Lula ladro e sodale di Cesare Battisti. Il curriculum giusto, quello dell’ex presidente del Brasile uscito di galera per essere ricevuto in pompa magna da Nicola Zingaretti. E anche una trentina di secondi con il ministro Gualtieri, che per fortuna non aveva oggetti di valore con sé.
Ma come gli viene in mente a questa gente di coccolare uno così e farlo sapere pure al mondo. Ci sta che Lula sia stato ricevuto dal Papa. Bertoglio fa un altro mestiere, perdona, assolve.
Ma che il segretario del partito democratico e governatore del Lazio Zingaretti potesse fare anche questo francamente non ce l’aspettavamo. Un’altra bravata per i compagni dei centri sociali sicuramente; una gioia per D’Alema e soci; ma ci pensa quando fa cose del genere?
Provi a mettersi, Zingaretti, nei panni dei familiari delle vittime sterminate da Cesare Battisti? Dica loro che ha voluto incontrare, altro che bellissima conversazione, come ha rimarcato nel solito tweet ad uso e consumo dei compagni di sangue.
Staranno zitti come al solito i poveri Cinquestelle che hanno dimenticato la divisa da agente della polizia penitenziaria con cui il ministro Bonafede fece da guardiaspalle a Salvini all’aeroporto di Ciampino in attesa del detenuto Battisti. Ce lo consegnò Bolsonaro. Fosse dipeso da Lula, il terrorista rosso sarebbe ancora latitante in America Latina. E Zingaretti se lo abbraccia nonostante la cleptomania da tangenti carioca che pare un virus.
Perché offrire questi esempi alle nuove generazioni, presidente Zingaretti? Ti allei con la forza più giustizialista che c’è e punti a svergognarla – sapendo che non fiateranno per paura di perdere le poltrone – incontrando un signore condannato a tanti anni di galera per le mani lunghe.
C’è qualcosa che non funziona nella corsa sempre più sfrenata del governatore del Lazio verso gli spazi più estremi. Tutto questo è il contrario della normalità.
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