La vaccinazione in Italia prosegue bene, resta da convincere solo quella parte di popolazione che non si immunizza "per paura", spaventata da tutte queste fake news che circolano sul vaccino. "È vero che siamo l'unico Paese in Europa e tra i pochissimi al mondo ad avere il Green pass obbligatorio per chiunque debba lavorare. Ma siamo il Paese che ha sofferto di più sommando lo spaventoso numero di 130mila morti con le conseguenze devastanti per l'economia e la società", premette Bruno Vespa nel suo editoriale su Il Giorno.
"Abbiamo una ripresa da 'miracolo economico' e sarebbe da irresponsabili interrompere o semplicemente rallentare questo circuito virtuoso. Dobbiamo arrivare presto a coprire quel dieci per cento (forse anche meno) di persone da vaccinare che ci serve per raggiungere una ragionevole sicurezza globale", prosegue il direttore di Porta a porta. "La maggior parte di chi ancora non vuole vaccinarsi lo fa per paura".
La lobby del gioco e i soldi al pensatoio di Letta
Il premier nel 2011 ha ricevuto un finanziamento di sponsorizzazione da Lottomatica e Sisal
Tutto è incominciato con il servizio delle Iene sulle lobby che, secondo un collaboratore di un senatore, pagano alcuni parlamentari per fare pressioni e modificare le leggi in Commissione. Un assist perfetto, colto al volo dal Movimento 5 Stelle, che oggi si presenterà nell’aula di Palazzo Madama per denunciare «anni di intrecci di interessi tra la politica e la lobby del gioco». A leggere l’interrogazione sarà Giovanni Endrizzi, il senatore veneto che al Sert di Rovigo si occupa delle patologie generate dalla dipendenza dall’azzardo.
Il M5S chiederà l’attenzione del Parlamento soprattutto su un nome : Enrico Letta. Proprio il premier che nel 2011, quando era semplice deputato Pd, ha ricevuto un finanziamento come sponsor per il suo think tank VeDrò, da parte di Lottomatica e Sisal, due multinazionali dell’azzardo, la seconda dal 2010 presieduta dall’ex ministro di Prodi, Augusto Fantozzi. La cifra del contributo si aggira intorno ai 20 mila euro.
“Bella Ciao” e pugni chiusi: a piazza San Giovanni la passerella di sinistra beffa il silenzio elettorale
Pugni chiusi, Avanti popolo, bandiere rosse e l’immancabile Bella Ciao, che ha chiuso il comizio. Pardon, la manifestazione. A piazza San Giovanni oggi ha fatto sfoggio di sé tutto l’armamentario tipico della sinistra più a sinistra, ma a sentire gli organizzatori in piazza c’era «l’Italia». Si badi bene, però, non un’Italia qualsiasi, ma «l’Italia migliore» come non ha mancato di rivendicare la capogruppo di Leu al Senato, Loredana De Petris. Insomma, tutto come da copione, compreso l’immancabile vizio della sinistra di mettersi su un piedistallo, che in questo caso aveva la forma di un palco. Il palco antifascista.
Landini pressa il governo sull’agenda politica
Gli organizzatori hanno parlato prima di 100mila, poi di 200mila partecipanti. La Questura ha nettamente ridimensionato il dato a 60mila. Si tratta comunque di un numero di tutto rispetto, ma abbastanza per sostenere, come ha fatto il leader della Cgil, Maurizio Landini, che «tutta Italia vuole cambiare questo Paese»? Il leader Cgil non si è limitato a dire che «tutta Italia vuole chiudere con la violenza», ma anche che «vogliamo essere protagonisti del cambiamento economico. Tutto il governo assuma questa sfida e apra una fase di cambiamento sociale del Paese». Insomma, va bene l’antifascismo, va bene il ripudio della violenza, va bene la solidarietà, ma perché farsi sfuggire l’occasione di mettere in chiaro che qua si rivendicano anche i temi prettamente legati all’agenda politica?
Pasolini e quella profezia sugli antifascisti
«Nulla di peggio del fascismo degli antifascisti» scriveva Pier Paolo Pasolini sulle pagine del Corriere della Sera, nell’ormai lontano 16 luglio 1974, in Scritti Corsari.
Una frase che oggi suona più vera che mai nel contesto sociopolitico che il nostro paese sta attraversando, sempre più omologato e conformato ad una lingua tutta nuova: fatta di diffamazione e censura (in tutte le sue forme, anche storiche), verso i simboli del passato. Con una sinistra, come già lo era al tempo di Pasolini il PCI, sempre più asservita al capitale, burocratizzata e distaccata dal popolo e dalla realtà.
I sindaci rossi sfidano Letta e minacciano di farsi un partito: «Siamo noi a vincere. Vogliamo contare»
“Non capiscono che noi sindaci facciamo la differenza. Si ricordano di noi solo alle amministrative per poi dimenticarsi di noi alle politiche”. È l’accusa che serpeggia tra i primi cittadini della sinistra all’indirizzo dei vertici del partito. Tra i più arrabbiati il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che è anche sindaco a Bari. Che si sfoga con Repubblica e manda a dire a Letta che i sindaci non ci stanno a farsi mettere i piedi in testa. E che potrebbero anche decidere di contarsi al prossimo congresso.
I sindaci sfidano Letta: vogliamo contare di più
“O la musica cambia o faremo nascere un nostro partito dentro il Pd”. Una minaccia che ha il suo fondamento. Il Pd non valorizza i suoi sindaci, trascura il territorio e se ne ricorda solo a ridosso delle comunali. “Che il centrosinistra di solito vince, per poi soccombere alle elezioni generali”, fa notare Decano. La prova che l’asso vincente della sinistra è rappresentato dagli amministratori locali, non dai soloni di Roma.
Decaro a Letta: siamo noi a vincere le elezioni
“Negli ultimi 20 anni, le politiche le abbiamo sempre perse”, incalza il presidente dell’Anci, abbiamo governato con i voti degli altri. Se il 4 ottobre avessimo votato anche per il Parlamento, forse non avremmo avuto il medesimo esito delle amministrative. È qui lo sbaglio: pensare che il successo di 10 giorni fa dipenda da strategie nazionali replicabili tout court”. Insomma gratta gratta sono i sindaci che vincono le elezioni. E fa l’esempio delle europee del 2019. “Prendete me: nella stessa urna tutto il centrosinistra alle Europee fece il 21%, io arrivai al 67”.
Lo spettro del partito dei sindaci dentro il Pd
I sindaci che sono stanchi di aspettare e di coprire una classe dirigente lontana e litigiosa. E lanciano un messaggio molto chiaro al segretario. “Non ci basta più essere solo ascoltati, vogliamo entrare nei luoghi dove si prendono le decisioni, essere utilizzati per fare proposte al Paese. Invece nel Pd continuano a comandare le correnti che da quando c’è Letta sono persino aumentate”. Se non lo farà Decano paventa il rischio di un partito nel partito. Sta lanciando un’Opa sul Pd?, chiede la giornalista di Repubblica? Al prossimo congresso, se continua questo andazzo, il partito dei sindaci ci sarà. E farà sentire la sua voce, fa capire chiaramente Decano. Anche se non è detto che il candidato segretario debba essere un sindaco. In pole position Bonaccini, il governatore dell’Emilia Romagna, che tempo mal-sopporta i diktat romani. “Sappiamo vincere le elezioni e governare bene i territori. Per il Pd è un’opportunità”, insiste il primo cittadino di Bari. Letta è avvisato.
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Tamponi a 72 ore, Matteo Bassetti si infuria: "La più grossa stupidaggine da quando è iniziato il Covid"
Un’enorme stupidaggine”. Matteo Bassetti, Direttore Clinica Malattie Infettive Policlinico San Martino di Genova, non usa mezzi termini nel commentare la proposta di chi chiede di spostare a 72 ore il limite per la validità per avere il green pass per chi si sottopone ad un tampone rapido. L’infettivologo, ai microfoni di Un Giorno da Pecora su Rai Radio1, si arrabbia sull’argomento: “È la più grossa stupidaggine che abbia sentito in un anno e mezzo. Il tampone ha senso se fatto a fresco. Se oggi faccio un tampone, secondo le regole vale fino a lunedì, quando rientro al lavoro. Se vogliamo avere delle sicurezze relative al fatto che ai non vaccinati non siano portatori di virus bisogna stringere di molto la finestra a 24 ore, non allargarla a 72”.
Massimo Cacciari contro la sinistra: "Allarme-fascismo? Realistico come un'astronave in un buco nero"
"Il pericolo 'fascista' è realistico come l’entrata di un’astronave in un buco nero": Massimo Cacciari smonta l'allarmismo che si è diffuso dopo la protesta No-Green pass a Roma, poi degenerata con l'assalto alla sede della Cgil e con scontri violenti tra polizia e manifestanti. Per il filosofo, è sbagliato paragonare i due momenti storici: "Le condizioni storiche, sociali, culturali di quel caratteristico fenomeno totalitario non hanno alcun remoto riscontro nella realtà attuale di nessun Paese". Basti pensare che un secolo fa, scrive Cacciari su La Stampa, il fascismo trovò l’appoggio di settori decisivi dell’industria, della finanza e di importanti apparati dello Stato. Cosa che adesso non avviene.
Secondo il filosofo, "i movimenti che si richiamano a quella tragedia sono farse, per quanto dolorose, che nulla politicamente potranno mai contare". Cacciari ha spiegato anche che "decenni di stati d'emergenza" certo non favoriscono un regime democratico. Allo stesso tempo però ha scritto: "Più difficile è tener salda quell’idea di democrazia, più diventa necessario. E, per carità, tranquilli: nessun fascismo sarà comunque nei nostri destini". Il pericolo che tutti rischiano di correre oggi è un altro, stando all'analisi fornita dal filosofo.
QUANDO LEONARDO SCIASCIA ANNUNCIO’ LA NASCITA DEL “CRETINO DI SINISTRA”
C’è un libro di Leonardo Sciascia, “Nero su Nero”, uscito nel 1979 e recentemente riproposto da Adelphi, che nelle sue ultime pagine contiene un annuncio clamoroso:
“Intorno al 1963 si è verificato in Italia un evento insospettabile e forse ancora, se non da pochi, sospettato. Nasceva e cominciava ad ascendere il cretino di sinistra: ma mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare. Si credeva che i cretini nascessero soltanto a destra, e perciò l’evento non ha trovato registrazione. Tra non molto, forse, saremo costretti a celebrarne l’Epifania”.
Naturalmente è sempre stato facile (e lo è anche oggi) individuare, mettere all’indice e fustigare il cretino di destra, di centro o il cretino generico e apolitico. Ma quello di sinistra no. Tuttora si fa fatica a trovare segnalazioni delle sue gesta nelle narrazioni ufficiali del nostro tempo che sono i giornali.
Lo scrittore siciliano – pur avendo un rapporto di prossimità con la Sinistra – aveva notificato l’evento epocale della sua nascita sperando se ne seguissero le imprese, ma sapeva che sarebbe stato deluso.
Lui del resto aveva un interesse speciale per i cretini di ogni tipo. E proprio in quel libro aveva colto una svolta antropologica, lamentando il fatto che non ci sono più i cretini di una volta.
S’imponevano nuove tipologie di stupidità umana: “È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia cretino… e dunque una certa malinconia, un certo rimpianto tutte le volte ci assalgono che ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l’olio e il vino dei contadini”.
Vespa smaschera i compagni seguaci del Duce
Scrittori, giornalisti e artisti: erano molti quelli che volevano collaborare alla rivista fondata nel 1940 da Giuseppe Bottai, gerarca illuminato ma anche il più feroce sostenitore delle leggi razziali
Il numero dei voltagabbana tra gli intellettuali alla caduta del regime fu clamoroso. Giuseppe Bottai era il politico più illuminato del fascismo sul piano culturale, ma anche il più feroce sostenitore delle leggi razziali. Ebbene, la sua rivista «Primato» fu pubblicata dal 1940 (quando le leggi razziali avevano già consumato i peggiori misfatti) e chiuse solo con la caduta del regime il 25 luglio 1943. In quegli anni, Bottai poté contare sulla fervida collaborazione del meglio della cultura italiana: Giorgio Vecchietti (condirettore), Nicola Abbagnano, Mario Alicata, Corrado Alvaro, Cesare Angelini, Giulio Carlo Argan, Riccardo Bacchelli, Piero Bargellini, Arrigo Benedetti, Carlo Betocchi, Romano Bilenchi, Walter Binni, Alessandro Bonsanti, Vitaliano Brancati, Dino Buzzati, Enzo Carli, Emilio Cecchi, Luigi Chiarini, Giovanni Comisso, Gianfranco Contini, Galvano Della Volpe, Giuseppe Dessì, Enrico Emanuelli, Enrico Falqui, Francesco Flora, Carlo Emilio Gadda, Alfonso Gatto, Mario Luzi, Bruno Migliorini, Paolo Monelli, Eugenio Montale, Carlo Muscetta, Piermaria Pasinetti, Cesare Pavese, Giaime Pintor, Vasco Pratolini, Salvatore Quasimodo, Vittorio G. Rossi, Luigi Russo, Luigi Salvatorelli, Sergio Solmi, Ugo Spirito, Bonaventura Tecchi, Giovanni Titta Rosa, Giuseppe Ungaretti, Nino Valeri, Manara Valgimigli, Giorgio Vigolo, Cesare Zavattini. Musicisti come Luigi Dallapiccola e Gianandrea Gavazzeni. Artisti come Amerigo Bartoli, Domenico Cantatore, Pericle Fazzini, Renato Guttuso, Mino Maccari, Mario Mafai, Camillo Pellizzi, Aligi Sassu, Orfeo Tamburi.
Regno Unito sotto choc: David Amess è morto. Per il deputato conservatore fatali le molteplici coltellate
Il deputato conservatore britannico David Amess è morto dopo essere stato accoltellato più volte. Lo ha reso noto la polizia dell’Essex su Twitter. «Quando siamo intervenuti lo abbiamo trovato ferito. È stato curato sai servizi di emergenza, ma purtroppo è morto sul luogo», ha detto la polizia.
Sir David Anthony Andrew Amess, 69 anni, è stato accoltellato oggi durante un incontro con gli elettori, sedeva in parlamento per il partito conservatore da 38 anni, ma non è mai stato ministro. Deciso sostenitore della Brexit, si era impegnato in molte campagne per i diritti degli animali, compresa quella contro la caccia alla volpe. Di fede cattolica, era sposato e padre di cinque figli, fra cui l’attrice Katie Amess. Dal 1983 è stato il deputato del collegio di Basildon, per poi passare nel 1987 a quello di Southwest end. Era contrario all’aborto e al matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Green pass, il M5S ci ripensa e sconfessa Conte: si allarga a macchia d’olio il fronte del no
Per il M5S non è più tempo di post come quello apparso sul Blog di Beppe Grillo nel 2010, dal titolo: “Di vaccino si può morire”. Ed è stato lo stesso leader del Movimento Giuseppe Conte, ospite a ‘Di Martedì’, a ribadire l’attuale linea del M5S: favorevole al vaccino anti-Covid e al Green Pass. L’ex premier in quella occasione aveva affermato che “in passato” qualche “dubbio sui vaccini” è stato espresso da persone. Che poi “hanno abbandonato il Movimento”. Oggi il cambio di scena: nel giorno in cui entra in vigore l’obbligo sui luoghi di lavoro dal corpaccione parlamentare pentastellato trapela una certa insofferenza verso la misura. Mai del tutto amata dai grillini o almeno da una parte di loro.
Si allarga il fronte del no alla certificazione verde. Dopo avere “criminalizzato” Giorgia Meloni, che da subito aveva visto lungo sulle contraddizioni di questo provvedimento, ora i grillini fanno l’ennesima giravolta. I pentiti del Green pass. Il deputato Gabriele Lorenzoni per esempio si iscrive senza remore al fronte del No: “Imporre un tampone ogni due giorni sul posto di lavoro a chi ha scelto liberamente di non vaccinarsi”, rimarcacon l’Adnkronos, “è discriminatorio; perché individua in una condizione personale (il fatto di non essere vaccinato) una nesso di causalità per cui viene considerato un potenziale infetto, senza nessuna base scientifica”.
Soumahoro contro il Green pass: “Discriminatorio”. Anche lui è un pericoloso no vax?
Aboubakar Soumahoro, sindacalista ivoriano naturalizzato italiano, può essere definito molte cose, ma di certo alcune parole non le prenderei in considerazione: fascista, razzista, no vax sono alcune di esse. Certo, non è il colore della pelle a pregiudicare che rientri in queste categorie, quanto il suo impegno politico e le sue idee professate con forza. Eppure, anche lui è contro il Green pass, definito come “discriminatorio” a migliaia di follower.
Soumahoro, una vita di “sinistra”
Aboubakar Soumahoro ha espresso, un po’ come tutto il mondo della sinistra, solidarietà alla Cgil per l’assalto subito a Roma lo scorso sabato. “Sempre al fianco di chi subisce violenze squadriste perché come ieri oggi occorre Resistere”, ha scritto il sindacalista. E si dice anche sodale di Mimmo Lucano e padre Zanotelli, con i quali ha partecipato alla marcia della Pace di Assisi.
"Green pass follia istituzionale". Parla Edoardo Polacco, l'organizzatore della manifestazione del Circo Massimo
Da venerdì 15 ottobre il green pass è obbligatorio per accedere sul luogo di lavoro e la piazza torna a riunirsi per urlare il proprio dissenso verso questo provvedimento e per «difendere la Costituzione». È questo a grandi linee il manifesto politico della manifestazione “No green pass, sì alla Costituzione”, organizzata dall’avvocato penalista Edoardo Polacco, noto per aver difeso alcune delle mamme di Bibbiano. La manifestazione vedrà sul palco diversi interventi, tra politici, avvocati e medici. Contestualmente è stato proclamato anche uno sciopero generale ad oltranza di lavoratori e consumatori. Sebbene il promotore escluda il rischio di derive violente, lo stesso non pensa il Viminale che ha varato misure di prevenzione rafforzate e blindato tutti i palazzi istituzionali che potrebbero essere presi d’assalto da frange estremiste, proprio per la particolarità del tema oggetto della manifestazione.
Avvocato Polacco, qual è il suo parere in merito al provvedimento del green pass?
«Un parere ovviamente negativo. Si tratta di un provvedimento che lede l’articolo 1 della Costituzione italiana, motivo per il quale abbiamo proclamato lo sciopero del lavoro e del consumo. Hanno aderito anche aziende e persone che hanno il green pass, tra cui il colosso Ikea. Abbiamo invitato tutti a fermarsi e a non consumare. Occorre dare un forte segnale di democrazia».
Roberto Gualtieri fece Che Guevara: i segreti dell'ex ministro candidato a sindaco di Roma
A vederlo oggi con quel sorriso pacioso, l'eloquio cantilena davanti a cui l'uditore fatica a tenere gli occhi aperti, ben pochi lo immaginerebbero. Ma Roberto Gualtieri ha avuto anche un suo momento Che Guevara nella vita. Nato e cresciuto comunista, regolarmente iscritto al PCI fin da metà degli anni Ottanta, l'attuale candidato sindaco di Roma ebbe la sua sbandata movimentista. Sì, proprio l'uomo che sarebbe stato un giorno coccolato dai grandi della Finanza, che avrebbe parlato da pari a pari con Angela Merkel e i presidenti francesi che si sono succeduti grazie alla poltronissima alla guida della commissione Bilancio del parlamento europeo, divenne nel 1990 il leader della pantera all'interno di filosofia alla Sapienza.
In prima fila ad occupare la facoltà, a gridare contro il governo di Giulio Andreotti e soprattutto contro il ministro dell'Università, il mite Antonio Ruberti che provava l'ennesima riforma. A gridare contro i poteri forti, a contestare l'informazione, a mettere nel mirino anche se non era ancora sceso in politica, Silvio Berlusconi, che secondo Gualtieri e amici era dittatore ancora senza ipotetica dittatura. Un giovane Michele Santoro dedicò in diretta una puntata intera della sua trasmissione nella mitica Rai Tre rossa, e misero in croce il povero Mario Cervi in collegamento con un'aula densa di studenti occupanti. C'era Gualtieri, c'erano anche tanti altri volti che sarebbero divenuti noti.
No Green pass, protesta al porto di Trieste: i camion tornano indietro, le prime avvisaglie del caos
E venne il giorno, questo venerdì 15 ottobre: scatta l'obbligo di Green pass al lavoro. Fari puntati sul porto di Trieste, uno dei possibili epicentri dello scontro. In prima linea ecco Stefano Puzzer, leader della protesta dei portuali: "Chi vuole lavorare lo fa", taglia corto. Insomma, sembra smentire il "blocco a oltranza" annunciato dal Coordinamento dei lavoratori portuali.
E ancora, Puzzer aggiunge: "Ieri abbiamo fatto un'assemblea e abbiamo deciso che chi vuole entrare lo può fare perché alcuni nostri lavoratori hanno espresso la volontà di farlo".
E così, come riporta Repubblica, "alcuni lavoratori portuali che non aderiscono alla manifestazione hanno effetti regolarmente raggiunto la loro postazione, ma sono già circa un migliaio le persone raggruppate davanti al Varco 4 del Porto di Trieste, luogo di ritrovo della manifestazione annunciata dal Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste".
Alitalia e le spese pazze, quei soldi buttati per "provare" gli alberghi
Certo, a sapere che ieri sera è stato l'ultimo giorno della sigla Alitalia sui cieli del mondo, può scappare anche una lacrimuccia. Destinata magari presto ad asciugarsi, perché quel marchio è ancora all'asta, e può essere che se lo accaparri Ita. Ma la lacrima è sacrosanta per migliaia di piloti, assistenti di volo, dipendenti delle aree commerciali, che da oggi si trovano senza posto di lavoro pur avendo grande esperienza e grandi qualità professionali.
Tocca allo Stato pensarci, e c'è anche la speranza che la loro qualità consenta se non a tutti almeno a molti di trovare un altro impiego. Lo auguriamo di cuore a tutti. Ma la storia di Alitalia non è stata costellata solo da questa qualità umana e professionale. Anzi. E' stata soprattutto la storia di un pozzo senza fondo che ha assorbito miliardi e miliardi di euro di tasse degli italiani, anche di quelli che non sono mai saliti nemmeno una volta a bordo.
Negli anni Settanta-Ottanta ha avuto vita parallela alle storture della prima Repubblica, diventando in gran segreto talvolta la lavatrice talvolta il corriere dei finanziamenti illegali alla politica, anche quelli provenienti dall'estero.
No Green pass, primo giorno di obbligo al lavoro: manifestazioni in tutta Italia con il rischio paralisi
Il popolo no green pass torna in piazza da Nord a Sud nel giorno che segna l'entrata in vigore dell'obbligo per le aziende pubbliche e private, con le forze dell'ordine allertate per contenere eventuali tensioni e disordini. Se a Roma è stato scelto il Circo Massimo per il sit-in allo scopo di contenere «un numeTo maggiore di persone», a Milano la questura è pronta a presidiare i luoghi più sensibili della città dove i manifestanti, senza alcun avviso di preallerta, si troveranno fin dalle 10 del mattino. Il tam tam è partito dai social dove si sono dati appuntamento davanti al Tribunale e all'Università Statale, ma anche all'Arco della Pace dove si terrà la manifestazione più importante.
Disagi e tensioni potrebbero scoppiare in città anche per il trasporto pubblico, oltre all'incognita relativa alle aziende che si troveranno a gestire i controlli dei propri dipendenti. Ma oggi sarà una giornata calda anche su altri fronti. Critica anche la situazione nei porti, dove blocchi e proteste rischiano di bloccare anche un comparto delicato come il trasporto merci via mare. Sul piede di guerra però ci sono anche gli autotrasportatori che hanno chiesto di posticipare l'obbligo per il comparto, senza però ottenere nulla. Un settore questo che potrebbe davvero mettere in ginocchio il Paese, se decidesse di fermarsi visto che su gomma passa oltre il 90% delle merci in Italia. Un allarme che viene rilanciato anche dal segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri, intervenendo alla trasmissione in radio condotta da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari: «Non mi aspetto un venerdì nero ma un venerdì complicato, quello si. Non escludo blocchi stradali, abbiamo segnali di difficoltà in giro e ci stiamo lavorando, vogliamo far si che si trovi una soluzione». La linea del governo però non cambia: nessun passo indietro.
Sansonetti: “Nemmeno il Pci pensò di eliminare il Msi. Sciogliere Forza Nuova è un’idiozia”
In Italia sono rimasti pochi libertari veri e uno di questi senza alcun dubbio è Piero Sansonetti. Il direttore del Riformista mostra come al solito di non avere alcun timore reverenziale nei confronti della grancassa politica e mediatica. E pure sull’ipotesi di sciogliere Forza Nuova non le manda a dire.
Sansonetti: “Sciogliere Forza Nuova? Un’idiozia”
“Un’altra idiozia. Se ogni volta che ci sono incidenti mettiamo fuori legge coloro che partecipano alle manifestazioni allora metteremo fuori legge tutti”, tuona Sansonetti in un’intervista rilasciata oggi a Il Giornale. “E i militanti di sinistra sono quelli che farebbero fuori per primi. Non ha nessun senso a meno che non si voglia creare un regime. Io sono anche contrario ai reati di apologia, figuriamoci”. Secondo Sansonetti si tratterebbe difatti di “reati di opinione”, e “nessun pensiero per me andrebbe punito, punire i pensieri è ignobile. Penso ci sia qualcosa di fascista nel proibire i pensieri. Tutte le azioni repressive sono fasciste”.
Lo strappo di Roberto Giachetti: non firmerò e non voterò la mozione per sciogliere Forza Nuova
"Non firmerò e non voterò la mozione per sciogliere Forza Nuova". Il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti si smarca dalla retorica di centrosinistra: “Una decisione del genere in uno stato democratico deve essere presa sulla base del diritto e non sulla base dell’emotività o, peggio, della opportunità politica. Non è un caso se gli unici due precedenti non sono maturati per una decisione politica ma a seguito di decisioni della magistratura in ossequio a quanto prevede la legge Scelba”.
Secondo Giachetti è stato grave l’assalto alla sede della Cgil, che va condannato come la sua matrice fascista, ma la situazione è imparagonabile a quella degli anni Settanta quando vennero sciolti Ordine nuovo e Avanguardia nazionale: “ci misuravamo con atti terroristici, la violenza era quotidiana, caddero a terra servitori dello Stato come il giudice Occorsio. Qualcuno davvero in buona fede puó paragonare quel clima, quelle organizzazioni e quei crimini con i fatti, pur gravissimi, accaduti sabato o più in generale in questi anni?”. Qualcuno in realtà li paragona in queste ore. Ma il sospetto di Giachetti è fondato: la grande assente in questa vicenda è proprio la buona fede…
I portuali di Trieste: «Bloccheremo tutte le operazioni al porto ma niente scontri con la polizia» – L’intervista
A Open parla il portavoce dei portuali di Trieste, diventati capifila del movimento contro il Green Pass: «Dal 15 ottobre il porto di Trieste non sarà operativo a partire dalle 7»
Non hanno intenzione di fare un passo indietro. I portuali di Trieste sono determinati e disposti a tutto pur di non esibire dal 15 ottobre il Green pass per andare a lavorare. Sono pronti a bloccare il porto, a mettersi contro tutto e tutti e, dunque, a rischiare anche il loro posto di lavoro. Non hanno accettato nemmeno che fossero le aziende a pagare loro i tamponi così da presentarsi muniti di certificazione verde anti-Covid da venerdì prossimo. «Dal 15 ottobre il porto di Trieste non sarà operativo a partire dalle 7. Vedremo cosa fare quando saremo lì. Questo Green pass è incostituzionale, un ricatto dello Stato italiano che vuole portare le persone a vaccinarsi. Questo “accomodamento” (quello dei tamponi gratuiti pagati dalle aziende, ndr) creato per i lavoratori portuali non è giusto. E gli altri lavoratori? Di loro si sono dimenticati tutti. Con che faccia ci facciamo pagare i tamponi sapendo che tutti gli altri dovrebbero pagarselo di tasca propria?», spiega a Open Stefano Puzzer, portavoce dei portuali di Trieste.
Porto di Pra', continua la protesta: sciopero ad oltranza e terminal bloccato
Il rispetto della tua riservatezza è la nostra priorirtà
Come i portuali di Trieste sono diventati gli eroi dei no Green pass
Braccio di ferro con il Governo. Si rischia un venerdì 15 nerissimo nel settore di porti e dei trasporti
Trieste - "Non siamo in vendita. Dal 15 ottobre ci sarà blocco totale del porto se non sarà tolto l'obbligo del passaporto sanitario per tutte le categorie di lavoratori d'Italia!". E' tutta qui, in questa frase, la chiave della trasformazione dei portuali di Trieste nei nuovi eroi della galassia Green pass. Con il loro braccio di ferro col Governo, che di fatto ha ceduto alle richieste garantendo una soluzione - tamponi gratis per lavorare - che si è vista pure respinta, stanno accendendo gli animi di chi contesta la certificazione verde.
Sui social, specie su Twitter dove lo scontento no vax è molto attivo a colpi di hashtag, sono descritti così: "I portuali di Trieste che rifiutano la marchetta del tampone gratuito sono i veri paladini della Costituzione. Eroi". E ancora: "Bloccare il porto commerciale di Trieste significa bloccare la merce che gira per tutto il mondo. Non so se vi rendete conto ma un giorno faremo un monumento a questi ragazzi coraggiosi". C'è chi si spinge anche oltre: "Ai Portuali di Trieste, dopo che tutta questa distopia avrà avuto fine, perché avrà fine, è inevitabile, si dovrà fare un monumento in tutte le piazze d'Italia. Come per gli Arditi del Piave.
“Italia potenza nucleare”: CasaPound lancia la campagna per l’indipendenza energetica
Adesso più che mai è necessario ottenere l’indipendenza energetica, perché presente e soprattutto futuro dell’Italia dipendono senza alcun dubbio da questa affermazione di sovranità. Senza di essa la nostra nazione è condannata all’irrilevanza, pagando oltretutto l’immobilismo a carissimo prezzo. Da questo basilare assunto nasce “Italia potenza nucleare”, la nuova campagna politica lanciata oggi da CasaPound.
Italia potenza nucleare: la nuova campagna di CasaPound
“L’improvviso rincaro delle bollette è l’ennesima dimostrazione che il nostro paese non è indipendente neanche dal punto di vista energetico – si legge nella nota diffusa dal movimento – Non bastano decreti legge approvati in tutta fretta per risolvere una situazione che rischia di diventare insostenibile. Serve tornare ad osare e, bisogna farlo rendendo l’Italia una potenza nucleare”.
CasaPound riapre dunque un dibattito tornato in auge qualche settimana fa e frettolosamente messo in ghiaccio da una classe politica alle prese con questioni di lana caprina. “Perché continuare ad acquistare l’energia nucleare dalla Francia? L’Italia deve tornare ad essere indipendente dal punto di vista energetico”, scrive Cpi sui propri social.
Green pass, i Cobas contestano Landini e Gad Lerner piange: “Cadono le braccia”
Dopo l’assalto alla sede romana della Cgil a sinistra ci si aspetta che passi completamente in secondo piano l’ignavia del sindacato di Landini di fronte all’introduzione del green pass obbligatorio come requisito per lavorare. E alla notizia che i Cobas hanno contestato – e duramente – il sindacalista a Milano, Gad Lerner inorridisce: “Cascano le braccia”.
Milano, la contestazione alla Cgil: “Landini venduto”
Ieri un corteo di protesta dei lavoratori organizzato da Usb, Sol e Cobas a Milano nella giornata di lunedì 11 ottobre, di fronte alla Camera del Lavoro, ha lanciato cori e insulti ai sindacalisti della Cgil in presidio davanti alla sede milanese. Alcuni degli epiteti? ‘Servi’, ‘buffoni’, ‘venduti’, ‘i fascisti siete voi’, ‘servi dei padroni’. I manifestanti hanno poi srotolato uno striscione ‘No green pass’ che campeggiava di fianco alle bandiere rosse, stando a quanto riporta MilanoToday.
I violenti di Roma li hanno lasciati fare, Meloni a valanga sulla Lamorgese
Giorgia Meloni è un fiume in piena negli studi di “Fuori dal Coro”. La leader di Fratelli d’Italia è l’ospite d’onore del programma di approfondimento serale di rete 4, condotto da Mario Giordano, nella puntata di martedì 12 ottobre. Un’intervista a tutto campo sui temi caldi del momento dagli scontri in piazza per la manifestazione contro il Green Pass obbligatorio nei luoghi di lavoro, alle accuse di vicinanza alla galassia neofascista. L’onorevole Meloni è tornata sui fatti di Roma, condannando tutti gli episodi di violenza: "Ho parlato di matrice fascista e antifascista, perché ci sono stati dodici arrestati di estrema destra a Roma e circa 30 denunciati dei centri sociali a Milano e quattro a Torino. Ho sempre condannato la violenza, senza nessuna ambiguità. Come non c’è nessuna ambiguità di Fratelli d’Italia sui rapporti con il fascismo o con le organizzazioni di estrema destra, rapporti che non esistono. Io con quella gente lì non ho nulla a cui spartire, FdI non ha rapporti con questa gente”.
“Il fascismo per la sinistra è la coperta di Linus. L’onda nera scatta ogni volta che si presentano le liste elettorale”, denuncia la leder di FdI. A proposito delle violenze durate le manifestazioni, si scaglia contro la gestione del Ministro dell’Interno: “L’hanno lasciata fare mi sembra evidente perché sapevano chi erano, avevano il braccialetto elettronico e il daspo. Aveva il divieto di partecipare alle manifestazioni, lo aveva anche annunciato 3 ore prima. Il ministero degli interni dov’era? Ritengo che sia una vergogna che il ministro venga a riferire in aula dopo 10 giorni dall’accaduto, perché io credo che sia una priorità. Vedremo che cosa accadrà il 15, io temo che si possa ripetere e soprattutto che si possa ripetere prima del voto. Nella migliore delle ipotesi c’è l’incapacità conclamata nella peggiore non ne voglio nemmeno parlare”. Immancabile la risposta al “secondo” di Enrico Letta che ha definito FdI un partito “fuori d’arco democratico”.
Perché non potremo mai definirci tutti antifascisti: c'è un'altra storia da rispettare
Achtung elezioni, tirate fuori un po’ di materiale per la lotta antifascista. Davvero cimeli d’altro tempo, che però continuano a suscitare dibattiti incredibili. Certo, ci sono passioni ideologiche che sembrano aver bisogno della carica giusta, ma che ad ogni campagna elettorale debbano esser tirate fuori dai cassetti, suscita davvero imbarazzo. È la morte delle idee. Perché è revival.
Vai in televisione – di più sui social – e ti chiedono se sei antifascista. La risposta viene facile: scusatemi, ma dov’è il fascismo che incombe? Allora mi dica se è fascista e ti viene spontaneo dire che il Pnf non c’è e non si capisce perché non ci sia tanto ardore sul comunismo.
Ma che c’entra, ti fanno, in Italia il comunismo non c’è stato. Però, se si continua così il sospetto che lo vogliate viene immediato. Poi ti buttano in mezzo Roberto Fiore, Giuliano Castellino e “quelli della Cgil”, intesi come assaltatori. Quindi, se sabato scorso fossero stati febbricitanti, il fascismo non sarebbe tornato.
In realtà, si cercano pretesti per delegittimare l’avversario. E in campagna elettorale tutto fa comodo. E l’avversario è la destra legalitaria, quella che sta in Parlamento e che non ha bisogno di commettere atti di violenza. Nel mirino ci sono “le destre”, quelle di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Si chiede loro quotidianamente professione di antifascismo, “eh, quella fiamma del Msi”…
Green pass, gli errori di Draghi sul certificato verde: il governo l'ha fatto proprio male e si rischia il caos
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ieri ha firmato tutti i dpcm che regolano da venerdì prossimo l'accesso ai luoghi di lavoro pubblici e privati con il green pass. Regole durissime che lasceranno fuori da quei luoghi buona parte dei 3 milioni di lavoratori italiani che oggi vengono stimati privi del certificato verde perché non vaccinati e non guariti dal Covid. O avranno la possibilità e le risorse per sottoporsi a tre test con tamponi rapidi ogni settimana, caricandosi sulle spalle una spesa di 250 euro al mese, o saranno sospesi dal lavoro e dallo stipendio, pur non rischiando il posto. Si tratta di un sacrificio economico importante per molti lavoratori per cui quella somma rappresenta il 25-30% dello stipendio mensile. Per qualcuno anche di più, per altri meno. Ma non c'è solo il problema economico: perché quei tamponi non sono così facile da ottenere. La domanda è ovviamente esplosa con l'emergenza lavoro, e in gran parte di Italia le farmacie e i luoghi preposti hanno prenotazioni fino a Natale e non sono in grado di effettuare i test, tanto più in orari utili ai lavoratori. Il governo prima di innalzare queste forche caudine impensabili in una Repubblica che la Costituzione dice “fondata sul lavoro”, non ha pensato a rafforzare e organizzare la rete sanitaria pubblica e privata per assicurare a tutti di avere un tampone a disposizione. E' indubbiamente un errore di Mario Draghi e del suo ministro della Salute, Roberto Speranza che viene pure da una storia in cui il diritto al lavoro doveva essere caro. Perfino aziende che per non perdere lavoratori essenziali e non rischiare ritardi e penali sulle commesse si sono offerte di offrire gratuitamente tamponi ai propri dipendenti non riescono a stipulare accordi di assistenza quotidiana con farmacie o laboratori specializzati. A questo bisognava ionestamente pensare prima.
Elezioni, Enrico Michetti lancia la sfida al rivale: "Io sto con i romani, Gualtieri scelto dai poteri forti"
Il Tempo raggiunge al telefono Enrico Michetti, candidato sindaco del centrodestra a Roma, negli ultimi, convulsi giorni della campagna elettorale,che si chiuderà venerdì alle 18 a Campo de’ Fiori. “Ho un po’ di influenza”, dice (si è sottoposto anche al test covid, ma è risultato negativo n.d.r) “ma supereremo anche quella”. E il colloquio non può iniziare da quel tema che si è abbattuto come una clava sulla campagna elettorale romana, ossia l’assalto alla Cgil da parte di frange estremiste di destra. Da lì, il confronto cittadino è stato asfaltato dallo scontro sulle patenti di democrazia affibbiate dalla sinistra, dalle accuse di contaminazioni neofasciste.
Che ne è della campagna elettorale per la città, con l’irruzione di questi temi?
Credo che i cittadini di Roma abbiano bisogno di conoscere i programmi, perché un candidato non deve rivendicare argomenti fumosi, ma idee chiare attraverso cui poi governare. Si è venuto a creare un clima ostile, che non fa bene a nessuno. Perché poi si creano fratture pesanti, che si ripercuotono anche dopo. Con un contesto così divisivo si amministra male e si blocca tutto, in quanto poi il funzionario non firma nulla perché teme di essere denunciato dall’altra parte. Proprio per questo io ho mantenuto un atteggiamento di serenità.
Sospesa la poliziotta No Green Pass. L’affondo su Fb: «Io sul rogo, gli agenti che picchiano invece…»
È arrivata la sospensione in via cautelativa dal servizio e dalle funzioni della poliziotta No Green Pass, Alessandra “Nandra” Schilirò. La notizia, inizialmente diffusa dall’agenzia di stampa Adnkronos, ha trovato conferma nelle parole della stessa Schilirò. «Sarò sospesa da domani. Da oggi ho revocato la mia iscrizione al sindacato Cosap e, a giorni, conoscerete tutte le motivazioni», ha scritto su Facebook, Schilirò, precisando che la sospensione non sarebbe entrata in vigore oggi.
L’affondo contro gli agenti «che hanno picchiato i manifestanti»
La vicequestore era stata nominata dirigente del neonato sindacato Cosap, dal quale come annunciato si è disiscritta. Stamattina Schilirò aveva postato su Facebook un intervento che stigmatizzava «come cittadina e come sindacalista», il comportamento di alcuni poliziotti in piazza, sabato. «Chiedo l’immediata punizione dei poliziotti che hanno picchiato i manifestanti senza alcuna provocazione», ha scritto, aggiungendo che «la violenza è inammissibile da qualsiasi parte provenga».
Incredibile Sibilia, per difendere la Lamorgese la inguaia ancora di più. Cosa scappa al grillino ad Agorà
L'obiettivo del sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia doveva essere quello di difendere l'operato della ministra Luciana Lamorgese dopo le evidenti mancanze nella gestione dell'ordine pubblico per gli scontri no green pass a Roma. Ma l'esponente del Movimento 5 Stelle martedì 12 ottobre ad Agorà, il programma condotto da Luisella Costamagna su Rai2, segna un clamoroso autogol.
Dopo le violenze e l'assalto alla sede della Cgil da parte di estremisti di Forza Nuova si temono altri fronti caldi, non solo dall'area neo-fascista anche da parte di realtà del mondo anarchico e antagonista. "L'attenzione è sempre altissima, abbiamo visto una escalation di azioni da condannare - ammette il grillino - parliamo di violenza senza merito, non si capisce come Forza Nuova abbia fatto da ricettacolo di tanti estremisti che sono stati chiamati da tutta Italia e sono arrivati con i camion, le moto, i mini-van e alcuni di questi sono stati anche fermati alle porte di Roma".
Insomma, dalle parole del sottosegretario della Lamorgese si desume che i violenti siano arrivati da tutta Italia rispondendo ad appelli spesso pubblici, e molti sono stati anche fermati. Eppure per ore sono stati liberi di fare il proprio comodo in città.
Scioglimento Fn, no compatto del centrodestra a mozione Pd
L’ipotesi di un decreto di scioglimento di Fn a quanto pare è al vaglio di Palazzo Chigi, intanto il centrodestra compatto dice no alla mozione del Pd. Il premier Mario Draghi, sotto pressione da parte del centrosinistra dopo l’attacco alla Cgil di sabato, per adesso non dice né sì né no a un decreto per sciogliere i movimenti che si ispirano al fascismo. Se per il Pd di Letta, il M5S di Conte e compagni vari è un’emergenza nazionale, il presidente del Consiglio sa che in Parlamento la mozione del Pd (come quella di Iv) non passerebbe, visto il no compatto del centrodestra. Così come sa che non è affatto scontato fare un decreto per sciogliere Fn, ritenuta responsabile dell’assalto di sabato. Esistono precedenti, come quello dello scioglimento di Ordine Nuovo nel 1973, ma a seguito di una sentenza. Qui invece non ci sono sentenze, ma solo un pezzo di maggioranza – i giallofucsia – da tenere buono in qualche modo.
“Meloni neofascista è come accostare Provenzano al mafioso”. Sgarbi zittisce il vicesegretario Pd
“Giorgia Meloni? E’ dentro l’arco costituzionale chi viene votato“: così Vittorio Sgarbi zittisce il vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano. “L’accostamento della Meloni al ‘neofascismo’ ha lo stesso senso dell’accostamento del nome Provenzano a quello del suo omonimo mafioso“. Un paragone molto forte, quello che fa Sgarbi, ma che serve a rimettere a posto l’esponente dem, secondo cui la leader di FdI sarebbe “fuori dall’arco democratico e repubblicano“.
Sgarbi a Provenzano: “Dentro l’arco democratico ci sono tutti i partiti votati”
“Dentro l’arco democratico – osserva Sgarbi – sono inevitabilmente tutti i partiti votati in democrazia da cittadini liberi. Questo non avviene nei Paesi comunisti, evidentemente ancora cari a Provenzano. E se, per un esponente del Partito Democratico, è lecito riconoscersi in una storia che discende da Togliatti, complice di Stalin, e ha visto la famiglia Castro al potere, con i dissidenti uccisi o ancora in carcere”, fa presente il leader di Rinascimento. “Per un esponente della destra democratica – aggiunge – è lecito coltivare il pensiero di Giovanni Gentile, ucciso dagli antifascisti, e il pensiero di Luigi Pirandello”.
Milano, show di un tunisino: rapina una ragazza, la fa cadere e minaccia i passanti col coltello
Un vero e proprio show quello messo in atto da un tunisino a Milano, dove i carabinieri del nucleo Radiomobile hanno arrestato per rapina aggravata il 35enne, pluripregiudicato per reati contro la persona, in materia di stupefacenti e di immigrazione.
Milano, tunisino rapina ragazza: intervengono i passanti
Nel pomeriggio di venerdì i militari sono intervenuti in viale Montebello, dove una 26enne è stata avvicinata dal tunisino che le ha strappato di mano il cellulare e nel tentativo di sottrarle la borsa a tracolla l’ha fatta cadere. Sentite le urla di aiuto della ragazza, alcuni passanti hanno rincorso e fermato il 42enne, ma hanno dovuto lasciarlo quando ha estratto un coltello per minacciarli.
“Il numero dei contagi è troppo basso, qualcosa non torna”. Crisanti proprio non ci dà pace
“Il numero dei contagi è troppo basso, qualcosa non torna“: non si dà pace Andrea Crisanti, che lancia l’ennesimo allarme Covid. “Oggi in Italia abbiamo 30-40 decessi al giorno per Covid e abbiamo un numero ridicolo di contagi, evidentemente c’è una discrepanza ingiustificabile”. E’ proprio convinto il direttore del dipartimento di Microbiologia molecolare dell’Università di Padova, ai microfoni di 24 Mattino su Radio 24.
Crisanti: “Numero dei contagi è troppo basso, qualcosa non torna”
A sentire Crisanti, tra i più pessimisti in assoluto sul fronte della pandemia, “in tutti gli altri Paesi d’Europa e del mondo c’è un rapporto di uno a mille rispetto ai numeri dei casi e dei decessi, quindi dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi e non si capisce questa situazione”. Il microbiologo spiega che “in genere bisogna prendere il numero di decessi, dividerlo per due e moltiplicarlo per 1.000, quindi avendo tra i 30 e 40 decessi avremmo tra i 15mila e i 20 mila contagiati in Italia“. Quindi – stando ai suoi calcoli – un numero almeno cinque volte superiore a quello comunicato nei bollettini Covid del ministero della Salute.
Milano, Cobas e comunisti No Green Pass fronteggiano la Cgil: «I fascisti siete voi»
«Servi dei padroni»; «Venduti», «I fascisti siete voi». A Milano, durante le manifestazioni per lo sciopero generale, indetto dal sindacalismo di base, i Cobas, in buona compagnia di Potere al Popolo, Partito comunista e Rifondazione, hanno fronteggiato i “colleghi” della Cgil, non solo senza manifestare alcuna solidarietà per l’assalto subito a Roma, ma rivolgendo loro accuse e insulti.
Cobas e comunisti fronteggiano la Cgil
Local Team ha documentato la contestazione, in questo day after contrassegnato invece da solidarietà unanimi. Nel video, filmato davanti alla Camera del Lavoro, si vede il fronteggiamento dei due gruppi, fra i quali non sono mancati inviti reciproci a un incontro maggiormente ravvicinato.
Lollobrigida: «Niente etichette ai No Green Pass. A Milano la metà erano anarchici e antagonisti»
Un atto squadrista e fascista l’attacco alla Cgil? «Lo stabilirà la magistratura che sta indagando sui fatti di Roma ma anche di Milano, dove pare che la metà dei denunciati sia legata all’area anarchica e antagonista». Francesco Lollobrigida, in un’intervista a La Stampa invita alla cautela.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera rammenta i fatti. Ovvero che «non c’è solo l’estrema destra. Il punto però è che spesso sono i soliti noti a creare disordini: persone a cui viene consentito di andare in piazza anche se non potrebbero, con forme di controllo poco idonee».
Lollobrigida alla Cgil: “Un atto naturale per chi crede nella democrazia”
Ieri Lollobrigida si è recato davanti alla sede nazionale della Cgil per portare la solidarietà di FdI. «Un atto naturale per chi come noi crede nella democrazia e nella Costituzione. È chiaro che si tratta di un sindacato non vicino a noi politicamente» e che «con la Cgil ci siamo anche trovati concordi sulle critiche al Green pass. Poi, ci sono questioni politiche su cui siamo distanti, come quando ha parlato dello ius soli, che peraltro con la vicenda specifica c’entra poco».
Non tornerei mai in tv, la seconda vita di Marco Predolin
«Tu sei slavo» gridavano con un po’ di disprezzo i compagni di scuola al piccolo Marco. Essere chiamati «slavi» non era una gran bella cosa negli anni sessanta provenendo da un territorio, quello della Venezia Giulia, che è stato per anni oggetto di battaglie di appartenenza. La storia dell’Istria e della Dalmazia è una storia che parla di Roma e di Venezia. Fu Giulio Cesare a fondare, dopo Trieste (Tergeste), le colonie di Pola (Pietas Julia) e Parenzo (Julia Parentium); fu Augusto a portare i confini dell’Istria fino al Quarnaro e a creare le Decima Regio Venetia et Histria, che si espandevano dall’Oglio all’Arsa e dalle Alpi al Po. Trieste fu collegata a Pola attraverso la via Flavia che raggiungeva poi Fiume (Tarsatica). Un’iscrizione d’epoca augustea reperita nei pressi di Fiume dice «Haec est Italia Diis sacra». Roma lasciò splendide testimonianze nel colle Capitolino e nel teatro di Trieste, nell’Arena di Pola, nell’arco di Fiume, nel Foro di Zara e nel palazzo di Diocleziano di Spalato. Ma quel sogno iniziale di avere Istria e Dalmazia appartenenti all’Italia e alla Venezia Giulia durò finché il diktat di pace del 10 febbraio 1947, imposto al termine della seconda guerra mondiale, dalle potenze vincitrici, strappò l’Istria, Fiume e Zara e le isole all’Italia, consegnandole alla Jugoslavia di Tito. Marco Predolin è stato uno dei personaggi televisivi più celebri e amati negli anni ottanta e novanta ma la sua storia familiare parte da quella terra che fu oggetto di sanguinose battaglie e, soprattutto, fu teatro di uno dei crimini più violenti della storia dell’umanità: le foibe. Soltanto nel nuovo secolo e con la legge del 30 marzo 2004 numero 92, venne istituito il 10 febbraio «il Giorno del Ricordo».
Gualtieri, l’amico dei centri sociali: “Voglio sgomberare CasaPound”
“Voglio sgomberare CasaPound“: non è ancora ufficialmente sindaco di Roma, ma Roberto Gualtieri è il degno successore di Virginia Raggi. “Ne ho già parlato con il governo. Voglio procedere immediatamente”. Così il candidato per il centrosinistra si inserisce nel solco del tormentone della Raggi, ossessionata dallo sgombero del palazzo in via Napoleone III, nel centro della Capitale. Immobile che oltre ad ospitare decine di famiglie in emergenza abitativa è da diversi lustri un punto di riferimento sociale e culturale per il quartiere.
Gualtieri come la Raggi: “Voglio sgomberare CasaPound immediatamente”
“Parlerò con la sindaca dei dossier aperti, perché dobbiamo partire immediatamente con l’attività di governo a partire dalla candidatura Expo”, ha detto Gualtieri. In occasione di una visita al mercato rionale di Centocelle e alle case popolari di Tor Sapienza, l’ex ministro Pd dell’Economia fa sua l’ossessione che fu della Raggi. “Queste case hanno bisogno di manutenzione – dice Gualtieri a Tor Sapienza -. Noi interverremo subito per rendere utilizzabile il bonus 110% e rimettere a posto tutte le case popolari del comune di Roma”. Poi, quando gli chiedono del dossier CasaPound e se intende procedere con lo sgombero come intendeva fare la Raggi, Gualtieri conferma che da sindaco sgomberare l’immobile sarà una assoluta priorità.
“Non fu lui a portare la droga”. Caso Morisi verso l’archiviazione (tanto ormai le elezioni sono passate)
“Non fu lui a portare la droga dello stupro“: verso l’archiviazione l’indagine per cessione di stupefacenti che vede coinvolto Luca Morisi, l’ex responsabile della comunicazione sociale della Lega. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il contenuto delle chat con Petre Rupa (“Nicolas”) e “Alexander” prese in esame dagli inquirenti sembra infatti scagionare l’ex capo della “Bestia” social di Matteo Salvini. Tali chat infatti proverebbero che non fu lui a portare la boccetta con il Ghb, la cosiddetta droga dello stupro, in Corte Palazzo a Belfiore.
Morisi scagionato dalle chat: “Non fu lui a portare la droga”
Nel registro degli indagati sono attualmente iscritti uno dei due ragazzi rumeni, Petre Rupa, e lo stesso Morisi, ma è probabile che anche Alexander finisca indagato, in quanto lui stesso nella chat ammette di aver portato insieme all’amico a casa di Morisi il Ghb. In ogni caso, tutte le ipotesi di reato verranno derubricate a una questione amministrativa. Questo perché la dose di droga liquida rinvenuta nell’automobile di Petre è compatibile all’uso personale. Lo stesso vale per gli 0,31 grammi di cocaina trovati a casa di Morisi. I quantitativi di entrambi gli stupefacenti rinvenuti sono dunque minimi. Pertanto non sarebbero tali da presupporre il reato di spaccio e probabilmente neanche quello di cessione di sostanze stupefacenti. Nei confronti di Morisi rimane la segnalazione al prefetto come “assuntore di stupefacenti”.
Il sondaggio di Mentana fa piangere Letta. Lega prima, la Meloni continua a volare
Pd primo partito? La doccia fredda per il segretario dem Enrico Letta arriva nel tg La7 delle 20, con Enrico Mentana che legge i risultati del consueto sondaggio Swg del lunedì, oggi 14 giugno.
"La prima forza politica è ancora la Lega: 20,9 per cento" spiega il direttore. Il partito di Matteo Salvini perde mezzo punto percentuale rispetto alla rilevazione di sette giorni fa e ha solo uno 0,5 per cento di vantaggio su Fratelli d'Italia. Il partito di Giorgia Meloni guadagna infatti tre decimali e sale al 20,4.
Solo terzo il Partito democratico che non guadagna, anzi, perde lo 0,2 e si attesta al 19 per cento. Dietro il Movimento 5 Stelle, altalenante nel trend del consenso come nelle vicende politiche sullo sfondo dello scontro tra il leader in pectore Giuseppe Conte e l'associazione Rousseau di Davide Casaleggio. I grillini guadagnano lo 0,3 per cento e ora sono al 16,2.
Forza Italia 6,8 per cento, Azione di Calenda 3,4 per cento, Sinistra italiana in calo scende al 2,3. "Il derby tra Speranza e Renzi vede Leu al 2,3 per cento, Italia viva al 2", spiega Mentana.
Grande curiosità desta la rilevazione di Coraggio italia, cosa nuova della galassia del centrodestra di Toti e Brugnaro. Guadagna due decimali e si attesta all'1,2 per cento.
Sicilia, gli offrono una mazzetta da 50mila euro ma l'assessore di FdI registra tutto: scattano le denunce
L’assessore al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana Manlio Messina ha rifiutato una tangente da 50mila euro per un evento musicale da 500mila euro e, insieme al capo segreteria tecnica, ha denunciato tutto facendo individuare l’intermediaria e i mandanti del tentativo di corruzione.
A raccontare la storia è il sito LiveSicilia che si riferisce a fatti dell'aprile di quest'anno, poco prima dell'estate. "Un’intermediaria contatta il capo segreteria tecnica di Manlio Messina, fidatissimo del leader di Fratelli d’Italia nominato in giunta da Nello Musumeci. Propone un progetto per un evento di spessore, che prevedeva una sponsorizzazione della Regione per 500mila euro. Iniziano le verifiche del progetto, il capo segreteria tecnica si muove con discrezione. L’intermediaria propone, verbalmente, una tangente da 50mila euro per 'finanziare il partito' o 'metterli in tasca'", si legge sul sito.
Non ci si può fidare di Facebook
Una ex dipendente di Facebook è uscita allo scoperto rivelando come il social più diffuso, contrariamente a quanto affermato, favorisca fake news e contenuti d'odio a puro scopo di profitto. Mentre da tempo sono a conoscenza che Instagram ha un effetto deleterio per le adolescenti.
Frances Haugen, 37 anni, è un’ex dipendente di Facebook e una fonte chiave nello scacchiere che vede l’azienda di Zuckerberg contrastare una crisi reputazionale che sembra di essere ancora più travolgente di quella di Cambridge Analytica. Haugen ha dichiarato che l’algoritmo di Facebook – che, secondo le parole espresse a Roma nel 2018 dallo stesso Zuckerberg, doveva privilegiare i contenuti tra profili e limitare relazioni tossiche - non è stato costruito al fine di migliorare le conversazioni sicure, quanto per far aumentare il tempo di permanenza degli utenti sulle piattaforme. Per far ciò, è stato necessario aumentare la visibilità di alcuni profili con molti follower – quindi i Vip più capaci di magnetizzare l’attenzione - benché i loro stessi contenuti valicassero le norme anti-odio previste dalla piattaforma.
Difendere non basta
Ma esistono ancora Dio, Patria e Famiglia? Amando la verità sopra ogni cosa, e rispettando la realtà prima di tutto, risponderei onestamente di no, non esistono ancora. Nel senso che non si tratta di residui perduranti del passato, una cittadella assediata da difendere per evitare che venga espugnata. Sono principi sommersi, quasi invisibili, deviati e dissimulati.
L’unica strada possibile per ridare loro dignità e visibilità a me sembra quella di partire dalla loro mancanza, dalla loro eclissi e dal vuoto che ne deriva. E vedere come può vivere, se può vivere, una società o una persona che abbia abbandonato quei punti di riferimento, diversamente nominati, che riguardano il rapporto con il cielo, con la terra e con la casa, i legami primari della nostra vita. Al posto di Dio resta quell’entità labile e friabile che è l’Io. Al posto della patria c’è lo sconfinato deserto denominato globale, dove sciamano masse di sradicati. E al posto della famiglia, come si sa, c’è la mutevole asimmetria dei rapporti transitori e a volte transgenici in cui il singolo prevale con i suoi desideri su ogni comunità, legame e dedizione. Da qui la necessità di ripensare e rifondare quei principi cardinali della vita e di sottrarre le motivazioni della vita al dominio della tecnica e del mercato.
La Polonia non riconoscerà più la supremazia delle leggi europee
La sua Corte Costituzionale ha stabilito che ogni legge europea deve rispettare la legge polacca: è una decisione senza precedenti
Giovedì la Corte Costituzionale polacca ha stabilito che ogni sentenza o atto normativo dell’Unione Europea deve essere conforme alla legge polacca, per essere applicato in Polonia. La sentenza, arrivata in seguito a un quesito del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, significa di fatto che la Polonia non riconosce più la supremazia delle leggi europee su quelle polacche, cioè uno dei princìpi fondativi dell’Unione Europea.
La decisione della Corte Costituzionale polacca non ha precedenti nella storia europea ma è solo l’ultimo passaggio di una contesa giudiziaria che prosegue da alcuni anni fra l’Unione Europea e la Polonia, diventata un paese a guida semi-autoritaria dopo la vittoria alle elezioni del 2017 da parte del partito Diritto e Giustizia, di estrema destra. L’Unione Europea e la stragrande maggioranza degli esperti di diritto internazionale ritengono che il governo polacco abbia compromesso l’indipendenza dei tribunali e della magistratura con varie decisioni: la stessa Corte Costituzionale polacca è piena di giudici nominati direttamente dal governo e ritenuti vicini a Diritto e Giustizia.
Giorgia Meloni smaschera il giochetto della sinistra. Cosa non torna nell'inchiesta di Fanpage
"Fossimo così impresentabili non saremmo il primo partito in Italia" La leader di FdI ribadisce: "Non c'è posto in FdI per i nostalgici del fascismo"
"Fossimo così impresentabili non saremmo il primo partito in Italia". Giorgia Meloni da giorni è sulle barricate dopo le accuse rivolte a Fratelli d'Italia di nascondere sacche di neofascisti, "lobby nere" e quant'altro. Ma "nel dna di Fratelli d'Italia non ci sono nostalgie fasciste, razziste, antisemite. Non c'è posto per nulla di tutto questo. Nel nostro dna c'è il rifiuto per ogni regime, passato, presente e futuro. E non c'è niente nella mia vita, come nella storia della destra che rappresento, di cui mi debba vergognare o per cui debba chiedere scusa", contrattacca la leader di FdI in una intervista al Corriere della sera. Dall'altra parte la sinistar col ditino alzato, che "i conti con il proprio passato, a differenza di noi, non li ha mai fatti e non ha la dignità per darmi lezioni".
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Pfizer, "abbiamo sbagliato vaccino". Campagna contro il Covid, studio sconcertante: tutto ribaltato, chi rischia
Sono 82.278.770 le dosi di vaccino somministrate in Italia, l'87,8% del totale di quelle consegnate, pari finora a 93.749.420 (nel dettaglio 66.025.41... -
Dodici milioni di animali uccisi per i test scientifici: Parlamento Ue chiede fine della “mattanza”
Il Parlamento Ue chiede si fermare la “Mattanza” degli animali da laboratrio: nell’Unione europea, nel 2017, circa 12 milioni di animali sono stati al... -
Instagram è dannoso per la salute mentale delle ragazze. Zuckerberg lo sa e non fa nulla
Facebook sa che Instagram è un social pericoloso per la salute mentale delle ragazze adolescenti, ma non fa nulla per arginare il problema. E’ quanto... -
Carne bovina, due casi di mucca pazza. "Stop alle vendite", torna il terrore: ecco cosa evitare
Torna l'allarme mucca pazza. Certo, non alle porte dell'Italia, ma il caso fa subito paura. In Brasile - il più grande esportatore di carne bovina al... -
Facebook e la lista di vip intoccabili: Zuckerberg ha protetto dalla censura 6 milioni di profili “famosi”
«Gli standard della community di Facebook si applicano a tutti nella stessa maniera», è il mantra che Mark Zuckerberg ama ripetere a tutti. Ma è veram... -
Così muore in pochi secondi il Covid: l'immunologo Clerici ha scoperto l'arma letale che uccide il virus
Una spallata che può essere definitiva nella guerra con il Covid. Mario Clerici, docente di Patologia generale all’Università Statale di Milano e dire... -
Elon Musk da paladino “verde” a inquinatore seriale
Elon Musk proprietario di Tesla e del gruppo Space X ha cercato di rivoluzionare, oltre al mercato automobilistico anche lo stile di vita dei nuovi ri...
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Spiaggia Dune di Sabaudia La Spiaggia Dune di Sabaudia è situata nel comune di Sabaudia e fa parte del Parco Nazionale del Circeo, istituito nel 1934.... -
Le 10 spiagge più belle della Liguria | Skyscanner Italia
Calette cristalline, spiagge attrezzate e baie tutte da fotografare: sono le spiagge della Liguria, per un viaggio tra borghi marinari, aree marine pr... -
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Il rispetto della proprietà intellettuale e la lotta alla contraffazione diventano due temi strategi...