Per quel che riguarda il vaccino Johnson & Johnson, in Italia, è l'ora del caos. In Italia infatti ci sono un milione e mezzo di persone vaccinate con quel siero che, in base alle ultime risultanze scientifiche, starebbe perdendo efficacia prima del previsto. E proprio per questo si sta parlando della seconda dose (J&J è monodose), da fare al più presto. Peccato però che, come rivela Il Tempo, questi italiani in attesa del richiamo sono stati di fatto dimenticati da Roberto Speranza e dal ministero della Salute.
Si pensi, per esempio, che la Fda statunitense, l'equivalente della nostra agenzia del farmaco, il 20 ottobre scorso ha dato il via libera al "richiamo" al vaccino J&J, sottolineando come la seconda dose vada fatta due mesi dopo la prima. Insomma, un netto taglio dei tempi. In Italia, però, fino ad ora niente si è mosso.
Quando l’unico gay dichiarato di Palazzo Madama è del Pd e bolla il ddl Zan come «medievale», finendo così per subire l’ostracismo dei suoi colleghi e compagni di partito eterosessuali: è quanto sta accadendo al senatore Tommaso Cerno, che intervistato dal Giornale esprime tutto il suo dissenso per il disegno di legge fortunatamente affossato mercoledì in Senato.
Cerno, il ddl Zan, non l’ha votato. «Arrivati al voto, ho comunicato che non avrei partecipato, per evitare di passare per boicottatore a voto segreto». Ancora più gustoso, poi, che sia proprio un omosessuale a definire «medievale» uno dei cavalli di battaglia dell’establishment, di quell’élite pronta ad agitare lo spauracchio del «Medioevo» ogni qual volta arriva il momento di promuovere le istanze tanto care al mondo degli unicorni progressisti: diritti Lgbt, aborto, eutanasia, liberalizzazione della droga. «Basta Medioevo!», frignano le pasionarie. Ma secondo Cerno, che decisamente non si può definire conservatore — è stato dirigente nazionale dell’Arcigay e fra i promotori del Gay Pride di Venezia — il Medioevo è qui e ora: e viaggia in groppa ai sostenitori della Zan.
Il Covid-19, si sa, ha arrecato danni ingenti a tutta l’economia mondiale. A essere colpiti sono stati in particolare i piccoli commercianti che, nei periodi delle chiusure e dei confinamenti, si sono ritrovati impossibilitati a lavorare. Ma se molte aziende hanno chiuso, o stanno per farlo, c’è anche chi ride: soprattutto i colossi Big Tech. La pandemia, in effetti, è stata un vero affare per giganti come Google e Amazon. Come c’era da aspettarsi, con le chiusure la creatura di Jeff Bezos ha letteralmente messo il turbo.
Google e l’affare pandemia
Anche Google, però, grazie alla pandemia ha registrato un aumento dei profitti da capogiro. Stando a un articolo del Wall Street Journal, nell’ultimo trimestre le entrate del colosso di Mountain View hanno segnato un nuovo record: Alphabet, la holding a cui fa capo Google, ha annunciato un incremento del 41%, pari a 65,12 miliardi di dollari. Per quanto riguarda i profitti veri e propri, si parla della bellezza di 21,03 miliardi di dollari. In poche parole, precisa il quotidiano newyorchese, grazie alla pandemia Google ha quasi triplicato i suoi profitti. Elemento decisivo per questa crescita è stato l’aumento esponenziale degli annunci digitali che le piccole imprese hanno pubblicato per intercettare i clienti spostatisi online.
Il punto sui ricoveri all'Azienda ospedaliera di Padova, posti letto Covid triplicati nell'ultima settimana.
Ricoveri triplicati all'Azienda ospedaliera di Padova nell'ultima settimana. Ma spicca il dato delle terapie intensive: 7 pazienti su 10 sono vaccinati.
Padova, in terapia intensiva sette pazienti su dieci sono vaccinati
Torna a crescere il numero di posti letto occupati per Covid all'Azienda Ospedaliera di Padova, ma il dato che più colpisce - nel tradizionale punto stampa del direttore generale, Giuseppe Dal Ben - è che 7 pazienti su 10 in terapia intensiva sono vaccinati.
Nell'ultima settimana, in particolare, ci sono stati 21 ricoveri totali: il triplo rispetto a quella precedente. Un piccolo campanello di allarme che ricomincia a suonare. Sono 38 i posti letto Covid occupati all'Azienda ospedaliera padovana, di cui 18 in area medica, 8 in Geriatria, due in terapia subintensiva e 10 in terapia intensiva (di cui, come detto, 7 vaccinati).
Pensavate che l’orrido presepe di ceramica in stile «Star wars post-conciliare» esposto lo scorso Natale a Piazza San Pietro avesse toccato il fondo del cattivo gusto? E che, da quel momento, fosse possibile solo risalire verso la decenza? Sperate male. Se è vero che, deo gratias, il presepe horror con gli inquietanti alieni di ceramica e i mostruosi figuri è stato messo in soffitta, nemmeno quest’anno si torna a una parvenza di tradizione, o per lo meno di decoro.
San Pietro, quest’anno si va di presepe terzomondista-animista
Per la Natività di quest’anno, infatti, la Santa Sede ha pensato a una bella rappresentazione terzomondista, di quelle che mandano in brodo di giuggiole Bergoglio: una Sacra Famiglia andina, per la precisione. Stando a quanto anticipato da La Verità, infatti, Gesù Bambino avrà le sembianze di un indio Hilipuska. Sarà avvolto dalla tipica coperta huancavelica e legato con un chumpi, la caratteristica cintura intrecciata. Chissà che qualcuno non scritturi anche un bel gruppetto di suonatori di strada muniti di poncho e flauto di pan. Per il resto, fa sapere una nota vaticana, il presepe sarà formato da 30 pezzi in ceramica, legno di agave e vetroresina, a grandezza naturale e vestiti con i tipici costumi peruviani.
Le mascherine di Arcuri date ai poliziotti. Che le nostre forze di polizia fossero poco considerate, a giudicare dalla mancanza di strutture e strumenti per lavorare, e da alcuni commissariati presi come le capanne, lo si sapeva, ma che anche le si mandasse al fronte con i fucili di cartone, questo no. In data 21 ottobre, dalla Regione Puglia, e particolarmente dalla presidenza della Giunta regionale, sezione protezione civile, è stata diramata una disposizione urgente avente per oggetto: «Emergenza Sars Cov 2 - segnalazione Dpi da richiamare». La nota è contenuta in una circolare del ministero dell'Interno, dipartimento Pubblica Sicurezza, e indirizzata alle questure, alla scuola per la formazione della polizia, alle scuola superiore di polizia, ai reparti mobili della polizia di stato, alla direzione centrale della prevenzione e ad altri uffici dove si chiede l'immediato blocco e il ritiro dei citati dispositivi. I dispositivi sono «alcune tipologie facciali filtranti distribuite anche alla polizia di Stato dalla struttura del commissario straordinario per l'emergenza Covid». Leggi Domenico Arcuri.
Carlo Freccero lo ammette subito: "Non ci volevo venire" a Piazzapulita e in effetti nella trasmissione in onda giovedì 28 ottobre su La7 l'ex direttore di Rai 2 appare isolato nelle sue posizioni su vaccino, green pass e Covid-19. Tanto da scontrarsi con lo stesso conduttore, Corrado Formigli, e con gli altri ospiti come Myrta Merlino.
Formigli lo accoglie bollando come una "follia" considerare i contrari al green pass come i nuovi partigiani, così come è "assurdo" tirare in ballo nazismo e dittature. Il conduttore chiede se condivide le affermazioni più dure sentite nelle piazze no green pass. "Totalmente" risponde Freccero lasciando di stucco la Merlino che ripete stupefatta: "Totalmente?".
"So che per voi è tutto assurdo ma purtroppo c'è qualcosa che si agita, molto importante. Vedo Andrea Crisanti sorridere..." dice rivolto al microbiologo, anche lui ospite in collegamento. "Sa che questo è un dibattito che non si svolge solo a Trieste ma in tutto il mondo. Attraverso il green pass, che altro non è che una tessera digitale, si sta affermando un sistema autoritario senza precedenti in un nessun altro sistema" è la tesi dell'autore ed esperto di media e linguaggi televisivi.
Si è acceso il faro della Procura di Milano sui presunti fondi arrivati dal regime del Venezuela al Movimento 5 Selle. Sono finanziamento illecito e riciclaggio le ipotesi di reato contestate nel fascicolo aperto ormai oltre un anno fa sul caso di 3,5 milioni di euro in contanti che sarebbero stati versai nel 2010 dai venezuelani al fondatore Gianroberto Casaleggio. Una vicenda che era finita al centro di un'inchiesta giornalistica pubblicata nel giugno 2020 dal quotidiano spagnolo Abc, corredata da un documento attribuito all'intelligence chavista e definita dal M5S una "fake news". Gli inquirenti hanno già ascoltato a verbale il giornalista spagnolo e hanno inoltrato alla Spagna un ordine di investigazione europeo per poter sentire nell'inchiesta Hugo Armando Carvajal, alias 'El Pollo', ex capo dell'intelligence venezuelana quando governava Hugo Chavez e all'inizio del governo di Nicolas Maduro. Carvajal è stato arrestato di recente in Spagna su ordine degli Stati Uniti: ha parlato davanti ai giudici spagnoli di presunti finanziamenti illeciti a partiti di sinistra di vari Paesi da parte del regime venezuelano, tra cui anche i Cinquestelle.
Com’è versatile il neo rieletto sindaco meneghino Beppe Sala: alla bisogna barricadero che fa richiesta ai consiglieri di esibire un «certificato di antifascismo militante» (Vittorio Feltri gli ha ben spiegato cosa se ne deve fare); coccoloso quando si devono accogliere stuoli di immigrati e con i 72 generi del mondo Lgbt; per arrivare, infine, alla versione «manganello inclusivo» contro i manifestanti no green pass presentata ieri a L’aria che tira di Myrta Merlino.
Beppe Sala il Beccaris 2.0
Forse in ossequio alle invocazioni di Giuliano Cazzola, che qualche tempo fa chiedeva al ministro Lamorgese di richiamare in servizio «Bava Beccaris che sa come trattare questa gente, questi terroristi». «Ci vuole il feroce monarchico Bava, con il piombo gli affamati sfamò. Non c’è nessuna scusa, sono dei terroristi e quindi non meritano nulla. Magari non proprio Bava Beccaris, ma sicuramente meritano che la celere li bastoni». Del resto questi «no pass», come li chiamano i giornaletti mainstream, hanno definitivamente fracassato le palle: per il 14esimo sabato consecutivo il centro della gràn Milàn è congestionato da questa folla — ma come, non erano 4 gatti? — di pezzenti: non vogliono vaccinarsi, non vogliono pagarsi i tamponi per lavorare, e come se non bastasse con i loro cortei bloccano tutte le attività commerciali. «Milano non si ferma», bisogna guardare ai dané, lo dichiarava Sala nel febbraio 2020 abbracciando cinesi e lo ribadisce ora.
Che le relazioni tra Stati Uniti e laboratorio di Wuhan siano, o siano state, quantomeno opache è ormai cosa nota. Ciò non significa che attori legati al governo americano abbiano svolto un ruolo precipuo nella creazione del Covid. L’origine di quest’ultimo resta insomma un mistero, con tutte le ipotesi e le congetture del caso che inevitabilmente persistono al riguardo. Quel che è certo è che esiste un legame tra Washington e determinate ricerche svolte nella città cinese epicentro della pandemia.
Wuhan, quel coronavirus creato grazie ai soldi Usa
Anzi, in un nuovo articolo pubblicato online da Science, si rivelano alcuni sviluppi di questi rapporti, piuttosto nebulosi. “Pur negando ancora una volta di aver contribuito a creare il virus che ha scatenato la pandemia di Covid – si legge nel pezzo della prestigiosa rivista scientifica statunitense – i National Institutes of Health (Nih) degli Stati Uniti hanno rivelato in una lettera inviata ai repubblicani al Congresso Usa che gli esperimenti che l’ente ha finanziato attraverso un’organizzazione no profit con sede negli States nel 2018 e 2019 presso l’Istituto di virologia di Wuhan (Wiv) in Cina, hanno avuto il ‘risultato inaspettato’ di creare un coronavirus più infettivo nei topi“.
Ripubblichiamo questo articolo del 2018 in occasione del 67esimo anniversario della liberazione di Trieste. Il 26 ottobre 1954 i soldati italiani entravano nella città per la prima volta dopo dieci anni, liberandola dall’occupazione jugoslava.
Trieste, 26 ott — La folla che all’alba del 26 ottobre 1954 si assiepa sotto la pioggia lungo la strada che da nord scende verso il cuore di Trieste, per salutare l’Esercito che riprende in nome della Madrepatria il possesso della città, respira finalmente a pieni polmoni, come chi esce da una lunghissima apnea. E l’apnea di Trieste è durata più di dieci anni. L’inizio di questo lungo incubo affonda le sue radici nelle ore sciagurate dell’8 settembre 1943, nella disorganizzazione conseguente all’armistizio Badoglio, nella viltà del sovrano che punta a salvare la pelle, fregandosene altamente del destino dei suoi sudditi.
È fissata per il prossimo 17 dicembre la seconda udienza del processo, iniziato oggi a Palemo, nel quale è imputato Matteo Salvini, segretario della Lega e all'epoca dei fatti ministro dell'Interno, con l'accusa di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio per il caso Open Arms, la nave che nell'agosto del 2019 rimase per quasi tre settimane in mare in attesa di un porto di sbarco. A bordo erano presenti 147 migranti, ma per la nave arrivò il divieto di ingresso in acque territoriali italiane e dovette attendere in mare 19 giorni prima di ottenere l'assegnazione di un porto di sbarco.
Tutti ammessi i testimoni: dall'attore Richard Gere all'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Con loro, a deporre, saranno chiamati anche l'ex vicepremier Luigi Di Maio e gli ex ministri ai Trasporti Danilo Toninelli e alla Difesa, Elisabetta Trenta. E tra i testimoni ci sarà anche Luciana Lamorgese.
Ed è proprio sulla testimonianza di Richard Gere che è esplosa la polemica. Secondo la difesa di Open Arms l'attore può riferire quali fossero le situazioni complessive a bordo. "E' un processo serio?'" si è domandato subito l'imputato. Poco prima dell'inizio dell'udienza, Salvini su Twitter ha postato un selfie dall'aula: "Qui Aula di Giustizia del carcere di Palermo. Il processo voluto dalla sinistra e dai tifosi dell'immigrazione clandestina comincia: quanto costerà ai cittadini italiani?". Per Salvini, "è surreale andare a processo per aver fatto il mio dovere". "Difendere i confini, la sicurezza, l'onore di un Paese - ha detto dopo l'udienza - è un dovere, non di un ministro, ma di chiunque. Mi spiace perché verrà Richard Gere. Quanto è serio un processo in cui verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere?".
“Movimento ondulatorio, movimento ondulatorio, movimento ondulatorio”. A Torino si scatena l’ironia della manifestazione no-green pass nei confronti di Luciana Lamorgese. La ministra dell’Interno è diventata ormai una barzelletta dopo le sue parole alla Camera sulla “forza ondulatoria” pronunciate nell’informativa in merito ai fatti del 9 ottobre con l’assalto degli esponenti di Forza Nuova alla Cgil.
“E' stata anche adombrata l'ipotesi della possibile presenza in piazza di agenti di polizia infiltrati tra i manifestanti. Sento di dovere escludere anche questo inquietante retroscena. Nel dispositivo era prevista, come è normale, la presenza di agenti in borghese appartenente alla Digos. Con compiti di osservazione e monitoraggio e anche di mediazione con i manifestanti agli stessi compiti era detto anche l'operatore di polizia che in abiti civili compare in alcune immagini diffuse dei social presente all'azione di alcuni esagitati che intendevano provocare di ribaltamento di un furgone della polizia. In realtà quello operatore stava verificando anche la forza ondulatoria scaricata sul mezzo e che non riuscisse ad essere effettivamente concluso” aveva detto la Lamorgese sulla possibile presenza di infiltrati alla manifestazione di Roma. I manifestanti di Torino hanno preso in giro la titolare del Viminale, cantando con i cellulari alla mano.
Forse a gran parte dei lettori non sarà capitato di vedere nemmeno un frammento di Squid game, la nuova serie tv sudcoreana prodotta da Netflix e molto popolare soprattutto fra i giovani. È la storia di un gruppo di disperati, falliti nella vita o per motivi assai diversi dal futuro incerto che accetta di partecipare a un terribile gioco di sopravvivenza che avrà in palio una cifra colossale (l'equivalente di 33 milioni di euro) con cui cambiare vita. I giochi da affrontare sono anche semplici, come quelli che tutti abbiamo fatto da bambini: un-due-tre-stella o simili. Ma chi sbaglia quei giochi viene ucciso da chi ne ha in mano la conduzione, e ognuno che cade sul campo fa alzare il montepremi finale. E' una trama drammatica, come lo fu qualche anno fa la saga cinematografica di Hunger Games, dove a tema era un altro gioco di sopravvivenza. Nella serie ci sono immagini crude, e vista la trama molta violenza. A qualcuno piace, ad altri no, e non ne scriviamo per consigliarla a chicchessia. Solo che Squid game è diventata subito di moda, ha contagiato i ragazzi e a quanto pare anche i bambini che non so come la conoscono e non solo ne discutono in classe, ma provano pure ad emulare le scene chiave nonostante tutta la violenza che ne promana. Hanno iniziato a preoccuparsene presidi e insegnanti, che hanno già tante difficoltà nelle loro scuole da non dovere aggiungere quella regalata a sorpresa da una moda del momento.
I media hanno la capacità, talvolta, di discutere per giorni — se non per settimane — di questioni politiche che alla politica non interessano per niente: alcuni dicono che questo sta avvenendo anche ora che si discute del nuovo centro politico (quello che qualcuno chiama il nuovo Ulivo oppure quello che altri chiamano il centro europeista, contrapposto ai partiti sovranisti). Forse, però, in questo caso non sono soltanto chiacchiere. E allora ci si può domandare: esiste veramente la possibilità che alle prossime competizioni elettorali si sfidino due fazioni, da una parte quella europeista e dall’altra quella populista-sovranista? E, se sì, dove si collocherebbero gli attuali partiti?
Sta sorgendo un nuovo centro?
Cominciamo dalla prima domanda: sta sorgendo un nuovo centro? E questo centro è europeista? La formazione di centrosinistra è viziata da un elemento: l’alleanza, più o meno voluta ma comunque necessaria per poter far continuare la legislatura, fra il PD e il M5S. Un’alleanza che ha distrutto politicamente i 5S, e che ha portato molte critiche al PD – anche se, lo si sa, gli elettori del PD hanno lo stomaco forte: lo votano in ogni caso, a meno che votarlo non significhi retrocedere un po’ in termini di sicurezza e di benessere personale.
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