“Nessun consumo di droga è avvenuto nella Green Room e riteniamo chiusa la questione”. Così l’Ebu, European Broadcasting Union, organizza l’Eurovision Song Contest mette la parola fine alle polemiche, che hanno fatto il giro del mondo, sul presunto uso di droga da parte di Damiano dei Maneskin.
La vicenda prende le mosse da alcune immagini in cui Damiano era chino sul tavolo per raccogliere un bicchiere rotto. Immagine prese a pretesto per diffondere la bufala della sniffata in diretta da parte del frontman del gruppo.
Maneskin, l’esame dell’Ebu: non c’è stato nessun consumo di droga
“A seguito delle accuse di consumo di droga nella Green Room dell’Eurovision Song Contest Grand Final di sabato 22 maggio, l’European Broadcasting Union (Ebu), come richiesto dalla delegazione italiana, ha condotto un esame approfondito dei fatti, controllando anche tutti i filmati disponibili”, si legge nel comunicato ufficiale reso noto poco fa.
Damiano fa il test antidroga: esito negativo
Un test antidroga è stato anche fatto volontariamente nella giornata di oggi dal cantante del gruppo Maneskin che ha restituito un risultato negativo visto dall’Ebu – si legge ancora -. Siamo allarmati dal fatto che speculazioni imprecise che portano a notizie false abbiano oscurato lo spirito e l’esito dell’evento e influenzato ingiustamente la band. Ci congratuliamo ancora una volta con i Maneskin e auguriamo loro un enorme successo. Non vediamo l’ora di lavorare con il nostro membro italiano Rai alla produzione di uno spettacolare Eurovision Song Contest in Italia il prossimo anno”.
Cantano Bella Ciao davanti al Duomo di Padova, il prete li caccia: qui non è posto per rossi o neri
Don Gianandrea Di Donna, direttore dell’Ufficio diocesano per la liturgia a Padova, sabato scorso ha scacciato un gruppo musicale che stava eseguendo sul sagrato del Duomo della città la canzone Bella Ciao. «Qui no, né rosso né nero», ha tuonato il prete interrompendo il concerto della band musicale ingaggiata dal Comune. La notizia è riportata dal Corriere Veneto, che ha pubblicato anche il video dell’interruzione. Sul sagrato della Chiesa – è il messaggio del sacerdote – non si fa politica.
La rabbia dell’Anpi: Bella Ciao esalta la libertà
L’Anpi si è risentita e ha replicato a don Di Donna: «Reverendo, lei si è sentito in dovere di intervenire perché Bella Ciao costituirebbe oltraggio rispetto alla sacralità del luogo di esecuzione. Facciamo osservare che Bella Ciao è un canto che esalta la Libertà, i partigiani morti. Non è un canto rosso: è un canto per la Resistenza». Il senatore padovano della Lega Andrea Ostellari ha invece difeso il prete sostenendo che la sua è stata solo una scelta di buon senso.
Se li tassi i ricchi scappano, Salvini disintegra la patrimoniale
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ospite di Bianca Berlinguer a #cartabianca, martedì 25 maggio, boccia senza se e senza ma la tassa di successione sui grandi patrimoni rilanciata da Enrico Letta: “La patrimoniale è immorale. La proroga del blocco dei licenziamenti? Chiedete a Orlando”. E spunta il "santino" di Mario Corona.
Bianca Berlinguer va dritta per dritta: “Perché la patrimoniale è sbagliata?” e il Matteo Salvini taglia corto: “Non funziona, l’Italia ha la pressione fiscale più alta d’Europa, per la sinistra c’è sempre la mentalità: anche i ricchi piangano. Se tassi i ricchi, questi scappano, portano i risparmi all’estero, le barche all’estero e la tassa non la pagano. A rimetterci sono gli italiani meno ricchi. E’ una tassa sui patrimoni ereditati? Ma sono già tassati! Dopo un anno e mezzo di crisi si deve abbassare la pressione fiscale, se si vuole tassare qualcuno si deve colpire i giganti del web come Amazon. In Italia già chi guadagna di più, paga di più, la patrimoniale è una tassa immorale che appartiene alla vecchia mentalità della sinistra, quella del mal comune mezzo gaudio, stiamo male noi, state male pure voi. Invece noi abbiamo bisogno di gente che porta ricchezza e investimenti”. In collegamento video Bruno Vespa concorda: “Non è il momento giusto” e Salvini aggiunge un altro tassello: “Ho fatto un calcolo: se uno vuole dare 10.000 euro a tutti i 18enni deve avere 6 miliardi di euro, andiamoli a prendere da chi fa business in Italia ma non ci paga le tasse, invece di pagare con i patrimoni già tassati. Vorrei che Draghi fosse il primo a convocare i colossi, li chiamasse a un tavolo: fatturi con un click in Italia? Bene paga le tasse”.
Cercasi Galli, Ricciardi and co: il web si scatena nella caccia ai “virologi gufi”, spariti dalla tv
Per mesi e mesi si sono prestati alla tv per dare indicazioni utili e fornire spiegazioni su una pandemia che ha colto di sorpresa il mondo. Poi, nelle ultime settimane, si sono accaniti in presagi e fosche previsioni che hanno allarmato anche chi, ottimisticamente, crede nella necessità e nelle opportunità delle riaperture. Ma ora, i virologi profeti di sventura, che fine hanno fatto? Se lo chiedono in molti dopo il ritiro sull’Aventino del silenzio, ostentato da diversi studiosi e professionisti a suon di eclatanti assenze dal grande schermo. Mentre altri ancora, in cerca di risposte esaurienti, hanno addirittura dato il via a una stravagante caccia social…
Cercasi Galli, Ricciardi and co: il web si scatena nel gioco della caccia ai virologi della tv
Del resto, c’è chi non commenta la situazione epidemiologica da mesi, come Walter Ricciardi. E chi da meno tempo perché è “in silenzio stampa”, come il virologo Massimo Galli, che ha annunciato però di tornare a parlare, in televisione, proprio stasera. Non pervenuta, invece, almeno sul fronte del coronavirus, Ilaria Capua, tra le prime donne in camice ad apparire sul piccolo schermo per commentare la pandemia. Suggerire rimedi possibili. Indicare tempi utili sul suo superamento. Fatto sta che nomi illustri dell’infettivologia, che per oltre un anno hanno offerto il loro contributo in tv sull’argomento di drammatica attualità, con il miglioramento della situazione pandemica, e le riaperture tanto paventate, sembrano essersi congedati dagli spettatori. E oggi gli utenti chiedono lumi sulla loro assenza: via social.
Borsellino, l’agente sopravvissuto: Michele Santoro e il suo pentito hanno macchiato il nostro operato
E’ durissimo con Michele Santoro l’unico agente di scorta di Paolo Borsellino sopravvissuto nell’attentato di via D’Amelio, il poliziotto Antonio Vullo. Che, ascoltato oggi in Commissione antimafia all’Assemblea Regionale Siciliana, parlando delle ultime dichiarazioni del sedicente pentito Maurizio Avola glorificato dal giornalista nel suo ultimo libro dal titolo “Niente altro che la verità“, accusa, senza mezzi termini, l’ex-conduttore televisivo di aver macchiato l’operato degli agenti di scorta di Borsellino, cinque dei quali – Agostino Catalano, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Walter Li Muli e Claudio Traina – restarono uccisi, quel 19 luglio 1992, assieme al magistrato nell’esplosione dell’autobomba piazzata da Cosa Nostra.
“Quello che mi ha ferito più di tutto in questa storia dell’ex-collaboratore Maurizio Avola è come è stato presentato questo libro di Santoro, come se fosse tutta verità, senza avere una logica. Invece ci sono ancora indagini in corso. Anche perché Santoro è una persona capace, ma ha presentato Avola come se fosse la verità e ha macchiato anche il nostro operato”, ha detto amareggiato Antonio Vullo davanti alla Commissione regionale all’Ars.
“Noi abbiamo fatto da scudo al giudice Borsellino – ha ricordato Vullo. – E lo abbiamo fatto con dedizione e paura, lo abbiamo fatto con il cuore, perché il dottore Borsellino meritava di essere protetto in modo adeguato. Invece, fin da subito abbiamo visto che era solo e anche noi eravamo soli“.
“Si stanno avvicinando alcune sentenze e quando si sta per arrivare a un punto per scoprire un po’ di più la verità, si torna indietro. Si fa di tutto per allungare i tempi…” – ha insistito l’agente sopravvissuto miracolosamente a via D’Amelio parlando delle ultime dichiarazioni di Maurizio Avola. – Tutte quelle persone che c’erano 30 anni fa, ancora le vediamo in giro, speriamo che si arrivi a un punto ben definito, abbiamo bisogno di sapere la verità“.
Imprenditore veneto prigioniero in Sudan. La famiglia: abbiamo paura. Solo Fdi scrive a Draghi e Di Maio
Il caso dell’imprenditore veneto, Marco Zennaro, da quasi due mesi in carcere in Sudan, portato all’attenzione mediatica da un ampio servizio pubblicato ieri da La Verità, oggi, grazie a Fratelli d’Italia, ha anche ottenuto l’imprimatur della politica. Rilanciato dal Capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale del Veneto, Raffaele Speranzon, che ha annunciato in mattinata di aver interessato il massimo rappresentante del Governo «per la questione che sta tenendo in ansia una famiglia e un intero territorio». Mettendo nero su bianco, nella sua missiva, che: «Ho preparato una lettera da inviare al presidente del Consiglio Mario Draghi perché si prenda carico personalmente della vicenda di Marco Zennaro, l’imprenditore veneziano da quasi due mesi in carcere in Sudan. È una situazione inaccettabile, che mette a rischio la sicurezza e la vita di un nostro connazionale e conterraneo: portiamolo subito a casa».
Imprenditore veneto prigioniero in Sudan: Fdi scrive a Draghi e a Di Maio
Non solo. A quanto si apprende sempre dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, sul fronte politico anche il consigliere regionale del Veneto, in quota Fdi, Enoch Soranzo è intervenuto sul caso. «Ho indirizzato stamane una mia lettera al ministro degli Esteri Luigi Di Maio per chiedere l’immediato intervento del governo per una rapida e positiva risoluzione della controversia che vede il nostro connazionale Marco Zennaro. Attonito per la ricostruzione che i familiari dell’imprenditore hanno affidato alla stampa, come pure», ha affermato Soranzo, «per la notizia dell’uccisione dell’unico testimone che avrebbe potuto scagionare il quarantaseienne veneziano».
Nazionale Cantanti, Sandro Giacobbe: «L’accusa di sessismo è una bufala, cercano follower»
Non ci sta a far passare la Nazionale Italiana Cantanti come un luogo macchiato dal sessismo e, sulla questione delle accuse rivolte dall’attrice dei The Jackal Aurora Leone, fornisce un racconto in controtendenza con quello che ha preso piede in queste ore, scatenando un putiferio e portando alle dimissioni del direttore generale della Nic, Gian Luca Pecchini. Per Sandro Giacobbe, membro storico della Nazionale Cantanti e da sempre nell’organizzazione degli eventi di raccolta fondi per la ricerca con la Partita del Cuore, infatti, tutta la vicenda sarebbe frutto di una «bufala». «Ma quale cacciata dal tavolo perché donna, questa è tutta una bufala per avere più follower», ha sostenuto il cantautore.
Giacobbe: «La Nazionale cantanti sessista? Una bufala»
«La maggior parte delle notizie riportate non ha nessun fondamento. Ci difenderemo rispetto a una grande offesa che ci viene fatta dopo 40 anni di impegno sociale», ha avvertito il cantante offrendo una sua ricostruzione degli eventi incriminati. «Loro tra l’altro giocavano nella squadra della Ricerca, però si sono seduti al tavolo della Nazionale cantanti, per cui gentilmente gli è stato fatto notare che quel tavolo non era il loro e sono stati fatti accomodare all’altro tavolo. Si sono seduti e hanno mangiato. Poi, probabilmente in quella situazione qualcuno ha pensato di cavalcare l’onda per far scoppiare un po’ di rumore mediatico», ha detto, parlando dell’episodio che ha coinvolto Aurora e Ciro e che ha scatenato il trambusto.
Funivia Stresa Mottrone, primi indagati: "Chi è entrato in caserma". Forchettone inserito e freni manomessi: sconvolgente
Primi indagati per l'incidente della funivia Stresa-Mottarone, con la caduta di una cabina che domenica pomeriggio ha provocato la morte di 14 dei 15 passeggeri. Secondo quanto reso noto dall'agenzia AdnKronos, le indagini avrebbero subito in queste ore una brusca accelerazione. Verso le 19 l'ex sindaco e avvocato Canio Di Milia è entrato in caserma a Stresa in qualità di legale, insieme ad alcuni dipendenti dell'impianto che sarebbero stati ascoltati inizialmente come persone informate dei fatti. Ora invece i pm avrebbero deciso di aprire un fascicolo a loro carico.
La pista privilegiata dagli inquirenti infatti è quella dell'errore umano. L'attenzione delle perizie si concentra sul cosiddetto forchettone, una staffa di metallo che disattiva il freno di sicurezza. Nelle foto e nei video di quel che resta della cabina, tra le lamiere se ne scorge uno, mentre l'altro potrebbe essersi staccato a causa dell'impatto o non esserci mai stato. Almeno uno dei freni di sicurezza della funivia, dunque non era inserito. Questo spiegherebbe perché, nonostante la rottura del cavo trainante (anche questo, un aspetto da valutare considerando che i test della manutenzione non avevano evidenziato criticità al riguardo), la cabina non sia rimasta ferma agganciata al cavo portante ma sia slittata all'indietro a 100 chilometri all'ora, fino a scarrucolare fatalmente all'altezza del pilone precedente.
Qualcuno degli addetti all'impianto, è il sospetto, non avrebbe tolto il forchettone, che serve a tenere aperte le ganasce del freno. Il forchettone viene inserito quando la cabina è vuota, per verificarne il corretto funzionamento. Ma se la cabina ospita passeggeri, anche se non a pieno carico, la staffa di metallo va assolutamente tolta.
Filippo Facci sempre in guerra con Travaglio: “Marco porta proprio sfiga”
Filippo Facci torna a sparare ad alzo zero contro Marco Travaglio. Ai primi di aprile aveva scritto:”Occuparsi di Marco Travaglio è inutile: da una parte perché sbugiardarlo regolarmente necessiterebbe di un impiego a tempo pieno, dall’altra perché la sua specialità sono soprattutto le sapienti omissioni”.
Tra Facci e Travaglio una querelle decennale, che è finita anche in tribunale
Tra Facci e il direttore del Fatto del resto non corre buon sangue. Una guerra che dalle rispettive testate si è spostata anche in tribunale. Una querelle decennale che ogni mese si rinnova. Un anno fa, mentre il Covid infuriava, ancora uno scontro. A Facci non piaceva l’epiteto “Bertoleso” coniato da Travaglio a proposito dell’ex capo della protezione civile Bertolaso. E firmò un editoriale in cui definiva Travaglio “il re dello sbaglio”.
La Disney oltre ai cartoon censura anche le affermazioni anticomuniste della regista Chloe Zhao
La Disney, così sollecita nel piegarsi al politicamente corretto quando si tratta dei vecchi cartoon come Dumbo e Gli Aristogatti, non si fa scrupoli nel cercare di censurare le affermazioni contro il regime comunista cinese della regista Chloe Zhao. Quest’ultima ha conquistato tre Oscar con il suo film Nomadland ma è anche la regista del film The Eternals, in cui gli eroi Marvel si uniscono per salvare il mondo. La pellicola uscirà negli Stati Uniti a novembre.
Le affermazioni della regista di Nomadland Chloe Zhao contro la Cina
Ora, è noto che in Cina le affermazioni di Chloe Zhao contro la dittatura sono risultate urticanti al punto che il successo di Nomadland è stato censurato nella patria d’origine della regista. Quest’ultima infatti aveva criticato la Cina definendola “un posto pieno di bugie” e aveva affermato che da adolescente pensava solo ad andarsene. Affermazioni che stridono con la diplomazia della Disney, interessata a piazzare nel mercato cinese il nuovo film The Eternals, un classico pop corn movie. Così ha fatto arrivare ai giornalisti un messaggio chiaro: cercate di edulcorare le affermazioni di Chloe Zhao, facendola passare per una regista affezionata alle sue radici.
Roma, migrante colpisce a sassate un gioielliere a Porta Pia. La vittima: «La gente ha paura»
Nuova aggressione a Roma nella zona di Porta Pia. Un gioielliere è stato preso prima a sassate, poi è stato colpito con una bottiglia da un migrante. La vittima, come scrive ilgiornale.it, è Paolo Peroso, storico gioielliere della zona. Nonché presidente dell’associazione Amici di Porta Pia, da anni in prima linea contro il degrado.
Milano, gioielliere preso a sassate a Porta Pia
Ecco il suo racconto a ilgiornale.it. «È uscito da uno dei sottopassi completamente nudo, gli ho chiesto per due volte di coprirsi perché c’erano delle donne, delle persone anziane ed anche dei bambini, e lui, per tutta risposta, ha preso un grosso sasso e me lo ha tirato contro colpendomi sulla schiena», ha raccontato Peroso.
«Non ho idea della sua nazionalità»
I veri ricchi che Letta ignora: meglio colpire i giganti del web che ammazzano l'economia
Da quando è arrivato in Italia dalla Francia, Enrico Letta ha dimostrato uno stato confusionale da primato olimpico. Mentre infatti l'Italia è sull'orlo di una crisi di nervi per la combinazione maledetta dettata dall'emergenza Covid e dalla incapacità gestionale dei due governi che la stanno affrontando, il politico che tanto piace alla gente che piace si è cimentato su nuovi diritti (ius soli e ddl Zan) come fossero le battaglie della vita e su una nuova tassa da appiccicare addosso ai «più ricchi» al fine di cominciare a ripagare il debito che stiamo cumulando. (Ma non erano soldi da non restituire? A fondo perduto? Garantiti dalla Bce?) Sull'entusiasmo generato dai nuovi diritti, basterebbe ricordare che sarebbe buona cosa presidiare i vecchi diritti mai così maltrattati come negli ultimi anni, cominciando dal diritto al lavoro. Lo sa Enrichetto Letta dello sfruttamento dei lavoratori? Lo sa dei licenziamenti effettuati con logiche padronali in aziende dove lo Stato ci sta mettendo soldi pubblici?
Sulle tasse, invece, al signor Letta diciamo: prima di fare la battaglia sui più ricchi (alcuni dei quali spendono in proporzione e stimolano la domanda interna, ma va beh), perché Letta non butta l'occhio sui regali che stanno facendo a banche, banchieri e multinazionali? La famosa Google Tax al 15 per cento su scala globale è una colossale presa per i fondelli, un ricatto bello e buono: siccome non sanno smontare i paradisi fiscali (paradisi fiscali che l'Unione Europea ha legalizzato di fatto con le normative in Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Malta) ecco che regalano una aliquota unica agli over the top così che potranno accrescere i loro fatturati e cannibalizzare ancor più le realtà produttive penalizzate da una parte dagli ott e dall'altra dai sistemi fiscali nazionali. Altro che la tassa sulla successione da far pagare ai ricchi: qui si continuano a regalare frontiere fiscali alle strabordanti élite perché non si ha la capacità di frenare questi Super Stati paralleli.
PAOLO BORSELLINO PATRIMONIO DELLA DESTRA O DELL’ITALIA INTERA?
-a cura di Simone Paris- Il 19 gennaio del 1940 nasceva a Palermo un Uomo che definire semplicemente magistrato rappresenta una mera riduzione: oggi Paolo Borsellino avrebbe compiuto 76 anni.
Paolo passa la sua infanzia nel quartiere popolare della Kalsa nel centro storico palermitano, dove tra un gioco ed un altro conosce Giovanni Falcone, di otto mesi più grande di lui. L’amicizia tra questi due grandi uomini sarà indissolubile e segnerà profondamente la vita di entrambi.
In questo articolo non intendo realizzare un’agiografia di Paolo Borsellino, atto assolutamente dovuto per le azioni compiute nel corso della sua vita, quanto riflettere sulla sua figura e sulla positiva influenza che ha avuto sulle giovani generazioni.
Cresciuto all’interno di una famiglia con simpatie di destra, Paolo si dedica all’attività di rappresentanza studentesca negli organi scolastici, sia in ambito liceale, dove viene eletto rappresentante d’istituto del liceo classico “Giovanni Meli” di Palermo, che in ambito universitario.
Nel settembre 1958 Borsellino si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo, dove collabora attivamente con la sezione del Fronte Universitario di Azione Nazionale, organizzazione degli universitari missini, di cui diviene membro dell’esecutivo provinciale ed è eletto rappresentante studentesco nella lista FUAN “Fanalino”.
23 maggio 1992, la strage di Capaci. Oggi l’Italia rivive il dolore per il sacrificio di Giovanni Falcone
L’Italia ricorda Giovanni Falcone. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è presente nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo per partecipare alle commemorazioni della strage di Capaci a 29 anni dalla morte del magistrato Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e della sua scorta. Presenti anche il presidente della Camera Roberto Fico e i ministri Cartabia, Carfagna e Bianchi.
29 anni fa la strage di Capaci
Sono passati 29 anni da quel 23 maggio 1992. Una data che nessun italiano potrà mai dimenticare. A Capaci, sulla strada del ritorno da Roma, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro vennero uccisi dalla mafia. Quelle immagini, quell’attentato segneranno per sempre la storia del Paese. Alle 17:58, al passaggio con la scorta per Capaci, 1000 kg di tritolo sistemati all’interno di fustini in un cunicolo di drenaggio sotto l’autostrada esplosero. E investirono in pieno il corteo di auto, uccidendo sul colpo gli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo. Un’ora e sette minuti dopo l’attentato, Giovanni Falcone morì dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione. Francesca Morvillo, sua moglie, morì verso le 22:00.
Covid, ancora in calo vittime (72) e ricoveri (-327). Ma dall’India arriva l’incubo del fungo nero
Buone notizie sul fronte Covid in Italia mentre dall’India scatta un nuovo allarme per la diffusione di una variante definita del fungo nero. Nel nostro Paese, numeri in calo anche oggi, domenica 22 maggio. Sono 3.995 i contagi da coronavirus, secondo i dati regione per regione nel bollettino della Protezione Civile, 72 i morti, che portano il totale a 125.225 dall’inizio dell’emergenza legata al covid-19, ieri le morti erano state 125. Secondo i dati del ministero della Salute, sono il minimo da inizio anno, meno di 100 decessi per la seconda volta a maggio (93 domenica scorsa). Ancora in calo anche i ricoveri. I pazienti che sono entrati nei reparti Covid di tutta Italia sono 327 in meno di ieri, per un totale di 1.410. Sono 48 in tutto i pazienti in terapia intensiva, 20 in meno rispetto a 24 ore fa. Il tasso di positività si è attestato al 2,2%, in aumento dello 0,6% rispetto all’1,6% di ieri.
Covid, allarma dall’India per il contagio da fungo nero
Se in Italia la situazione Covid sembra lentamente migliorare, dall’estero non tutte le notizie sono confortanti. Le autorità sanitarie indiane sono in allarme, oltre che per la dilagante diffusione del virus, anche per un aumento significativo nel paese di casi mortali di “funghi neri”, un’infezione rara chiamata mucormicosi, che ha un tasso di mortalità del 50 per cento: a breve gli stati indiani interessati dovrebbero dichiarare che si tratta di una epidemia. In India sono saliti a più di 8.800 i casi di infezione da fungo nero, in molti casi attribuite all’uso eccessivo di steroidi, impiegati dai medici per curare i milioni di pazienti colpiti dal coronavirus. In India normalmente si registrano meno di 20 casi di fungo nero all’anno: la malattia è molto aggressiva e i chirurghi a volte sono costretti a interventi estremamente invasivi per impedire che le spore raggiungano il cervello dei pazienti, rimuovendo in alcuni casi gli occhi, il naso, la mascella.
Champions League, esultano Milan e Juventus. Resta fuori il Napoli
Le vittorie di Milan e Juventus contro Atalanta e Bologna hanno permesso alle squadre di Pioli e Pirlo di staccare il pass per la Champions. Clamoroso harakiri del Napoli che fa 1-1 contro il Verona e resta fuori: la Vecchia Signora ringrazia
Chi resterà fuori tra Milan e Juventus dalla Champions League? Questo è stato per un'intera settimana il leitmotiv della vigilia dell'ultima giornata del campionato di Serie A e la risposta è questa: nessuna delle due. Entrambe hanno infatti centrato la Champions League vincendo i bianconeri per 4-1 sul campo del Bologna di Mihajlovic e per 0-2 i rossoneri sul campo dell'Atalanta di Gasperini in una gara intensa e nervosa dal primo all'ultimo minuto.
Se al Milan bastava vincere senza guardare sugli altri campi alla Juventus serviva la vittoria e un passo falso di una tra Milan e Napoli con gli azzurri di Gattuso che hanno fatto letteralmente harakiri. La Vecchia Signora, infatti, deve ringraziare gli azzurri che con l'1-1 interno contro il Verona si è di fatto suicidato regalando la qualificazione ai ragazzi di Andrea Pirlo che sembravano, sulla carta, spacciati.
Champions al cardiopalma
Il Milan ha giocato una partita attenta in casa dell'Atalanta senza sbilanciarsi troppo e grazie alla doppietta su rigore di Franck Kessié si è regalato la qualificazione in Champions League a distanza di 8 anni dall'ultima volta con Allegri in panchina. 49punti su 57 conquistati in trasferta dal Diavolo che ha chiuso meritatamente al secondo posto della classifica al termine di una stagione molto positiva ma che ad un certo punto ha rischiato di diventare "fallimentare" senza la Champions.
Maneskin, lo zampino di Macron sulla richiesta di squalifica per "cocaina". Tweet nella notte, chi è Cyril Hanouna
La macchina del fango contro i Maneskin e Damiano David, accusato di aver "sniffato cocaina" in diretta all'Eurovision Song Contest è partita dalla Francia, delusa per il ribaltone della giuria popolare che ha assegnato la vittoria alla rockband italiana beffando la cantante transalpina Barbara Pravi, in testa dopo il televoto. A Parigi si sentivano il trionfo in tasca e non l'anno presa bene.
A scatenare la vergognosa campagna mediatica social contro i Maneskin è però stato soprattutto un uomo di spettacolo, seguitissimo in Francia e molto intimo con il presidente Emmanuel Macron e la moglie Brigitte. Si tratta del comico Cyril Hanouna, che con un tweet notturno ha rilanciato i sospetti su Damiano e ha scritto: "Se fosse confermato che il candidato italiano ha commesso questo gesto, ci vuole davvero una squalifica. Attendiamo le conclusioni dell’inchiesta! Ma se è vero, squalifica! Se è così stanno le cose la Francia deve vincere! Faccio appello alla tv francese, a Eurovision e Emmanuel Macron". Da scherzo e meme social, la questione dunque è diventata diplomatica. A tal punto da indurre il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian a intervenire, in maniera ufficiale: "È la commissione di deontologia che deve risolvere la questione. Se c’è bisogno di sottoporsi ai test, faranno i test".
Vaccino Reithera, bomba della Corte dei Conti su Arcuri: "Stop necessario, manca valido investimento produttivo"
La decisione della Corte dei Conti di bloccare i finanziamenti per il vaccino Reithera ha messo in molti con le spalle al muro, in primis Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per l’emergenza Covid in Italia e amministratore delegato di Invitalia. La Sezione centrale del controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha reso note le motivazioni alla base della ricusazione del visto e della conseguente registrazione del decreto del Ministero dello sviluppo economico n. 549 del 22 febbraio 2021, con cui è stato approvato l’Accordo di sviluppo sottoscritto il 17 febbraio 2021 dal Mise, dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. – Invitalia e dalla Società ReiThera S.r.l., volto a sostenere il programma di sviluppo industriale da realizzare presso lo stabilimento produttivo di Castel Romano, in provincia di Roma. "L’assenza di un valido e sufficiente investimento produttivo, ai sensi degli artt. 5, 14 e 15 del D.M. 9 dicembre 2014, non ha, pertanto, consentito di ammettere al visto di legittimità l’atto in esame”, quanto si legge nella deliberazione.
In particolare, viene fatto notare, "tale programma prevedeva un progetto di investimento finalizzato all’ampliamento dello stabilimento produttivo sito in Castel Romano e un progetto di ricerca industriale e sviluppo sperimentale destinato a completare la sperimentazione clinica (studi clinici di fase 2 e 3) del vaccino anti Covid-19. La Sezione ha ritenuto il progetto di investimento proposto inconciliabile con la condizione posta dall’art. 15, comma 1, del DM 9 dicembre 2014, secondo cui le spese sono ammissibili 'nella misura necessaria alle finalità del progetto oggetto della richiesta di agevolazioni' e non, come invece risulta dal progetto presentato, per le finalità generali - produttive o di ricerca, anche per conto terzi – perseguite da ReiThera, né per le ancor più generali finalità di rafforzare la consistenza patrimoniale dell’impresa”.
Coronavirus, Massimo Cacciari contro i catastrofisti: "Ora basta, riprendiamoci le nostre vite"
“Non capisco il senso”: Massimo Cacciari si è detto fortemente contrario allo “stato di supercontrollismo” nel quale rischiamo di trovarci anche dopo l’esperienza del Covid. Il filosofo invoca il ritorno a una normalità vera e propria. “Perché dovrebbe esserci una normalità con paura? Una volta che siamo vaccinati, una volta che i contagi diminuiscono drasticamente e si arriva a un fenomeno completamente sotto controllo, per quale cavolo di motivo bisogna continuare ad avere paura?”, ha detto in un’intervista al Giorno. E ancora: “Smettiamola con questa retorica delle guerre”.
Scagliandosi, poi, contro gli esperti più pessimisti, Cacciari ha fatto un appello: “Invece di insistere negli allarmi e nel mettere in atto interventi di demenziale controllismo, gli scienziati i decisori dovrebbero dedicarsi a capire come rimuovere le cause di questi fenomeni che sono stranote: gli sconquassi che in tante parti del mondo avvengono nel nostro scambio con le specie animali e vegetali e con l’ambiente”.
L’unico modo per venire fuori dal circolo vizioso della paura, secondo il filosofo, è la razionalità: “Se ne esce perché in parte finisce e perché ci rendiamo conto che le emergenze hanno una causa e la causa può essere rimossa”. Infine una nota di apprezzamento per l'attuale presidente del Consiglio: “Mi pare che da quando c’è Mario Draghi si stia uscendo dalle chiusure e dal normativismo estremo. Ci si affida di più all’intelligenza delle persone senza paternalismi”.
Pollo e salmonella, "cosa non dovete fare". Pericolo sanitario, allerta choc
Negli Stati Uniti è allerta salmonella. L’allarme è stato lanciato dal Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), ossia l'organo di controllo della sanità pubblica Usa, che ha diffuso un comunicato per esortare coloro che hanno pollame da cortile a prestare la massima cautela e in particolare a "non baciare o coccolare il pollame del cortile e non mangiare o bere intorno a loro. Questo può diffondere germi di salmonella alla bocca e fare ammalare".
L'avviso, come riferito dal quotidiano Usa Today online e riportato dall’Ansa, è stato diffuso dopo che un'indagine ha scoperto che 163 persone in 43 stati hanno confermato di essere state ammalate dai batteri. Al momento non ci sarebbero morti, ma l'agenzia ha annunciato che un terzo dei casi confermati finora sono bambini di età inferiore ai 5 anni.
Nello specifico, la salmonellosi provocata dal batterio della Salmonella è un'infezione dell'apparato digerente che si presenta con sintomi specifici ed è spesso causata dall'ingestione di cibo crudo contaminato. I sintomi più frequenti sono vomito, dolori, febbre e diarrea. La salmonellosi viene trasmessa soprattutto ingerendo alimenti contaminati da feci (di animali o di umani) infette che, a vedersi e odorarsi, non sembrano mostrare alcun difetto. Di solito gli alimenti che contengono i batteri sono per lo più crudi e di provenienza ovina.
Vaccini, Figliuolo striglia le Regioni. Toti: «Le stravaganze? Se la prenda con chi l’ha preceduto»
Un messaggio rivolto alle Regioni perché facciano di più per coinvolgere i medici del Servizio sanitario nazionale nella somministrazione dei vaccini, «tenendo sempre prioritario il completamento della copertura della popolazione vulnerabile e fragile». C’è anche questo nelle “Linee guida per la prosecuzione della campagna vaccinale” inviate dal generale Francesco Paolo Figliuolo ai ministri della Salute e degli Affari regionali, al presidente della Conferenza delle Regioni e a tutti i governatori. Il richiamo, però, ha suscitato qualche malumore, al quale ha dato voce il presidente della Liguria, Giovanni Toti. «Se sui vaccini c’è stata qualche stravaganza prima dell’arrivo del generale Figliuolo citofonare ai governi precedenti e al Parlamento, non alla Conferenza delle Regioni», ha detto Toti.
Figliuolo alle Regioni: «Sui vaccini coinvolgere i medici»
«Reputo necessario invitare Regioni e Province autonome ad aumentare in maniera graduale il contributo assicurato» da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, farmacisti e altri operatori del Ssn «alle vaccinazioni giornaliere, mantenendo in fase intermedia e di transizione dello sviluppo del piano, completamente operativi gli Hub vaccinali», si legge nelle Linee guida del generale Figliuolo. L’obiettivo è «realizzare un sistema di vaccinazioni sostenibile e stabile nel tempo, senza dover ricorrere a misure emergenziali» anche in vista delle seconde dosi. Nella premessa Figliuolo ricorda il «numero considerevole» di medici che hanno espresso la volontà di aderire alla campagna vaccinale, che «permetterebbe di incrementare notevolmente la capacità di inoculazione giornaliera», pur tenendo conto delle potenziali criticità logistiche.
Mr. Dracula-Visco ora sta con Speranza. E ha mandato a Draghi il suo piano tasse
Lo avevano soprannominato “Mr. Dracula”, e anche per questo è difficile dimenticarsi Vincenzo Visco, l'uomo delle cento tasse dell'ultimo terribile governo guidato da Romano Prodi. Gli italiani pensavano che il tassatore terribile dopo gli schiaffi elettorali di quell'epoca fosse andato definitivamente in pensione (l'età lo consentiva).
Macchè! Visco è tornato in servizio permanente effettivo al fianco di Roberto Speranza come tanti fuoriusciti del Pd, e oggi in una intervista a La Stampa fa sudare freddo a tutti svelando di avere inviato a nome di Mdp le sue proposte fiscali a Mario Draghi, su cui accetta - bontà sua - anche una mediazione.
Ma poi tuona: “quello che non è accettabile è la filosofia da ancien regime, come questa che emerge con la polemica contro una imposta di successione ragionevole, in base alla quale i ricchi non devono pagare le tasse”. Figurarsi se Visco non godeva per la strampalata proposta di Enrico Letta. Ma anche lui come il segretario del Pd sembra privo di memoria: l'attuale tassa sulle donazioni e le successioni che fa loro tanto orrore, porta la firma proprio di Visco e Letta, e risale al 2007. Mica è più quella di Silvio Berlusconi o frutto di un governo del centrodestra...
Visco però riesce perfino ad essere più serio di Letta, che accusa di inutile populismo sui giovani: “Sono contrario all'uso che Letta propone di fare di quei soldi, perché sono contrario alle erogazioni a pioggia, ai bonus, ai sussidi monetari e ritengo che le politiche per i giovani debbano riguardare il loro futuro, la loro formazione, la scuola. Ci sono tantissime cose che si possono fare prima di dare loro 10 mila euro cash da sprecare...”.
Zaia: «Esenzione del ticket a vita per i guariti dal Covid. Sono i reduci della terza guerra mondiale»
L’emergenza Covid è dietro le spalle. Ma guai ad abbassare la guardia. Il Veneto vanta numeri da zona bianca. Parola di Luca Zaia che in diretta, come ogni venerdì, fa il punto sulla curva dei contagi e la campagna vaccinale.
Zaia: abbiamo numeri da zona bianca, via il coprifuoco
Le cifre sono più che rassicuranti. L’incidenza è la più bassa di sempre da quando è iniziata l’emergenza. «Sono 274 i nuovi contagi Covid nelle ultime 24 ore su 31.295 tamponi”, illustra il governatore del Veneto. “Ad oggi sono 11mila i positivi, dimezzati in una settimana. Sono 868 i ricoverati (-35), 770 in area non critica e 98 (-34) in intensiva (-1)”. Addio alle misure più restrittive. A cominciare dal coprifuoco. Orami un tabù. “Vista l’evoluzione del contagio potremmo pensare di eliminarlo”, ha detto ieri sera a Dritto e Rovescio su Retequattro”.
Buone notizie sul fronte del turismo, interno ed estero
Il coprifuoco è difficile da giustificare dal punto di vista sanitario, ha aggiunto. “Comunque il Veneto cesserà il coprifuoco dal 7 giugno perché saremo zona bianca». Notizie positivi anche sul fronte della ripresa. E del turismo. “Le prenotazioni stanno andando bene. In accelerazione le richieste dall’Italia e dall’estero. Però la componente dell’intrattenimento notturno fa parte dell’offerta turistica quindi non deve essere trascurata”.
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