Roma, 5 giu – Doveva essere la punta di diamante della miriade di task force create dal governo Conte. E invece pare proprio che la squadra di Vittorio Colao sia arrivata al capolinea. Secondo le indiscrezioni, infatti, il presidente del Consiglio non ritiene più essenziale la task force guidata dall’ex ad di Vodafone, la quale doveva programmare la rinascita economica dell’Italia una volta terminata l’emergenza coronavirus. Palazzo Chigi avrebbe infatti chiesto una sensibile accelerazione per avere «una relazione pronta nelle prossime ore». Ma, il punto è questo, «il documento Colao sarà tra gli spunti di riflessione, ma non imposteremo il piano di rilancio su quello».

Ciao ciao Colao

Insomma, che cosa te ne fai di una task force che non fornisce soluzioni e piani dettagliati, ma solo «spunti di riflessione»? La risposta è, ovviamente, «nulla». E infatti sembra che Conte voglia disfarsi al più presto di una figura, quella di Colao, che non solo non ha mai convinto una fetta consistente del M5S, ma che in certi frangenti è anche diventata ingombrante per lo stesso premier: nelle ultime settimane non erano state poche le voci che volevano Colao come possibile successore di Conte a Palazzo Chigi.

 

Gli «esperti» hanno fallito

Tutto questo non può che essere un bene, visti il profilo del personaggio e le anticipazioni che erano state divulgate nei giorni scorsi sul suo progetto: un grande smantellamento dell’industria pubblica, che tanto assomiglia a un commissariamento camuffato dell’Italia. E pensare che Colao, al momento della sua nomina, era stato presentato come il salvatore della patria. Ma ora, con il probabile siluramento della sua task force, viene finalmente a cadere un pezzo importante di quella visione tecnocratica tanto cara a certe nomenklature di casa nostra. Dai virologi agli economisti, gli «esperti» hanno fallito. È ora che tutta la politica italiana ne prenda atto.

di Valerio Benedetti per www.ilprimatonazionale.it