È un attacco concentrico quello lanciato dagli articoli – tutti richiamati in prima pagina – del Corriere della Sera, del Messaggero e di Repubblica contro il vice presidente della Camera del Movimento 5 Stelle. Un attacco che si basa fondamentalmente su una falsa notizia. “Penso che nel gabinetto non possa stare”, scriveva alla Raggi il 10 agosto. “Aspettiamo Pignatone. Poi decidete/decidiamo. Non si senta umiliato. E’ servitore dello Stato”. Ma sui giornali va solo l’ultima parte. “E Di Maio scrisse alla sindaca: Marra è un servitore dello Stato“. E poi: “Spunta un caso Di Maio, aiutò Marra a restare“. E ancora: “M5s, le chat che smentiscono Di Maio. Scrisse a Raggi: Marra è uno dei miei“. Sono i titoli dei principali quotidiani del Paese e cioè il Corriere della Sera, del Messaggero e di Repubblica. Tre articoli che riportano più o meno la stessa notizia, tutti richiamati in prima pagina con un titolo molto simile che mettono nel mirino il vice presidente della Camera del Movimento 5 Stelle. Tre ipotetici scoop che però si basano fondamentalmente notizia incompleta, monca, che nel caso di specie ne altera completamente il senso.
Non c’è alcun commissariamento. L’ipotesi di una regia capitolina, di una“direttorio” a cinque stelle con cui gestire l’incandescente situazione del Municipio VIII, è stata smentita dal Minisindaco Paolo Pace. Nel farlo, il Presidente ha però riconosciuto il persistere dei contrasti tra il gruppo di fedelissimi, e quelli dei cosiddetti “dissidenti”.
IL PRESUNTO COMMISSARIAMENTO - “Apprendo con stupore dalla stampa di oggi che il municipio da me presieduto è stato 'commissariato' con l’invio di tre consiglieri comunali , in veste di “tutor”, con il compito – dichiara Pace, in riferimento ad un articolo uscito su La Repubblica – di dirimere i conflitti interni e monitorare le attività”. Le divisioni interne alla maggioranza sono note da tempo. Sono emerse con forza con l’allontanamento degli assessori Sandra Pranzo Giuliani e Rodolfo Tisi. E sono proseguite anche oltre, come di recente dimostrato dalle contrapposte posizioni emerse in relazione agli ex Mercati Generali.
LA SMENTITA - “Premesso che il sottoscritto –asserisce sempre il Minisindaco – non era a conoscenza, perché mai contattato da nessuno al riguardo né dai cosiddetti tutor né da altri, dell’arrivo in municipio nella giornata di mercoledì dei suddetti consiglieri comunali, respingo in toto il presunto “commissariamento” che considero una pindarica follia. Il municipio, infatti, fermi restando i contrasti interni con alcuni consiglieri della maggioranza ancora irrisolti – riconosce Pace - non ha mai smesso di funzionare e lavorare nell’interesse della città e dei cittadini”.
articolo da garbatella.romatoday.it
NON SE NE PUÒ PIÙ! AIUTATECI A DIFENDERE IL M5S. Non se ne può davvero più! Ogni giorno la caccia allo scoop verso il M5S invade i mass media, anche quando non succede assolutamente nulla di nuovo. Oggi ad Agorà si è raggiunta quasi la barzelletta con argomenti del tipo "vabbè 19 miliardi di evasione sono una cosa ma ci interessa la storia dei filobus di Roma". E chi se ne frega di chi ha creato il buco da 14 miliardi di Roma negli scorsi anni o Mafia Capitale stessa? Chi se ne frega se in studio c'erano un ex assessore romano (lui sì che avrebbe da rispondere) e la Pivetti che, stando a quanto detto da Scarpellini ai PM, ottenne una casa dal mondo della corruzione romana. No, tutto questo non conta, contano solo gli ultimi 7 mesi di Virginia Raggi.
“Aggressione sessista, schifo, chiedete scusa”. Dopo l’apertura di oggi del giornale di Vittorio Feltri, buona parte del mondo politico esprime solidarietà alla sindaca di Roma. Da Pd a M5S. Solo il centrodestra tace. “Patata bollente“. Così nel titolo di prima pagina il quotidiano Libero si riferisce a Virginia Raggi, sindaco di Roma al centro delle cronache politiche e giudiziarie delle ultime settimane. Una definizione contro cui si schierano compatti anche gli avversari del capo dell’amministrazione capitolina, da Roberto Giachetti a Roberta Lombardi.
"Patata bollente" e foto della sindaca di Roma Virginia Raggi: è la prima pagina del quotidiano Libero, che apre con un articolo di Vittorio Feltri che collega le "vicende comunali e personali" della prima cittadina della capitale all'epopea (non ancora conclusa) Berlusconi-Ruby-Olgettine, invocando la "legge del trapasso" che ora vedrebbe la Raggi "assumere il ruolo increscioso di tubero incandescente". Il titolo è "una citazione": è lo stesso che il giornale pubblicò per l'affaire Ruby.
Arriva via Facebook la vicinanza di Beppe Grillo alla sindaca: "Massima solidarietà alla nostra Virginia. Questa è l'informazione italiana", ricordando che il quotidiano diretto da Pietro Senaldi e Vittorio Feltri "nel 2016 ha perso il 16,3% dei suoi lettori rispetto al 2015. Il 2017 è appena iniziato".
"Non so se sia sessismo o semplice idiozia, in ogni caso mi fa schifo. La mia solidarietà a Virginia Raggi. La stampa ha superato ogni limite", ha scritto in un tweet il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, del M5S, postando la prima pagina incriminata.
Solidarietà anche da parte del Pd: "Questa prima pagina fa semplicemente schifo. Solidarietà a Virginia Raggi", scrive su Twitter il presidente del Pd Matteo Orfini.
No, a Beppe Grillo non è piaciuto il titolo di prima pagina di Libero. "Patata bollente", riferito a Virginia Raggi, ha scatenato la reazione scomposta del leader del Movimento 5 Stelle che dal suo blog ha invitato alla gogna pubblica, come da triste usanza. "L'informazione italiana", con foto-combo della prima del nostro quotidiano e i volti dei due direttori, Vittorio Feltri e Pietro Senaldi, con "caldo invito" a scrivere loro via Twitter. Ovviamente, pronta la pioggia di insulti per un pacato confronto su giornalismo e affini. La più classica delle shitstorm social, con tanto di hashtag gentilmente dedicato, #Libero. Tra le prime personalità istituzionali a partecipare si segnalano, ovviamente, Luigi Di Maio, la presidenta della Camera Laura Boldrini e il dem Matteo Orfini.
Delusa dal Pd, ancora fiduciosa su Virginia Raggi. In un'intervista al Corriere della Sera Sabrina Ferilli racconta la sua vita e il suo rapporto con la politica, molto stretto perché il papà era funzionario nel Pci.
"Quello vero! Quello che c’aveva un senso. Quelli di adesso sembrano le maschere di Pulcinella. Non li riconosco più! Se so’ dimenticati la matrice".
Sabrina difende Virginia Raggi al grido lasciamola lavorare.
"Io l’ho votata con la speranza che nella mia città accadesse qualcosa di diverso: la pulizia morale, l’attenzione per la sua bellezza, la sua cultura, contro il monopolio di chi l’ha governata in passato e s’è magnato tutto, lasciandola come sta adesso. Il problema è che la sindaca non l’hanno mai fatta lavora’ in pace! Tutte le volte che ha formato una squadra, le hanno arrestato qualcuno. Si dice che Roma è un disastro e Milano è eccezionale. Te credo! - si ribella Sabrina - Milano è grossa quanto un quartiere della Capitale, è come l’Eur! E poi a Roma c’è il Papa, la politica, i ministeri, le tv... Non basta tutto questo a ingolfarla a sufficienza?".
Tornano ad addensarsi nubi sul Campidoglio, in attesa dell'interrogatorio dell'ex capo del personale Raffaele Marra. Paolo Berdini, l'ingegnere e scrittore con un blog su Il Fatto Quotidiano, potrebbe essere l'ennesimo pezzo di giunta Raggi che se ne va. Intanto il Movimento, da Beppe Grillo ai parlamentari, fa uno sforzo immane per riportare l'attenzione sui «risultati» ottenuti dalle amministrazioni a Cinque stelle e in Parlamento. «Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto - parla Di Maio dal suo profilo Facebook - e dobbiamo contrapporre alla campagna della stampa contro di noi i risultati pratici che otteniamo». A modo suo, torna sulla capitale anche Alessandro Di Battista, rimasto silenzioso nei giorni successivi all'interrogatorio di Raggi. In tenuta da corsa, sul ponte della Musica, Dibba è arrivato per parlare di reddito di cittadinanza, ma assicura ai cronisti che lo stadio della Roma si fa. «Quando il M5S dice che una cosa non si fa, non si fa, come le Olimpiadi - spiega -. Quando dice che si fa, si fa quindi lo stadio si fa». Segue una stoccata all'assessore Berdini che vorrebbe ridimensionare il piano: «Ma io non posso tollerare che il progetto stadio sia la minima parte di un progetto che riguarda un enorme quartiere». E rivolto alla giunta e alla società giallorossa: «Sono sicuro che si metteranno d'accordo e troveranno una soluzione». Di Battista consiglia poi alla Lazio - di cui è tifoso - di «prendersi il Flaminio e risistemarlo». Il Cinquestelle non esclude poi che il Movimento possa perdere la capitale, anche se aggiunge: «Penso che a Roma dobbiamo andare avanti». «Io - argomenta - non pensavo che avremmo avuto meno problemi perché ci sono tantissime resistenze, poco denaro, debiti incredibili. Ma se il M5S dovesse cadere, non sarebbe un problema per il Movimento che amministra tante altre città come Torino e Livorno, con risultati incredibili: sarebbe invece un problema per Roma che rifinirebbe in mano a chi ha creato 15 miliardi di debiti, coloro che pensano solo a cementificare». Il centauro pentastellato non risponde invece a chi gli chiede se ritiene che Raggi sia impreparata, come sostiene Berdini.
dall'articolo da iltempo.it
Approvato il Bilancio di previsione 2017-2019 con due mesi di anticipo sulla scadenza fissata dal Governo e prima delle altre grandi città italiane. Ciò consente a Roma Capitale di attingere ai 15 milioni di euro di spazi finanziari in più previsti dalla normativa. E’ la prima volta, almeno negli ultimi dieci anni, che il Comune di Roma approva il bilancio di previsione così presto rispetto ai termini di legge: nel recente passato l’approvazione in Consiglio è avvenuta non prima della fine di marzo (Bilancio di previsione 2015 con Marino sindaco). Questo consente al Campidoglio di programmare spese e investimenti evitando il ricorso ad affidamenti diretti e l’insorgenza di una mole abnorme di debiti fuori bilancio: solo a fine 2016 l’Assemblea Capitolina ha dovuto riconoscere quasi 100 milioni di questi debiti fuori bilancio ereditati dalla precedente amministrazione.
Il MoVimento 5 Stelle governa in 37 comuni italiani. Da Sarego nel 2012 a Vimercate nel 2016. Ad essere investiti della carica di sindaco tutti cittadini attivi, nessun politico di professione o di lungo corso, e sempre chiedendo la fiducia su un programma condiviso con la cittadinanza. Questo è il nostro metodo. 5 milioni di italiani hanno un'amministrazione 5 Stelle e nessuno di loro rimpiange la gestione dei partiti che hanno fatto dei comuni un bancomat. In 10 dei nostri comuni non esiste più da tempo Equitalia e in nessuno dei comuni 5 Stelle è aumentato il debito. Abbiamo preso in mano città in macerie come Roma e stiamo lavorando sodo per farla ripartire ottenendo anche alcuni incoraggianti successi nei primi 7 mesi di governo. Abbiamo città come Livorno e Pomezia dove abbiamo sperimentato il Reddito di Cittadinanza comunale restituendo la dignità a tante persone.