NanniciniLa nuova carta che Matteo Renzi vuole usare per riconquistare l'elettorato (di sinistra e grillino) che lo ha mollato si chiama "lavoro di cittadinanza". In un colloquio con il Messaggero, l'ex premier spiega quali sono i frutti della sua fuga in California nei giorni in cui il Pd si è spaccato: "Fermare la tecnologia è assurdo, ma è tempo di affrontare i costi della perdita di impiego. Dobbiamo rivoluzionare il nostro welfare e la risposta non è una rendita universale ma il lavoro di cittadinanza".

Al Lingotto aprirà la corsa al congresso democratico e per farlo si è messo a tavolino con Tommaso Nannicini, il nuovo "guru economico" di Renzi, docente della Bocconi, autore del Jobs Act e oggi nella segreteria dem. Tra i punti cruciali la riduzione delle tasse (tagli all'Irpef e ai contributi), coperture dalla lotta all'evasione fiscale (e tanti saluti al taglio alla spesa, un suicidio in campagna elettorale) e la promessa di una battaglia in Europa per un maxi-piano europeo di investimenti. Ma l'asso, come detto, è questo "lavoro di cittadinanza".

"Garantire uno stipendio a tutti non risponde all'articolo 1 della nostra Costituzione che parla di lavoro non di stipendio. Il lavoro non è solo stipendio, ma anche dignità. Il reddito di cittadinanza nega il primo articolo della nostra Costituzione",
invece "serve un lavoro di cittadinanza". Di cosa si tratta in concreto? Mistero. Per ora, è solo uno dei tanti slogan che hanno condotto il rottamatore al disastro.

articolo da liberoquotidiano.it 

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