dei Conti del Lazio ha contestato alla banca americana Morgan Stanley e al ministero dell'Economia un danno erariale di oltre 4,1 miliardi di euro.  È quanto ha rimarcato il procuratore regionale Donata Cabras nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Si tratta di una vicenda che il Giornale ha messo in evidenza la scorsa estate allorquando il bilancio dell'istituto statunitense mise in rilievo la richiesta risarcitoria di circa 3 miliardi di euro (2,8 miliardi per la precisione). Gli altri 1,3 miliardi sono, infatti, stati contestati a Via XX Settembre non solo per aver sottoscritto strumenti «non idonei ad attuare le strategie finanziarie» dichiarate, cioè la copertura da un eventuale incremento dei tassi di interesse, ma per averli stipulati con una controparte in conflitto di interessi essendo Morgan Stanley un operatore specialista nel collocamento dei titoli di Stato.

Per spiegare ancor meglio è opportuno ricordare che un contratto derivato è uno scambio di flussi finanziari relativi a un determinato bene chiamato «nozionale». Nel caso del Tesoro il nozionale sono i Btp e i flussi sono relativi ai tassi di interesse. Operazione finanziaria più che legittima e che i più grandi operatori effettuano: un'assicurazione contro il rialzo dei tassi.

Il guaio è che il ministero dell'Economia non ha sottoscritto solo derivati sui tassi di interesse, ma anche pericolosissime swaption, ossia contratti in ci la controparte può scegliere a un determinato istante di entrare in gioco o no. Perché lo ha fatto? Questi contratti davano flussi immediati in entrata (47 milioni scrive la Corte dei Conti), ma si sono rivelati costosi perché contenevano un additional termination event, cioè una clausola di risoluzione anticipata. Quella che tra fine 2011 e inizio 2012 Morgan Stanley ha fatto valere incassando oltre 1,3 miliardi. Il governo Monti, in carica in quel periodo, avrebbe dovuto «astenersi dallo stipulare altri contratti» rinegoziando i precedenti, hanno sottolineato i magistrati. Quella non era una copertura assicurativa, ma una speculazione finanziaria tanto più che il Tesoro non aveva inserito nei contratti una garanzia ulteriore che gli avrebbe consentito di non pagare cash, ma «sbolognando» Btp.

 dall'articolo di     per ilgiornale.it

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