L’avvertimento era arrivato sabato 5 ottobre. Durante la convention annuale dell’Akp, il suo leader, e presidente turco, Recep Tayyp Erdogan non aveva usato giri di parole: «Condurremo un’operazione aerea e sul terreno» ad Est del fiume Eufrate, nel nord della Siria. Una dichiarazione che aveva subito scosso le Ypg, le milizie curde di protezione popolare che erano state decisive nella lotta all’Isis. Lunedì 7 ottobre l’annuncio del ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria ha dato il formale semaforo verde all’operazione della Turchia in territorio curdo, nella zona controllata dalle Ypg. «Siamo pronti a entrare in Siria in qualsiasi momento», ha annunciato il presidente turco che da anni, soprattutto a seguito dello scoppiare del conflitto in Siria, cerca di arginare la creazione di uno stato curdo indipendente ai confini con la Turchia.

 

«Dopo la telefonata di ieri (ndr 6 ottobre) con il presidente americano Trump il ritiro americano è passato dalle parole ai fatti. Ho detto a Trump chiaramente che siamo pronti a entrare in Siria in qualsiasi momento», ha detto Erdogan.

Il presidente turco non ha quindi perso tempo e poche ore dopo l’annuncio americano ha sferrato un raid aereo contro le Forze democratiche siriane nei pressi di al-Malikiyah, nel governatorato di al-Hasakah, nell’estremo nord-est della Siria, vicino al confine con l’Iraq.

Ansa/Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante il suo discorso alle Nazioni Unite per l’Assemblea generale dell’Onu, 24 settembre 2019

Il ritiro americano: un apripista ad Erdogan

Con una nota, la Casa Bianca ha annunciato che «le forze statunitensi non sosterranno né saranno coinvolte nell’operazione e le truppe Usa, che hanno sconfitto il califfato territoriale dello Stato islamico, non saranno più nelle immediate vicinanze». Così, in poche righe, Washington ha fatto sapere che non continuerà a sostenere gli alleati curdi, pilastro fondamentale della lotta degli Usa contro lo Stato Islamico.

Le milizie Ypd/Ypg, membro principale delle Forze democratiche siriane (Sdf), la coalizione guidata dagli Stati Uniti nella lotta a Daesh, sono state strumentali nella sconfitta del gruppo jihadista. Le parole di Trump, che su Twitter ha avallato il ritiro, sono di fatto un apripista al piano del presidente turco che da anni conduce una lotta domestica, e fuori dai confini turchi, contro la minoranza curda.

di Cristin Cappelletti per https://www-open-online