Una raccolta firme «a difesa della lingua nostra». È comparsa su Change.org dopo che il ministero dell’Istruzione ha usato la schwa (ə) in un documento ufficiale: una procedura concorsuale universitaria per l’abilitazione a professore universitario di Organizzazione aziendale. La vocale indistinta che abolisce le differenze di genere si trovava nel settore delle discipline economico-giuridiche. Avevamo ripreso l‘ennesima deriva omologante in ossequio al pensiero unico di cui aveva dato notizia la Verità neri giorni scorsi. Ebbene, qualcosa si è mosso e deve avere risvegliato le coscienze di molti intellettuali che si sono resi conto della deriva. La petizione, lanciata da Massimo Arcangeli (linguista e scrittore, ordinario di Linguistica italiana all’Università di Cagliari), prende in esame un estratto del verbale pubblicato dal Miur.
La petizione degli intellettuali contro la schwa su change.org
Guerra dichiarata contro l’uso della schwa, in questo caso applicata alla parola professore. Nell’invito a firmare si parla di «una pericolosa deriva, spacciata per anelito d’inclusività da incompetenti in materia linguistica, che vorrebbe riformare l’italiano”. “Promotori dell’ennesima follia, bandita sotto le insegne del politicamente corretto; pur consapevoli che l’uso della “e” rovesciata non si potrebbe mai applicare alla lingua italiana in modo sistematico». Il linguaggio inclusivo, la neolingua che fa strage delle identità non aveva mai oltrepassato la soglia di documenti scolastici ad indicare i vari percorsi “alias”. Un’emblema delle battaglie Lgbt che la sinistra intellettuale ha sempre avallato in qualche modo. Ora che la lettera Schawa è entranta in un documento del Miur anche a sinistra si è determinato un cortocircuito, un rigurgito di bile.
Walter Ricciardi, Alessandro Giuli: il menagramo scorbutico che ci vedeva tutti morti di Covid. Perché ci vuole richiusi
«Nulla sarà più come prima del Covid-19», ripete ancora Walter Ricciardi con sguardo tetro da ogni pulpito mediatico disponibile. Manca soltanto l'anatema penitenziale - «pentitevi!» - e l'ordine perentorio di convertirsi alla chiesa della rassegnazione. Non è chiaro se Ricciardi sia un politico travestito da scienziato o viceversa. Di certo il cilicio del menagramo scorbutico e millenarista è il suo abito d'ogni giorno; e il Coronavirus è lo svaporante dio a cui rivolge il suo pervicace atto di fede quotidiano. Oggi, stando alle sue fideistiche previsioni, dovremmo essere all'incirca tutti mezzi morti o comunque sommersi da 300mila contagi giornalieri. E invece niente, la variante Omicron sembra aver ripiegato voltando le spalle al docente d'Igiene all'Università Cattolica di Milano, consigliere principale del ministro della Salute, Roberto Speranza, e uno dei principali protagonisti del rito della disperazione andato in scena quotidianamente durante la prima ondata pandemica, quando ogni sera alle 18 la Protezione civile e il Cts diramavano e commentavano lividi il bollettino di morti, contagiati e ospedalizzati. Consuetudine rimasta oggi solo sulla carta e contro cui Regioni, imprese, scuole e una parte autorevole del mondo scientifico reclamano un cambiamento sostanziale.
Giunti ormai alla terza dose vaccinale e in presenza di "portatori sani" virali non ammalati, basta con i vecchi parametri che ci costringono nel purgatorio dei colori giallo-arancio-rosso e delle quarantene intermittenti, smettiamola di computare gli asintomatici bis o trivaccinati, scegliamo unità di misura più congrue rispetto alla necessità di coabitare con il Sars-CoV2 senza abbassare la guardia ma sbloccando l'Italia a rischio d'impoverimento cronico. Ma soprattutto, se è vero che il picco è oltrepassato e a fine marzo dileguerà anche lo stato d'emergenza, perché insistere con l'anacronistico Green pass mentre il resto del mondo se ne disfa e impara a convivere col virus piuttosto che morire di paura?
Il Financial Times boccia i politici italiani ma esalta la Meloni: “Si distingue e cresce”
“Bisogna fare uno sforzo speciale per far apparire i politici della Prima repubblica in buona luce, ma la scorsa settimana i politici della Seconda ci sono riusciti”. Parte da questo commento caustico l’analisi del Financial Times sul voto per il Quirinale, commento intitolato “Una classe politica egoista evita il disastro all’ultimo minuto“, vale a dire “il collasso del governo riformista di Mario Draghi”. “Ma lascia gravi dubbi – scrive l’editorialista Tony Barber – sulla capacità dei politici di professione italiani di fare appello a un più alto senso di responsabilità mentre il Paese si trova in una fase critica del suo sviluppo”. Una bocciatura completa per la classe politica italiana, ma il quotidiano economico-finanziario britannico salva l’opposizione, l’unica, quella coerente che “è sempre più popolare” e si distingue da tutti gli altri. Quella di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia.
Giuseppe Conte, blitz della Finanza a casa del leader M5s: fatture e consulenze, in ballo 400mila euro
Si mette male per Giuseppe Conte. Oltre allo scontro con Luigi Di Maio, il capo politico dei Cinquestelle rischia di avere guai con la giustizia. Di recente, infatti, gli uomini della Guardia di Finanza di Roma, su ordine della procura, hanno bussato alla sua porta in cerca di documenti importanti. La perquisizione ha riguardato le cosiddette consulenze d'oro che l'avvocato del popolo ha svolto per alcune società del gruppo Acqua Marcia già di Francesco Bellavista Caltagirone. Si parla di incarichi tra i 300 e i 400mila euro, non pagati, avuti nel 2012 e 2013. Libero lo scorso settembre si era già occupato dell'inchiesta che imbarazza l'ex premier con un articolo di Paolo Ferrari dal titolo "I verbali di Amara inguaiano anche Conte", in cui si raccontava di come il faccendiere al centro, tra l'altro, della fantomatica loggia Ungheria con cui magistrati e varie personalità avrebbero pilotato i processi, interrogato a dicembre del 2019 dai pm d Milano avesse tirato in ballo anche le consulenze super pagate date ad avvocati, professori e "amici degli amici". Tra questi, appunto, Giuseppe Conte e il suo mentore, professor Guido Alpa, che si sono sempre dichiarati estranei ad ogni addebito.
Ora, però, a conferma di quelle rivelazioni, ci sono nuove indagini da parte della procura di Roma, infatti, come riporta anche oggi il quotidiano Domani, sia che Conte che Alpa nelle scorse settimane hanno subìto delle perquisizioni e c'è un nuovo fascicolo, per ora, senza indagati arrivato da poco sulla scrivania della magistrata romana Maria Sabina Calabretta, la quale ha ereditato la pratica dai colleghi di Perugia che indagano da mesi sulle dichiarazioni dell'imprenditore Piero Amara. Costui aveva detto, in interrogatorio, di avere raccomandato alcuni avvocati a Fabrizio Centofanti, al tempo potente capo delle relazioni istituzionali del gruppo Acqua Marcia. Secondo Amara le nomine erano condizione fondamentale «per riuscire a ottenere l'omologazione del concordato stesso» dai giudici del Tribunale di Roma.
Lockdown, "impatto nullo" su morti e contagi da Covid. Lo studio: Speranza ci ha rinchiuso per niente?
L'impatto del lockdown? Devastante sulla tenuta economica e sociale di un Paese, ma praticamente "nullo" su quello della salute pubblica nel quadro della lotta al Covid. Lo afferma un nuovo studio sulla prima ondata della pandemia condotta dalla Johns Hopkins University. I "blocchi" hanno ridotto la mortalità per Covid "dello 0,2% negli Stati Uniti e in Europa", spiega il tabloid britannico Daily Mail riportando i dati della ricerca. "Sebbene questa meta-analisi concluda che i blocchi hanno avuto effetti minimi o nulli sulla salute pubblica, hanno imposto enormi costi economici e sociali laddove sono stati adottati - sottolineano i ricercatori -. Di conseguenza, le politiche di blocco sono infondate e dovrebbero essere respinte come strumento politico pandemico". Un colpo mortale a quello che è sempre stato il vanto dell'ex premier Giuseppe Conte e del ministro della Salute Roberto Speranza, ancora in carica, grandi sostenitori dello strumento delle chiusure, tanto da applicarlo su scala nazionale, per due mesi, da 9 marzo 2020 per quasi due mesi, e considerando la misura decisiva nel contenimento di contagi e vittime.
Secondo i ricercatori coordinati da Steve Hanke, uno dei fondatori della Johns Hopkins School of Applied Economics, Jonas Herby e Lars Jonung, economista svedese, a fronte di benefici "al massimo marginali" ci sono stati "effetti devastanti" sull'economia e sulla società. Le chiusure "hanno contribuito a ridu
Salvini si droga? Un giornale insinua, la reazione del leader della Lega è furiosa: “Vergogna, querelo”
Salvini e la droga: l’attacco al leader della Lega stavolta non è politico, ma arriva da un giornale, “Il Riformista“, diretto Piero Sansonetti, che lascia intendere cose molto sgradevoli sul piano personale che scatenano la reazione del leader leghista.
Alla lettura di quell’articolo “ho capito io quello che avete capito voi? Uscirei spesso dall’ufficio, durante le riunioni, per andare a drogarmi in bagno e tornare pimpante…. Accetto tutto, ma non questo”. In un lungo post Matteo Salvini replica così a quanto scritto “nell’articolo del Riformista del 29 gennaio a firma di tale Angela N.” dove “si legge di ‘commenti pesanti sulle frequenti necessità di Salvini di assentarsi un attimo, giusto un attimo, per poi tornare rinfrancato e pimpante'”.
Salvini e la droga, le vergognose insinuazioni del Riformista
La frase che insinua che Salvini faccia uso di droga, da parte del giornale “garantista”, “Il Rifosmista”, è questa: “Due colonnelli della fronda leghista, seduti in attesa sui divanetti rossi, svelenano tra loro commenti pesanti sulle frequenti necessità del segretario, di assentarsi un attimo, giusto un attimo, per poi tornare rinfrancato e pimpante”. Parole inequivocabili, purtroppo.
Quirinale, ne esce bene solo Giorgia Meloni: ma quanto durerà?
Dalla pessima tragicommedia del Quirinale l’unica a uscire senza le ossa rotte è Giorgia Meloni. In un centrodestra che, come si è già detto, si trova a rimediare una delle figure peggiori possibili di fronte al proprio elettorato.
Il Quirinale e la posizione di Giorgia Meloni
Fratelli d’Italia ha se non altro mantenuto il punto in questa occasione, come lo aveva tenuto già in passato nel non dare seguito e appoggio incondizionato al governo di Mario Draghi. Intendiamoci, è un processo assolutamente nella norma. Nella corsa al Quirinale il partito della Meloni non ha fatto altro che seguire la propria linea, in una condizione di minoranza parlamentare, ancora lontana da consensi “certificati” che ormai diversi sondaggi danno intorno al 20% dei voti.
La dinamica è fin troppo conosciuta da tempo: una formazione politica ha lo slancio e la possibilità di manifestare dissenso solo in condizioni di basso o medio riscontro elettorale. Ed FdI, alle elezioni politiche del 2018, aveva ottenuto meno del 5%. Uno spazio che, non essendo ancora importante, solitamente permette e rende più semplice esprimersi in modo discontinuo.
Le mire della Cina sui porti italiani: il caso Trieste
Trieste, le mire della cinese Cosco
Volantino Br venduto per 32mila euro: il feticismo del terrore rosso
E così il volantino Br sul sequestro di Aldo Moro è stato venduto. E per una cifra record, come riporta l’Ansa. Soprattutto se consideriamo che soltanto qualche settimana fa l’offerta maggiore si aggirava intorno ai 5.500 euro. I reperti storici possono riguardare argomenti benefici come evidentemente criminali. Ma è una riflessione complicata.
Volantino Br su sequestro Moro: venduto per 32.760 euro
Il volantino delle Br che rivendicava il sequestro Moro è stato venduto all’asta per 32.760 euro. Per meglio dire, una copia a ciclostile del documento originale con il quale le Brigate Rosse comunicarono il rapimento dello statista democristiano, successivamente all’uccisione della sua scorta in via Fani: era il 16 marzo 1978. L’articolo costituiva il lotto numero 43 di un catalogo (“Autografi & Memorabilia”) ed è stato acquistato nel pomeriggio di ieri, durante la vendita organizzata dalla casa d’aste Bertolami Fine Arts di Roma: una messa in vendita che aveva suscitato molte polemiche.
Rischio tecnocratico: guai a pensare che il tecnicismo sia sempre la soluzione
Rischio tecnocratico, già. A partire dalla crisi governativa del 2011, in cui l’ultimo governo Berlusconi fu deposto a colpi di spread e presunta necessità di attuare delle riforme strutturali per la nostra nazione, abbiamo assistito al fortificarsi dell’ideologia tecnicista.
Il rischio tecnocratico: uno spettro sempre presente
Dunque il rischio tecnocratico si approfondisce nel corso degli anni. Certo, anche nel secolo scorso la politica italiana fece ricorso a delle figure tecniche più che squisitamente politiche per guidare apparati e ministeri di peso, Carlo Azeglio Ciampi su tutte, che cominciò la propria scalata istituzionale senza essere in principio un uomo di partito ma, appunto, un tecnico prestato alla politica.
Tuttavia, da poco più di un decennio quella che era un’opportunità remota e sempre distante dal rivelarsi consuetudine nei palazzi del potere sembrerebbe tramutarsi in una quasi irrinunciabile necessità. Infatti, il richiamo alle figure tecniche, ultima in ordine cronologico quella di Mario Draghi per guidare l’attuale governo, ha superato l’opportunità di sviluppare nuovi accordi politici che partorissero una figura di partito, o di preferire le elezioni anticipate al commissariamento della politica stessa.
La dignità della parola è stata abolita dal pensiero unico
Nel corso degli ultimi mesi abbiamo spesso osservato la leggerezza con cui l’opinione pubblica è riuscita a screditare immagine e valore delle visioni esposte da chiunque non fosse allineato al pensiero unico dettato dal mainstream, soprattutto in ambito dell’emergenza sanitaria. L’avvento della pandemia ha fornito di fatto l’alibi perfetto per introdurre una sorta di “vocabolario dell’informazione” con all’interno prassi, opinioni ritenute veritiere e quasi incriticabili, oltre che una visione sociale volta all’annullamento – ove ritenuto necessario – delle libertà personali e della scelta individuale anche in materia di tutela della propria salute.
C’era una volta la dignità della parola
L’aspetto maggiormente preoccupante di quanto espresso è rappresentato dall’accoglienza spesso favorevole con cui tale indirizzo è stato accolto dalla stessa società. Giudicare e magari offendere o umiliare volti anche noti ritenuti fino ad oggi di pregevole valore in ambito sportivo, scientifico, culturale e giuridico si è rivelata opportunità ghiotta quanto fattibile per coloro che adorano seminare odio, moralismo e giudizio negativo verso chi abbia opinioni differenti dalle proprie. Una preziosa critica a riguardo è arrivata anche dall’avvocato Fabio Garaventa, che ha osservato a più riprese che se la libertà di parola è in effetti ancora concessa ai più, la dignità di essa è andata di fatto perduta.
Il centrodestra è morto, ma forse è una buona notizia
Quasi trent’anni di centrodestra non vanno in fumo per un teatrino imbarazzante consumatosi nella partita del Colle. Spariscono, ammesso che davvero tutti i protagonisti attuali ne prendano davvero atto, a causa di una serie di clamorosi passi falsi. Manifesta incapacità di avere una visione politica chiara, assenza di una programmazione seria, mancata volontà reale di incidere nella società. Quasi trent’anni senza produrre un fronte culturale capace di contrapporsi alla sinistra. Dall’associazionismo alle cooperative, passando per i media locali, chi controlla il quarto potere al quadrato batte la concorrenza elettorale e leviga le istituzioni. E’ il vecchio insegnamento di Gramsci, a sinistra più vivo che mai nonostante i continui inciampi e gli odierni mediocri rappresentanti. A destra prevale il vuoto, a perdere.
Il centrodestra è morto. Ora lo ammettono tutti
“Il centrodestra parlamentare mi pare che non esista. E’ ancora maggioranza nella nazione, credo che debba avere rappresentanza politica ma credo che bisogna ricominciare tutto da capo” , dice oggi Giorgia Meloni. Un’ammissione chiara, posto che non serviva attendere l’esito della sceneggiata quirinalizia per affermarlo. “Matteo Salvini propone di andare tutti a pregare il Sergio Mattarella di fare un altro mandato da Presidente della Repubblica. Non voglio crederci”, aveva prima scritto su Facebook il leader di Fratelli d’Italia. Poi è arrivato Ignazio La Russa, a tuonare per la riproposizione di Mattarella: “Effetti su centrodestra? Quale centrodestra?”, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano lumi su eventuali effetti sulla coalizione. “Quando dopo diversi tentativi si arriva a rieleggere in stato di necessità un presidente che più volte aveva manifestato la sua indisponibilità, si tocca il fondo, pur con il rispetto dovuto alla persona”, ha poi aggiunto l’esponente di FdI.
Bush e Blair, ombre e accordi segreti nella guerra in Iraq
Sulla testata Middle East Eye, che si occupa prevalentemente di notizie inerenti le dinamiche mediorientali, è da poco disponibile un articolo in cui viene allegata una lettera riguardante gli incontri tra l’ex Presidente americano George Bush e l’ex primo ministro britannico Tony Blair, prima dell’inizio della guerra in Iraq. I due leader si erano incontrati nel ranch texano dell’allora presidente statunitense, dal 5 al 7 aprile 2002, al fine di prendere alcune decisioni sul futuro intervento in Iraq contro il regime di Saddam Hussein.
La lettera che inchioda Bush e Blair
L’epistola in questione è stata scritta da David Manning, addetto alle politiche estere durante il governo Blair, ma al suo interno non vi sono informazioni sulla sicurezza del petrolio, né un piano per l’instaurazione di un governo democratico e tantomeno un progetto per mettere fine al terrorismo, come viene fatto notare in un altro articolo di Middle East Eye.
La Geo Barents ci scarica 439 clandestini, altri 176 in arrivo. Il governo è un fantasma
Ed anche la Geo Barents qualche ora fa è sbarcata sulle coste siciliane con un maxi carico di clandestini, 439 per l’esattezza, continuando a ingrassare il business della famigerata accoglienza targata Europa ma con un unico punto d’approdo da spendere: l’Italia. Questa volta ad aggiudicarsi l’ingente numero di persone da immettere nel sistema è stato il porto di Augusta che doveva già essere noto ai solerti traghettatori da giovedì, visto che dopo un intenso girovagare davanti alla costa meridionale della Sicilia hanno puntato la prua verso nord aggirando la punta più estrema dell’Isola.
Non solo Geo Barents, altri 176 clandestini in arrivo
E per una nave appena attraccata, un’altra stanotte ha avuto il permesso di ancorare a largo di Lampedusa, dunque a breve avrà anche quello di raggiungere il porto della più grande delle Pelagie, si tratta della spagnola Aita Mari con altri 176 immigrati a bordo. Il primo mese dell’anno per la Sicilia e l’Italia tutta, che ha visto inasprire i divieti e le limitazioni per i cittadini a causa della pandemia, è caratterizzato ancora una volta da questa piaga con, in più, dei numeri spietati che si moltiplicano di anno in anno.
Gennaio 2021 si chiuse con 1.039 arrivi, oggi siamo già a 2.786 (contando i 439 appena giunti ad Augusta e non ancora immessi nella statistica giornaliera del Ministero dell’Interno) e potenzialmente arriveremo, con quelli dell’imbarcazione spagnola, a quasi 3.000 unità. Facendo i conti della serva il 2022 batterà di netto il record del 2021 con quasi 70mila clandestini. E tutti lì a sfregarsi le mani e col disegnino dell’euro al posto delle pupille. La flotta delle Ong pronte a traghettare i nuovi schiavi e la manovalanza per la delinquenza indigena ed estera che sta scaldando i motori in vari porti.
Trump ancora duro su Biden: “Con lui rischiamo una guerra mondiale”
Ancora Donald Trump, ancora contro Joe Biden. Lo rende noto un’Ansa di stamattina, entrando nel dettaglio dell’ultima apparizione pubblica del tycoon.
Trump: “Biden ci porterà alla terza guerra mondiale”
Dopo le ultime invettive proferite in Arizona, stavolta Trump parla da Conroe, in Texas, ed è carico più che mai contro Biden. “Quello che Putin e la Russia stanno facendo con l’Ucraina non sarebbe mai accaduto con me presidente. Sotto il mio sguardo l’America era rispettata, forse più rispettata che mai”, afferma Trump, aggiungendo che con la “debolezza e l’incompetenza di Biden si rischia una terza guerra mondiale”.
Arrivano poi bordate contro la Nato, e di nuovo contro la gestione dell’immigrazione del presidente: “Dovrebbe inviare truppe al confine con il Messico: solo lo scorso anno cinque milioni di persone hanno attraversato il confine illegalmente”. E poi ancora: “Sotto il mio sguardo l’America era rispettata, forse più rispettata che mai. Biden ha tradito Israele e ha presieduto alla catastrofe dell’Afghanistan. Con me invece abbiamo costruito la più grande economia al mondo, distrutto l’Isis, riportato le truppe a casa e fronteggiato la Cina”,
Crosetto: “Ho avuto tanti voti perché siamo un forza attrattiva, Giorgia ha avuto coraggio»
Onorato per la scelta di puntare su di lui per il Quirinale. Ben consapevole, però, che si tratta di una candidatura di “servizio”. Guido Crosetto, come è noto dalle cronache e dall’ottima performance (quasi il doppio dei voti dei grande elettori di FdI), accetta sorpreso e lusingato la proposta di Giorgia Meloni di correre per il Colle. Fatta con una telefonata lampo nel pieno della prima chiama della terza votazione. “La ringrazio, le dico che sono lusingato e che può procedere. Che so benissimo che è una candidatura di bandiera ma che è sempre un onore”, racconta al Corriere.
Crosetto: lusingato per la scelta di Giorgia
Non se l’aspettava, ammette l’imprenditore e fondatore di Fratelli d’Italia. Convinto che il centrodestra potesse votare uno dei candidati proposti nella rosa. La mossa della leader di FdI per uscire dal cul de sac delle schede bianche e dare uno scossone al quadro, poi, si rivelerà azzeccata. Non appena circola la notizia riceve centinaia di chiamate e di messaggi da amici, ex colleghi parlamentari, conoscenti, racconta il gigante buono della destra. Che piace anche a sinistra. “Guarda che la mia è una candidatura di bandiera. Dovrei prendere i 63 voti di Fratelli d’Italia. Risentiamoci dopo il voto” è la sua risposta a tutti. L’esito dello spoglio andrà ben oltre le aspettative. Su Crosetto convergono 51 voti fuori dal recinto di Fratelli d’Italia, il test è riuscito.
Covid, altri 426 morti, calano i ricoveri. L’Iss: «80 anni l’età media delle vittime»
Sono stati 167.206 i nuovi casi di coronavirus e 426 i morti nelle ultime 24 ore. Dunque, numeri in calo rispetto a ieri, quando i contagi da Covid erano stati 186.740 e i morti 468, il numero più alto della quarta ondata. Da inizio pandemia arriva così a 144.770 il numero totale delle vittime, delle quali l’Iss oggi ha tracciato l’identikit, rivelando che avevano in media 80 anni e quattro malattie pregresse. I tamponi processati sono stati 1.097.287, tra molecolari e antigenici, che fanno rilevare un tasso positività pari al 15%, dunque questo dato è in crescita rispetto a ieri, quando si era attestato al 13,3% su 1.397.245 tamponi.
Ricoveri in calo nelle terapie intensive e nei reparti
Calano i ricoveri: i pazienti in terapia intensiva sono 26 in meno rispetto a ieri; i ricoverati con sintomi 36 in meno. In totale, dunque i posti occupati in rianimazione sono 1.665, mentre nei reparti Covid ci sono 20.001 pazienti. Gli attualmente positivi sono oggi 2.716.581, vale a dire 27.319 in più di ieri al netto dei guariti, che nelle ultime 24 ore sono stati 139.421, portando il totale delle persone che hanno superato il Covid a 7.522.210 dall’inizio della crisi, a fronte di 10.383.561 persone contagiate.
Svelati i dati nascosti del Covid: solo 1 su 4 è morto in terapia intensiva
Alla fine l’Istituto superiore di sanità ha risolto il giallo dei morti per Covid. In un report pubblicato ieri, per la prima volta viene fatto sapere che solo il 23,8% dei decessi è avvenuto in terapia intensiva. Un dato importante, perché ci dice che, di qui in avanti, sarà bene fare molta attenzione ai termini che usiamo. Non a caso l’Iss preferisce parlare di «pazienti deceduti positivi all’infezione» da coronavirus. E non di pazienti deceduti «per il coronavirus». Altrimenti si rischia solo una gran confusione. Soprattutto se consideriamo che, secondo gli esperti che hanno analizzato le cartelle cliniche, il 17,7% dei morti non si trovava nemmeno in ospedale.
Per rendere l’idea ancora meglio è opportuno tradurre queste percentuali in numeri assoluti. Il rapporto dell’Iss fa riferimento a 138.099 persone morte dall’inizio della pandemia fino al 10 gennaio scorso. Di queste, quasi 33mila (23,8%) sono decedute in terapia intensiva, 80.787 (58,5%) erano ricoverati in altri reparti e 24.443 non era nemmeno in ospedale. Il Covid è una malattia che quando attacca il sistema respiratorio può degenerare velocemente. Chi sviluppa una grave polmonite in poco tempo viene per forza portato in terapia intensiva. Se ciò non avviene, significa che la malattia non è grave. La causa del decesso, quindi, deve essere un’altra. Ovviamente, è difficile generalizzare. Ma è la tesi che ormai sostengono numerosi medici. Per citare alcuni dei più conosciuti, sia Matteo Bassetti che Andrea Crisanti invitano da tempo ad inserire nel bollettino giornaliero solo chi è morto veramente per Covid, depennando tutti gli altri.
“Una notizia questa di rilevante importanza, tenuta nascosta sia dal Governo italiano e Ministero della Salute, che dai nostri Parlamentari seduti sullo scranno del Parlamento Europeo.
In data 27 gennaio 2021 l’Assemblea Permanente del Consiglio d’Europa ha votato la risoluzione 2361 (di cui alleghiamo il documento*) che vieta di rendere obbligatoria la vaccinazione anti covid-19.
Il testo approvato dall’Assemblea chiarisce ai Paesi aderenti quali siano gli obblighi nella gestione della campagna di vaccinazione. Riportiamo a seguirei i contenuti che riteniamo fondamentali ai fini della tutela dei diritti umani: (punto 7.3.1) assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressioni per farsi vaccinare, se non lo desiderano farlo da soli; (punto 7.3.2) garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di possibili rischi per la salute o per non voler essere vaccinato; (punto 7.3.4) distribuire informazioni trasparenti sulla sicurezza e sui possibili effetti collaterali dei vaccini, collaborando e regolamentando le piattaforme di social media per prevenire la diffusione di disinformazione; La risoluzione 2361 chiarisce inequivocabilmente 4 aspetti fondanti:
Lo Spallanzani sul Covid: l'80 per cento contagiato da Omicron. Aggiornare i vaccini
All'ospedale Spallanzani di Roma, nelle ultime quattro settimane, «sono state monitorate in maniera sistematica le varianti di Sars-CoV-2. La percentuale di persone contagiate con variante Omicron è rapidamente cresciuta, passando dal 35% della fine di dicembre ad oltre l’80% dell’ultima settimana». Così in una nota l’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. «Si conferma, inoltre, il dato che il paziente con variante Omicron è prevalentemente ambulatoriale.
L’impatto clinico di Omicron - precisa lo Spallanzani - è assolutamente limitato nella sua gravità e ciò è dovuto, come più volte sottolineato, alla capacità dei vaccini di prevenire la malattia grave. L’estrema contagiosità e conseguente diffusione del virus, però, conferma quanto più volte affermato da questo Istituto circa la necessità di continuare lo sviluppo dei vaccini ed il loro aggiornamento rispetto alle varianti che finora si sono determinate o che potranno insorgere». «A tal fine, prosegue la nostra attività di ricerca, anche in partnership con Istituti nazionali e internazionali, sia per l’aggiornamento dei vaccini già esistenti sia per nuovi vaccini che inducano un’immunità verso altri bersagli del virus, diversi dalla proteina spike», conclude lo Spallanzani.
Pandemia, ecco chi sono i re dei tamponi: i nomi delle società che guadagnano con i test
I test per la diagnosi del Covid-19 sono ormai diventati uno dei business più redditizi al mondo. Le aziende che li producono e li distribuiscono hanno visto negli ultimi due anni schizzare il proprio fatturato. Ma chi sono i "signori dei tamponi"?
Cina e Sud Corea detengono un oligopolio nel settore, seguite dalle multinazionali statunitensi. I tamponi sono diventati una gallina dalle uova d'oro: usati per diagnosticare il coronavirus, per uscire dalla quarantena, per entrare nelle strutture socio-assistenziali e per i non vaccinati a cui serve il greenpass. Basti pensare che solo in Italia ne viene processato circa un milione al giorno, tra ospedali pubblici e cliniche private, centri analisi, farmacie, hub e drive-in della struttura commissariale. Ormai ce n'è per tutti i gusti e le fasce di prezzo: molecolari e antigenici rapidi, antigenici qualitativi o quantitativi, sierologici per la ricerca di anticorpi, professionali o fai da te, naso/orofaringei o salivari.
Tra Natale e Capodanno era salita la «febbre da tampone», una vera e propria corsa al test per avere il via libera ai festeggiamenti in casa o con gli amici. Nelle grandi città, come Roma, Milano e Torino, le farmacie hanno registrato il sold-out delle prenotazioni. C'è chi ha aspettato in fila ai drive-in per 3-4 ore. I test fai da te sono andati letteralmente a ruba e quei pochi rimasti nei negozi sono stati venduti con rincari del 100%. Maurizio Arcuri, prima, e Francesco Figliuolo, poi, hanno acquistato dal 12 marzo 2020 al 20 ottobre 2021 ben 177.170.213 kit diagnostici e tamponi (con annesse provette), prevalentemente molecolari, per una spesa complessiva di 597 milioni e 354 mila euro.
Matteo Bassetti, il grafico con cui demolisce Speranza: "Basta chiacchiere, ecco i dati sul Covid di un Paese che sa darli"
"Basta chiacchiere da bar e da tv". Matteo Bassetti, con un post pubblicato sul suo profilo Instagram, mostra i veri numeri su Covid e vaccini che non possono più lasciare spazio a dubbi e interpretazioni. Le vaccinazioni sono fondamentali per combattere la pandemia. "Ecco i dati del Covid di un Paese che sa dare sul Covid: la Svizzera. Il tasso di mortalità settimanale è dell'11.56 per centomila abitanti tra i non vaccinati, dello 0.89 tra i vaccinati con dosi senza booster e dello 0.07 per chi ha anche il booster", scrive.
Insomma, conclude il direttore della clinica Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, "Per i vaccinati la mortalità è inferiore a quella dell'influenza. I vaccini hanno depotenziato il Covid. Basta chiacchiere da bar e da tv".
E in questo momento in Italia i contagi stanno calando e probabilmente "siamo arrivati al picco", avverte Bassetti: "Questa settimana speriamo di scendere anche con i ricoveri, ma ci vuole un po' di tempo per dimettere una persona come ci vorrà tempo per vedere un calo dei decessi". Il professore, commentando poi quanto affermato dal direttore generale dell’Oms per l’Europa, commenta che è "plausibile" che con Omicron l’Europa "si stia avviando alla fine della pandemia".
Covid, Giuseppe Conte "untore in Europa". Lancet condanna l'ex premier: clamoroso caso internazionale
"La decisione di governo e Regione Lombardia di non chiudere Alzano e Nembro è responsabile dell’esplosione del contagio nella Bergamasca e poi in tutta Europa": la rivista scientifica Lancet lancia questa grave accusa contro l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte riferendosi a quanto successo nei primissimi giorni della pandemia. Sulle responsabilità in ambito giuridico, comunque, sta già indagando la Procura di Bergamo per epidemia colposa.
Va avanti, poi, la dura condanna da parte della rivista, che si chiede chi pagherà per "l’orrore dei morti in casa senza cure, soli in ospedale, corpi cremati non identificati". Come riporta il Giornale, vengono contestati la sottovalutazione del fenomeno e la mancata applicazione del piano pandemico, seppur non aggiornato. Tra le responsabilità, continua il quotidiano diretto da Minzolini, anche la "pessima terapia domiciliare (Tachipirina e vigile attesa) su cui Speranza continua a insistere, sebbene sia stata bocciata da nuove scoperte e dal Tar".
La mancata chiusura di Alzano e Nembro in Lombardia, inoltre, sarebbe costata fino a 4mila morti, secondo il rapporto redatto da Andrea Crisanti e consegnato in Procura. Lancet parla addirittura di "omertà istituzionale", lodando invece l’azione dell’associazione dei familiari delle vittime della Bergamasca. Dopo aver fatto causa al governo per 100 milioni di risarcimento, infatti, il team di legali guidati da Consuelo Locati ha chiesto anche l'istituzione di una vera commissione parlamentare sulla gestione dell’epidemia.
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