Com’è versatile il neo rieletto sindaco meneghino Beppe Sala: alla bisogna barricadero che fa richiesta ai consiglieri di esibire un «certificato di antifascismo militante» (Vittorio Feltri gli ha ben spiegato cosa se ne deve fare); coccoloso quando si devono accogliere stuoli di immigrati e con i 72 generi del mondo Lgbt; per arrivare, infine, alla versione «manganello inclusivo» contro i manifestanti no green pass presentata ieri a L’aria che tira di Myrta Merlino.
Beppe Sala il Beccaris 2.0
Forse in ossequio alle invocazioni di Giuliano Cazzola, che qualche tempo fa chiedeva al ministro Lamorgese di richiamare in servizio «Bava Beccaris che sa come trattare questa gente, questi terroristi». «Ci vuole il feroce monarchico Bava, con il piombo gli affamati sfamò. Non c’è nessuna scusa, sono dei terroristi e quindi non meritano nulla. Magari non proprio Bava Beccaris, ma sicuramente meritano che la celere li bastoni». Del resto questi «no pass», come li chiamano i giornaletti mainstream, hanno definitivamente fracassato le palle: per il 14esimo sabato consecutivo il centro della gràn Milàn è congestionato da questa folla — ma come, non erano 4 gatti? — di pezzenti: non vogliono vaccinarsi, non vogliono pagarsi i tamponi per lavorare, e come se non bastasse con i loro cortei bloccano tutte le attività commerciali. «Milano non si ferma», bisogna guardare ai dané, lo dichiarava Sala nel febbraio 2020 abbracciando cinesi e lo ribadisce ora.
Misteri Covid: quei test a Wuhan finanziati dagli Stati Uniti
Che le relazioni tra Stati Uniti e laboratorio di Wuhan siano, o siano state, quantomeno opache è ormai cosa nota. Ciò non significa che attori legati al governo americano abbiano svolto un ruolo precipuo nella creazione del Covid. L’origine di quest’ultimo resta insomma un mistero, con tutte le ipotesi e le congetture del caso che inevitabilmente persistono al riguardo. Quel che è certo è che esiste un legame tra Washington e determinate ricerche svolte nella città cinese epicentro della pandemia.
Wuhan, quel coronavirus creato grazie ai soldi Usa
Anzi, in un nuovo articolo pubblicato online da Science, si rivelano alcuni sviluppi di questi rapporti, piuttosto nebulosi. “Pur negando ancora una volta di aver contribuito a creare il virus che ha scatenato la pandemia di Covid – si legge nel pezzo della prestigiosa rivista scientifica statunitense – i National Institutes of Health (Nih) degli Stati Uniti hanno rivelato in una lettera inviata ai repubblicani al Congresso Usa che gli esperimenti che l’ente ha finanziato attraverso un’organizzazione no profit con sede negli States nel 2018 e 2019 presso l’Istituto di virologia di Wuhan (Wiv) in Cina, hanno avuto il ‘risultato inaspettato’ di creare un coronavirus più infettivo nei topi“.
Trieste, 26 ottobre 1954: la seconda redenzione di chi non si arrese mai
Ripubblichiamo questo articolo del 2018 in occasione del 67esimo anniversario della liberazione di Trieste. Il 26 ottobre 1954 i soldati italiani entravano nella città per la prima volta dopo dieci anni, liberandola dall’occupazione jugoslava.
Trieste, 26 ott — La folla che all’alba del 26 ottobre 1954 si assiepa sotto la pioggia lungo la strada che da nord scende verso il cuore di Trieste, per salutare l’Esercito che riprende in nome della Madrepatria il possesso della città, respira finalmente a pieni polmoni, come chi esce da una lunghissima apnea. E l’apnea di Trieste è durata più di dieci anni. L’inizio di questo lungo incubo affonda le sue radici nelle ore sciagurate dell’8 settembre 1943, nella disorganizzazione conseguente all’armistizio Badoglio, nella viltà del sovrano che punta a salvare la pelle, fregandosene altamente del destino dei suoi sudditi.
Open Arms, Giorgia Meloni e il caso di Richard Gere ammesso come teste: "Indecente"
È fissata per il prossimo 17 dicembre la seconda udienza del processo, iniziato oggi a Palemo, nel quale è imputato Matteo Salvini, segretario della Lega e all'epoca dei fatti ministro dell'Interno, con l'accusa di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio per il caso Open Arms, la nave che nell'agosto del 2019 rimase per quasi tre settimane in mare in attesa di un porto di sbarco. A bordo erano presenti 147 migranti, ma per la nave arrivò il divieto di ingresso in acque territoriali italiane e dovette attendere in mare 19 giorni prima di ottenere l'assegnazione di un porto di sbarco.
Tutti ammessi i testimoni: dall'attore Richard Gere all'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Con loro, a deporre, saranno chiamati anche l'ex vicepremier Luigi Di Maio e gli ex ministri ai Trasporti Danilo Toninelli e alla Difesa, Elisabetta Trenta. E tra i testimoni ci sarà anche Luciana Lamorgese.
Ed è proprio sulla testimonianza di Richard Gere che è esplosa la polemica. Secondo la difesa di Open Arms l'attore può riferire quali fossero le situazioni complessive a bordo. "E' un processo serio?'" si è domandato subito l'imputato. Poco prima dell'inizio dell'udienza, Salvini su Twitter ha postato un selfie dall'aula: "Qui Aula di Giustizia del carcere di Palermo. Il processo voluto dalla sinistra e dai tifosi dell'immigrazione clandestina comincia: quanto costerà ai cittadini italiani?". Per Salvini, "è surreale andare a processo per aver fatto il mio dovere". "Difendere i confini, la sicurezza, l'onore di un Paese - ha detto dopo l'udienza - è un dovere, non di un ministro, ma di chiunque. Mi spiace perché verrà Richard Gere. Quanto è serio un processo in cui verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere?".
Luciana Lamorgese è diventata lo zimbello d'Italia: nel corteo scatta il "movimento ondulatorio"
“Movimento ondulatorio, movimento ondulatorio, movimento ondulatorio”. A Torino si scatena l’ironia della manifestazione no-green pass nei confronti di Luciana Lamorgese. La ministra dell’Interno è diventata ormai una barzelletta dopo le sue parole alla Camera sulla “forza ondulatoria” pronunciate nell’informativa in merito ai fatti del 9 ottobre con l’assalto degli esponenti di Forza Nuova alla Cgil.
“E' stata anche adombrata l'ipotesi della possibile presenza in piazza di agenti di polizia infiltrati tra i manifestanti. Sento di dovere escludere anche questo inquietante retroscena. Nel dispositivo era prevista, come è normale, la presenza di agenti in borghese appartenente alla Digos. Con compiti di osservazione e monitoraggio e anche di mediazione con i manifestanti agli stessi compiti era detto anche l'operatore di polizia che in abiti civili compare in alcune immagini diffuse dei social presente all'azione di alcuni esagitati che intendevano provocare di ribaltamento di un furgone della polizia. In realtà quello operatore stava verificando anche la forza ondulatoria scaricata sul mezzo e che non riuscisse ad essere effettivamente concluso” aveva detto la Lamorgese sulla possibile presenza di infiltrati alla manifestazione di Roma. I manifestanti di Torino hanno preso in giro la titolare del Viminale, cantando con i cellulari alla mano.
Squid Game alza il velo sui genitori che non siamo più
Forse a gran parte dei lettori non sarà capitato di vedere nemmeno un frammento di Squid game, la nuova serie tv sudcoreana prodotta da Netflix e molto popolare soprattutto fra i giovani. È la storia di un gruppo di disperati, falliti nella vita o per motivi assai diversi dal futuro incerto che accetta di partecipare a un terribile gioco di sopravvivenza che avrà in palio una cifra colossale (l'equivalente di 33 milioni di euro) con cui cambiare vita. I giochi da affrontare sono anche semplici, come quelli che tutti abbiamo fatto da bambini: un-due-tre-stella o simili. Ma chi sbaglia quei giochi viene ucciso da chi ne ha in mano la conduzione, e ognuno che cade sul campo fa alzare il montepremi finale. E' una trama drammatica, come lo fu qualche anno fa la saga cinematografica di Hunger Games, dove a tema era un altro gioco di sopravvivenza. Nella serie ci sono immagini crude, e vista la trama molta violenza. A qualcuno piace, ad altri no, e non ne scriviamo per consigliarla a chicchessia. Solo che Squid game è diventata subito di moda, ha contagiato i ragazzi e a quanto pare anche i bambini che non so come la conoscono e non solo ne discutono in classe, ma provano pure ad emulare le scene chiave nonostante tutta la violenza che ne promana. Hanno iniziato a preoccuparsene presidi e insegnanti, che hanno già tante difficoltà nelle loro scuole da non dovere aggiungere quella regalata a sorpresa da una moda del momento.
Sta sorgendo un nuovo centro? Ecco i partiti che ne farebbero parte
I media hanno la capacità, talvolta, di discutere per giorni — se non per settimane — di questioni politiche che alla politica non interessano per niente: alcuni dicono che questo sta avvenendo anche ora che si discute del nuovo centro politico (quello che qualcuno chiama il nuovo Ulivo oppure quello che altri chiamano il centro europeista, contrapposto ai partiti sovranisti). Forse, però, in questo caso non sono soltanto chiacchiere. E allora ci si può domandare: esiste veramente la possibilità che alle prossime competizioni elettorali si sfidino due fazioni, da una parte quella europeista e dall’altra quella populista-sovranista? E, se sì, dove si collocherebbero gli attuali partiti?
Sta sorgendo un nuovo centro?
Cominciamo dalla prima domanda: sta sorgendo un nuovo centro? E questo centro è europeista? La formazione di centrosinistra è viziata da un elemento: l’alleanza, più o meno voluta ma comunque necessaria per poter far continuare la legislatura, fra il PD e il M5S. Un’alleanza che ha distrutto politicamente i 5S, e che ha portato molte critiche al PD – anche se, lo si sa, gli elettori del PD hanno lo stomaco forte: lo votano in ogni caso, a meno che votarlo non significhi retrocedere un po’ in termini di sicurezza e di benessere personale.
Il centrosinistra è una caricatura, la fucilata di Moni Ovadia
"Il centrosinistra è una caricatura di se stesso". A parlare non è un "temibile" esponente sovranista ma Moni Ovadia, attore, cantante e musicista. L'artista ha parlato nel corso di Coffee Break in onda su La7.
"Più che centrosinistra lo chiamerei centro diminuito - ha affondato Ovadia - Insomma mi fa davvero ridere". Beato lui...
Giorgia Meloni rende omaggio alla rivolta ungherese contro il comunismo
Giorgia Meloni rende omaggio alla rivolta ungherese contro il comunismo. Sessantacinque anni fa il popolo di Budapest si ribellava al potere comunista: a scrivere la canzone "Avanti ragazzi di Buda" fu Pier Francesco Pingitore ed è quella che gli studenti ungheresi intonano in italiano in un emozionante video che oggi, in occasione della ricorrenza della rivolta d’Ungheria, la leader di Fratelli d'Italia ripropone sui suoi profili social.
"Nell'anniversario della rivolta del popolo ungherese contro l'occupazione sovietica, ripropongo volentieri questo emozionante video girato in una scuola in Ungheria" spiega la Meloni
Bergoglio, lo sfregio alle vittime delle marocchinate. Ecco cosa farà il 2 novembre
L’Associazione nazionale vittime delle marocchinate insorge contro la decisione di Papa Francesco di celebrare messa al cimitero di guerra francese — dove sono seppelliti soldati francesi e marocchini — a Roma il 2 novembre, nel giorno dei morti. Una mossa inaccettabile per il presidente della associazione Emiliano Ciotti, che commenta esterrefatto all’AdnKronos: «Ci sentiamo offesi da una messa in ricordo dei carnefici di 60mila stupri e omicidi che hanno colpito il nostro Paese, e non solo. La cosa che mi lascia più perplesso è che i soldati delle truppe coloniali marocchine, che agirono sotto l’impulso dell’odio francese, erano quasi tutti di religione islamica».
Spieghiamo a Bergoglio cosa sono le marocchinate
Le Marocchinate, lo ricordiamo furono episodi di stupri di massa compiuti ai danni di 60mila abitanti dell’Italia centro-meridionale, di ambo i sessi e di tutte le età (ma soprattutto di donne). Esecutori di questa bestiale barbarie furono i goumier francesi inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia, durante la campagna d’Italia della Seconda guerra mondiale (1943-1944). Questi episodi di violenza, di una ferocia inenarrabile, sfociavano spesso in esecuzioni degli abitanti delle zone sottoposte a razzia e violenza, e raggiunsero l’apice durante i giorni immediatamente successivi allo sfondamento della linea Gustav da parte degli Alleati.
Budapest, in decine di migliaia ricordano la rivolta del 1956 (Foto)
Tricolori al vento, sorrisi, canti e l’aria fiera del popolo libero. Decine di migliaia di ungheresi sfilano oggi a Budapest per commemorare la rivolta antisovietica del 1956. I manifestanti – presente anche una delegazione italiana dell’Ugl – marciano compatti, lungo il Danubio verso il centro della capitale d’Ungheria dove il premier Viktor Orban sta tenendo un discorso. Non si tratta soltanto di ricordare la spinta rivoluzionaria di una terra che non si è mai piegata alla propaganda e ai carri armati comunisti.
Budapest ricorda la rivolta del 1956. Orban: “Difendiamo anche oggi la nostra nazione”
Quello di oggi è anche un messaggio all’Europa, dal cuore dell’Europa. “Noi crediamo in un’Ungheria forte e indipendente”, dice Orban. “Noi difendiamo anche oggi la nostra nazione. Difendiamo i nostri figli, la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra famiglia. Oggi come nel 1956, domani come oggi”. E ancora: “Avvertiamo i nostri nemici che vorrebbero svendere l’Ungheria a forze internazionali: noi non ci arrenderemo mai, noi non scapperemo mai. E vinceremo di nuovo”.
Emergenza immondizia dall'Eur ai Parioli. Le strade di Roma sono discariche per i rifiuti
Non poteva che iniziare dal territorio del VI Municipio questa nostra nuova cavalcata per le vie della Capitale tra i secchioni strabordandi di immondizia. La foto grande a destra immortala la situazione nel quartiere Torre Angela. E a Tor Bella Monaca, lì vicino, non va certo meglio. Siamo proprio nel VI, il municipio guidato da Nicola Franco, l’unico minisindaco che l’altro ieri sera non era in Campidoglio a colloquio con il neo sindaco Roberto Gualtieri perché «non invitato» alla tavola rotonda «improvvisata» dal sindaco proprio sul tema del decoro urbano. Il nodo dei rifiuti è il primo e più importante problema che la Capitale chiede di sciogliere al nuovo primo cittadino, dal momento che l’assurda e stupida guerra che si sono fatti Regione e Comune fino ad ora e prima ancora di adesso non ha risolto l’emergenza. Anzi, in verità andiamo avanti da più di 10 anni, quando la chiusura della discarica di Malagrotta era ancora un incubo.
Zingaretti e Raggi sul tema se le sono suonate senza esclusione di colpi lasciando di fatto, e queste foto lo dimostrano, l’immondizia per terra. Ma ora che il Partito democcratico governa qua, in Campidoglio, e governa là, in Regione, e visto che tra Zingaretti e Gualtieri è stato già siglato un patto, seppur a parole, per una leale e costruttiva collaborazione, vogliamo sperare, per il bene della città che Roma possa nel più breve tempo possibile, contare su impianti di nuova generazione per il trattamento delle 4 mila tonnellate che produce ogni giorno, della tanto agognata discarica di servizio dove conferire gli scarti delle lavorazioni, di un’impennata della quota di differenziata (che in era Raggi è rimasta al palo) e magari in una diminuzione della tariffa dei rifiuti, visto che è la più alta d’Italia. Già togliere i rifiuti dalle strade sarebbe comunque un buon risultato da ottenere a breve termine.
Milite Ignoto, scempio a Vizzini: il Comune abbatte il monumento
Uno scempio. Si può descrivere solo così quanto accaduto a Vizzini sotto gli occhi increduli dei cittadini che dall’oggi al domani si sono visti privare del proprio monumento al Milite Ignoto. Letteralmente estratto dalla parete che ospita anche le lastre marmoree con i nomi dei caduti in guerra. Per completare “l’ingegnosa opera” anche una pala meccanica che ha distrutto i gradini in cui per decenni si sono commemorati i soldati. Gli eroi che hanno difeso la nostra patria, e che non ci sono più.
A Vizzini il Comune abbatte il monumento al Milite Ignoto, la protesta di CasaPound
Immediata la reazione dei vizzinesi, della politica cittadina e soprattutto delle associazioni che, appresa la notizia hanno reagito duramente. Da ieri sera al loro fianco anche CasaPound Italia che con i propri militanti ha esposto uno striscione: “L’eroismo non può essere abbattuto. Miserabili“, accompagnato da una nota diffusa alla stampa in cui oltre a condannare il gesto si annunciano nuove azioni. “Sull’esempio iconoclasta la distruzione del monumento ai Caduti a Vizzini è un atto che non può passare inosservato. E saremo pronti ad altre azioni, anche più eclatanti, se non verrà ripristinato nella sua forma originaria“.
“Con circolazione virus così bassa niente vaccino per i bambini”. Rasi prudente anche sulla terza dose per tutti
“Se la circolazione del virus restasse così bassa, il vaccino dei bambini under 12 potrebbe essere evitato“: parola di Guido Rasi, ex direttore dell’Ema, Agenzia europea per i medicinali, e consulente per la campagna vaccinale del generale Figliuolo. Rasi peraltro considera “non scontata la copertura dei più piccoli, così come non lo è la terza dose a tutti”. Insomma, un esperto fuori dal coro di quelli che vorrebbero far vaccinare i più piccini, così come estendere la terza dose a tutta la popolazione (scenario per ora non previsto). Ma soprattutto Rasi pone l’accento su un dato di fatto che viene volutamente minimizzato – per perseverare con l’allarmismo: il virus circola sempre di meno.
Rasi: “Con circolazione virus così bassa può essere evitato vaccino ai bambini”
In un’intervista a La Stampa,il professore ordinario di Microbiologia a Roma Tor Vergata spiega che nonostante la leggera crescita dei positivi legata ai tanti tamponi per ottenere il green pass, “il tasso di positività rimane stabile”. Ciò significa che il virus è sempre meno diffuso. “Anche se l’inverno è lungo ed è presto per cantare vittoria – precisa Rasi -. Un quadro chiaro si avrà a fine novembre, quando dovrebbe arrivare l’autorizzazione dell’Ema per la vaccinazione degli under 12. A quel punto si capirà se è davvero necessaria, così come la terza dose, cioè se la nostra immunità di comunità sarà sufficiente o meno”. La nostra situazione è migliore di altri Paesi, spiega l’esperto. “Negli Stati Uniti si nota una crescita di casi pediatrici, ma in Italia grazie a green pass e mascherine potrebbe andare diversamente”.
Trump lancia il suo social: si chiama Truth. Ecco come funziona
Da tempo evocato, eppure mai realizzato davvero. Stavolta però Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti estromesso dai principali social network, sembra proprio fare sul serio. Il tycoon ha annunciato infatti il lancio della sua piattaforma social. “Truth” (verità), è il nome scelto per “combattere la tirannia Big Tech”. Quando si dice lanciare il guanto di sfida con obiettivi decisamente ambiziosi.
Quando sarà online Truth, il social di Trump
Nel comunicato dell’ex presidente Usa si legge che la proprietà del nuovo social si chiamerà Trump Media and Tecnology Group (Tmtg), e dovrebbe nascere ufficialmente il prossimo mese. Mentre il social vero e proprio, Truth, dovrebbe vedere la luce nel 2022 e andrà a sostituire il blog (From the desk of Donald J. Trump) con cui l’ex inquilino della Casa Bianca era tornato qualche mese fa a a farsi sentire sul web. Un’operazione evidentemente poco incisiva, perché non dava la possibilità agli utenti di interagire immediatamente con Trump. Si perdeva così l’efficacia della capillarità, dovuta ai martellanti cinguettii dell’ex presidente, con conseguenti condivisioni e commenti compulsivi.
Via il green pass e niente più restrizioni sul Covid. Bassetti a L'Aria che tira detta la linea per la libertà
Matteo Bassetti detta le condizioni per il ritorno alla normalità a “L’Aria che Tira”, giovedì 21 ottobre. Il direttore della clinica di Infettivologia presso l’ospedale policlinico San Martino di Genova, interviene nel talk show mattutino di La 7, sotto la conduzione di Myrta Merlino, per commentare gli sviluppi dei numeri della pandemia. L’infettivologo si mostra preoccupato per il rialzo dei contagi in Gran Bretagna perché “il virus è tornato a circolare e i contagi ne sono la prova. Le ospedalizzazioni non sono così elevate ma bisogna dire che il numero dei decessi si è raddoppiato rispetto il mese scorso”. Dopo aver criticato l’approccio inglese in merito all’abolizione delle misure di contenimento del contagio, Bassetti ribadisce la necessità di della “gradualità” nella ripresa delle normali attività.
“Se si riesce ad arrivare al 90% - questo il traguardo puntato dal professore - tra vaccinati e immuni, cioè anche quelli che hanno fatto la malattia, sulla popolazione generale e non dei vaccinabili, credo che quello sia il momento in cui probabilmente noi possiamo tornare alla vita di prima. Perché vuol dire avere una fettina di bambini che non si possono vaccinare perché il vaccino in quella fascia non è approvato ma avremo due milioni e mezzo di italiani che rimangono scoperti. Due milioni e mezzo per un paese grande come il nostro, con un sistema sanitario come il nostro, possiamo permetterci di togliere le restrizioni e il green pass”.
Bonus, Draghi rimette Franceschini al suo posto: il sistema salta. Duro confronto nel Governo
Ogni giorno che passa cresce la tensione all’interno del governo e le elezioni amministrative non hanno fatto altro che aumentare i dissidi interni. Nel Consiglio dei ministri di martedì è andata in scena una protesta nei confronti di Mario Draghi, visto che i rappresentanti dei partiti hanno dovuto approvare il Documento programmatico di bilancio “senza che ci sia stato nemmeno distribuito il testo”. Il mal di pancia è stato espresso in particolare dal Pd e dal M5S, che per bocca di Orlando e Patuanelli hanno denunciato: “Non era mai successo”.
Ma non è tutto. Come raccontato dal Corriere della Sera il Cdm è stato il palcoscenico per l’ennesimo faccia a faccia tra Draghi e Dario Franceschini. Il ministro della Cultura ha chiesto di reintrodurre i fondi per la ristrutturazione delle facciate: “Questo bonus è stato uno dei proveddimenti su cui si è caratterizzata l'azione del governo precedente. Pertanto il tema va affrontato per l'importanza che ha”. I testimoni hanno descritto il momento così: “Il confronto è diventato molto duro”. Draghi ha replicato in maniera molto seccata al ministro dem: “Ha ragione, questo provvedimento era del precedente governo. Come lo era il reddito di cittadinanza, come lo era quota cento, come lo sono adesso il taglio delle tasse, i fondi per gli ammortizzatori sociali. Le risorse però sono finite, ministro. Altrimenti il sistema salta”.
Roma, la prima mazzata di Roberto Gualtieri agli automobilisti: aumenti e stop a parcheggi gratuiti e abbonamenti
La prima idea di Roberto Gualtieri per Roma rappresenterà una vera e propria batosta per gli automobilisti. Il primo cittadino della Capitale è pronto, come riferisce Il Giornale, a rivoluzionare il sistema dei parcheggi, aumentando le tariffe per le strisce blu ed eliminando ogni tipo di agevolazione o abbonamento che permetta di usufruire di sconti. Oltre all’impennata dei prezzi sono destinare a sparire anche numerose strisce bianche, che saranno sostituite da quelle blu: l'obiettivo finale è quello di arrivare a 100mila strisce blu rispetto alle attuali 70mila. Tutto questo a fronte dei 16.816 parcheggi gratuiti, che praticamente sparirebbero del tutto. E a farne le spese saranno in particolare le zone commerciali e quelle del Centro.
"Lo scopo non è fare cassa, ma disincentivare l'utilizzo dell'auto legando la riforma al potenziamento del trasporto pubblico”, si giustificano i collaboratori di Gualtieri. È inoltre previsto l’addio all’abbonamento mensile da 70 euro, una mano santa per tutti quei pendolari in automobile che possono parcheggiare nei pressi dell’ufficio o del luogo di lavoro senza troppi patemi d’animo e con un esborso più o meno contenuto. Sarà cassato pure il bonus che permetteva di parcheggiare per 8 ore consecutive dietro il pagamento di 4 euro.
Drago I Re d’Italia
Viva il Re, è tornato il Regno d’Italia. Dopo settantacinque anni ingloriosi e rissosi di repubblica, l’Italia è tornata allo splendore della Monarchia. Non c’è stato bisogno di un nuovo referendum, è bastato il suo nome, il suo ritorno in Patria, poi l’intrigo di corte del ciambellano fiorentino e l’acclamazione del Parlamento con poche defezioni ha fatto il resto.
Drago I, al secolo Mario Draghi, è ormai il nuovo sovrano d’Italia. Presidente del consiglio a tempo indeterminato, Presidente della Repubblica in pectore, Presidente dell’Europa in fieri. È venuta in Italia perfino Angela Merkel a fare le consegne a lui, prima di andarsene dopo il suo lungo regno germano-europeo.
Cani e gatti, sinistra e lega, renziani, berlusconiani e grillini si sono stretti intorno a lui. E lui è disceso tra i sudditi, si è fatto premier, ha concesso la sua augusta persona alle sorti del suo paese d’origine. È stato incoronato in Quirinale dalla Queen Mother, Mattarella, sempre più confinato nel ruolo di Regina Madre, in attesa di quiescenza.
Camilla Canepa è morta per gli effetti collaterali del vaccino AstraZeneca: la perizia sulla morte per trombosi
La morte di Camilla Canepa, la ragazza 18enne deceduta la scorso giugno all’ospedale di Genova San Martino, «è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid19». È quanto si legge nella perizia disposta dalla procura e ora a disposizione dei pm. La causa del decesso, si legge nel documento, «è legata una trombosi massiva complicata da una diffusa emorragia che è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid19» scrivono i consulenti medici.
Camilla si era vaccinata con AstraZeneca a un open-day lo scorso 25 maggio e il 3 giugno aveva accusato i primi sintomi. Inizialmente ricoverata all’ospedale di Lavagna, è poi morta al policlinico di Genova San Martino. «Prendiamo atto che è stato chiarito che la ragazza non aveva alcuna patologia e che non aveva assunto farmaci che potessero avere una correlazione con la sua morte - afferma l’avvocato Angelo Paone che assiste la famiglia - Faremo le opportune valutazioni dopo aver esaminato la perizia con il nostro consulente di parte».
Belgio, la situazione contagi precipita: quarta ondata Covid con più vaccinati completi dell'Italia
Il Belgio ha più vaccinati completi dell'Italia: 73,2% della popolazione generale contro il 70,4% ma il Covid non gli risparmia la quarta ondata. "Deve prepararsi ad affrontare la quarta ondata di coronavirus" annuncia il ministro federale della Sanità Frank Vandenbroucke.
Nel Paese - tornato in rosso nella mappa dell'Ecdc aggiornata oggi - sono in aumento il numero di persone contagiate, ospedalizzate e anche quello dei decessi. Secondo le cifre fornite dall'istituto della sanità Sciensano, tra l'11 e il 17 ottobre sono state contagiate dal virus in media ogni giorno 3.249 persone, un incremento del 53% rispetto alla settimana precedente. In quell'arco di tempo sono decedute circa 12 persone al giorno, un aumento del 32% rispetto ai 7 giorni precedenti. I dati indicano inoltre che la settimana scorsa si sono registrate ogni giorno 87,7 ammissioni in ospedale, un aumento del 53% rispetto ai 7 giorni precedenti. Il tasso di positività, in base ai test effettuati, è arrivato al 13% mentre il tasso di riproduzione del virus è a 1,33.
Forza Nuova, lo scioglimento è una sceneggiata. Il Pd poteva già chiuderla ma non l'ha mai fatto
Il film sembra quasi identico alla sceneggiata vissuta in questo ultimo mese. Data: 27 dicembre 2000. L'Italia è attraversata da una serie di episodi di violenza e anche qualche attentato, come la bomba piazzata alla redazione del Manifesto a Roma. Episodi di matrice neofascista ben più gravi e violenti di quell'assalto alla sede della Cgil del 2021.
Tutti puntano il dito contro Forza Nuova, il movimento riportato in Italia dopo una lunga latitanza da Roberto Fiore e Massimo Morsello, che morirà poco dopo. Non è molto che sono state aperte decine di sedi lungo la penisola. E la matrice è chiara, visto che lo stesso Morsello la rivendicava all'epoca: “Forza Nuova si ricollega direttamente al ventennio fascista, quando sono state fatte cose importanti come creare la giustizia e la previdenza sociale”.
L'identità non era affatto nascosta, e quelle sedi furono tutte aperte con questo imprinting che ne avrebbe consentito l'immediata chiusura, con il primo ex comunista arrivato a palazzo Chigi: Massimo D'Alema. Ma nessuno con lui alla guida chiuse le sedi di Forza Nuova e pensò di sciogliere il movimento che era appena nato. Certo, con l'attentato al Manifesto e l'aggressione al giornalista Guido Ruotolo in quei giorni delle feste di Natale 2000 e con un altro governo di sinistra in carica, questa volta guidato da Giuliano Amato, il pressing sullo scioglimento di Forza Nuova prese grande forza. Il primo a pretenderlo fu Franco Giordano, allora capogruppo alla Camera di Rifondazione comunista. E ovviamente tornarono di attualità la legge Scelba e quella Mancino, che avrebbero potuto consentire quello scioglimento.
Ruby-ter, Silvio Berlusconi assolto a Siena: "Il fatto non sussiste". Cene eleganti e corruzione? Ancora una volta solo fango
L'ultimo, clamoroso, trionfo in tribunale per Silvio Berlusconi. L'ennesima bolla di sapone che esplode. L'ennesima inchiesta che finisce in nulla: il tribunale di Siena, infatti, lo ha assolto al processo Ruby-ter, dove è imputato per corruzione in atti giudiziari, insieme al pianista senese Danilo Mariani, parimenti assolto. La sentenza spazza via la richiesta del pm, che al termine della discussione in aula di oggi aveva chiesto 4 anni di reclusione per entrambi gli imputati. La camera di Consiglio è durata circa un'ora ed è arrivata alla conclusione che "il fatto non sussiste". Insomma, assoluzione con formula piena.
"Grandissimo risultato, tutti e due assolti con formula piena: sono veramente contento. Non stupito: è il giusto epilogo di questo processo che forse si doveva fermare un po' prima". Queste le parole, subito dopo la sentenza, dell'avvocato del Cav, Enrico De Martino.
Il falconiere non si pente: “Il mio era un saluto militare, alla spagnola”
Saluto romano? Macché, alla spagnola. E’ la versione di Juan Bernabé, falconiere addestratore dell’aquila Olimpia finito nella bufera nelle ultime ore e sospeso dalla Lazio. “Sono dispiaciuto per quello che è successo, in Spagna il gesto fascista si fa con il braccio teso in una linea retta”, dice Bernabé all’Adnkronos. “In Italia a quanto pare è anche così, dandosi una pacca sul petto. Io sono una persona assolutamente di destra, del partito Vox in Spagna come pure tanti amici calciatori, ma non di idea fascista, non è proprio nella mia mentalità”, fa sapere il falconiere.
Il falconiere della Lazio: “Saluto fascista? No, militare”
Spagnolo, 53 anni, da anni Bernabé addestra l’aquila che il club biancoceleste ha deciso di far volare prima del fischio di inizio delle partite interne all’Olimpico. Al termine della gara contro l’Inter dello scorso sabato, il falconiere della Lazio ha alzato due volte il braccio destro al cielo, salutando così i tifosi laziali. “Sono un uomo che ha girato il mondo, che fa business in tutto il mondo e che ha rapporti con persone di tutte le razze”, precisa l’addestratore dell’aquila Olimpia, che adesso verrà sostituito dal fratello. “E’ stato un gesto dettato dall’impulso – dice ancora – festeggiando il finale di una partita. Un saluto militare, mai fascista. Tuttavia va bene, queste cose fanno parte della vita, ci sono momenti brutti e belli. E questo per me è un momento brutto”.
Bilanci falsi, indagato il sindaco Orlando e tutto il Comune di Palermo
Falsi nei bilanci negli anni 2016, 2017, 2018 e 2019: indagato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e altri 23, tra attuali ed ex dirigenti, assessori e revisori dei conti. Per loro l’accusa è di falso materiale in atto pubblico. Al momento Orlando, accanito immigrazionista e amicone delle Ong, non ha rilasciato dichiarazioni.
Falsi nei bilanci, indagato sindaco di Palermo Orlando e tutta la macchina amministrativa del Comune
La procura di Palermo ha inviato al primo cittadino del capoluogo siciliano e agli altri indagati un avviso di conclusione delle indagini. Secondo la ricostruzione dei magistrati, come riporta Live Sicilia, sarebbero falsi i numeri delle entrate e delle uscite inserite nei bilanci degli anni dal 2016 al 2019. Le irregolarità riguarderebbero alcuni settori come l’ufficio del condono edilizio a quello dei tributi, dalle risorse patrimoniali alle politiche abitative. “I pubblici ufficiali sottoscrivevano e inviavano all’ufficio Ragioneria generale delle schede di previsione di entrate sovrastimate. Tenuto conto dei dati – a loro noti – degli effettivi accertamenti delle entrate nelle annualità precedenti. Così inducendo in errore il consiglio comunale di Palermo sulla verità dell’atto. Determinandolo ad adottare la deliberazione con la quale veniva approvato il bilancio di previsione”, scrive la procura. Bilanci gonfiati, insomma.
“Quota 102 beffa inaccettabile”. Non solo Lega, anche i sindacati contro Draghi
E’ battaglia sulle pensioni: non solo la Lega ma anche i sindacati sono contrari a Quota 102, tuttavia il premier Mario Draghi non intende lasciare grandi margini di trattativa. All’indomani della presentazione del Documento programmatico di bilancio da 23 miliardi (già inviato all’Ue), con la Lega che ha chiesto di mettere a verbale la “riserva politica” sul superamento di Quota 100, si scatenano le ire dei sindacati. “Quota 102 è un po’ una presa in giro: noi abbiamo proposto una riforma vera del sistema e questa non lo è”, va all’attacco Maurizio Landini della Cgil. Per la Cisl il meccanismo individuato è “inaccettabile“, per la Uil “è una beffa“.
Scontro sulle pensioni, dopo la Lega anche i sindacati contro Quota 102
Quota 100 va superata, e lo sa pure la Lega. Il punto è come. Il piano del ministro dell’Economia Daniele Franco è alzare l’età pensionabile in due step. Il Carroccio quindi chiede “uno strumento per garantire flessibilità in uscita con una misura che sia attrattiva”, come spiega il presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo. In sostanza un fondo che permetta di anticipare le finestre di uscita, senza perdere contributi, per l’intera platea che ora si troverà a dover rispettare nuove quote: 102 (64 anni di età più 38 di contributi) nel 2022, 104 (66+38) nel 2023. Una richiesta eccessiva, che Draghi non intende accogliere. E’ un problema di coperture. Nel Dpb sono stanziati in deficit per il prossimo anno 600 milioni, ma anche i sindacati chiedono di più: una riforma organica.
Rai, Mediaset e La7 non si fidano del vaccino e del green pass: a casa loro pretendono il tampone
Se ascolti i loro conduttori, da Lilli Gruber e Myrta Merlino su La7 a Giuseppe Brindisi e compagnia su Mediaset, ad ogni mezzobusto Rai, nulla è più salvifico per l'Italia e l'umanità dell'avere fatto due dosi di vaccino ottenendo quel green pass che consente non solo di lavorare, ma di aprire ogni porta, perfino quelle del Paradiso visto che sulla stessa linea è gran parte della Chiesa. Non mi piace questo fare continui appelli come se ogni giornalista e conduttore si sentisse in dovere civico di fare da megafono delle scelte del governo, ma ognuno è libero di interpretare la professione come meglio crede. Pace. Solo che mi è capitato di essere invitato in presenza in trasmissioni di tutti e tre i grandi gruppi della tv generalista. E ogni volta dalle redazioni è arrivato l'avviso: “Mi raccomando, almeno un'oretta prima dell'inizio che dobbiamo fare il tampone”. Ho protestato: “Ma io ho un green pass valido fino an giugno 2022!”. Risposta ovunque: “Capisco, ma l'azienda vuole il tampone per sicurezza”.
Ora io due dosi di vaccino le ho fatte come mi è stato suggerito: sono inserito fra i soggetti fragili perché ognuno ha la salute che si trova (e infatti mi hanno già chiamato anche per fare il vaccino influenzale). E quindi ho quel green pass che sta tanto a cuore dei miei colleghi conduttori e delle loro aziende che evidentemente hanno deciso come linea editoriale di dare una mano al generale Francesco Paolo Figliuolo nella sua campagna vaccinale. Solo che dall'esperienza ho appreso che tutti - aziende e colleghi conduttori tv - predicano in un modo e razzolano in ben altro: del vaccino sono i primi a non fidarsi. Non che sbaglino in questo: un vaccinato può contrarre il virus e attaccarlo ad altri anche in modo grave, come i dimostrano eloquentemente pubblicati ogni settimana nei bollettini di sorveglianza dell'Iss (oggi la stragrande maggioranza degli ultraottantenni che si contagiano di Covid, che finiscono in ospedale, che finiscono in terapia intensiva e purtroppo anche che muoiono è di vaccinati a ciclo completo).
“Chavez finanziava il Movimento 5 Stelle”, l’ex capo degli 007 del Venezuela accusa i grillini
Il regime venezuelano di Hugo Chavez ha finanziato il Movimento 5 Stelle? Sì, secondo ‘El Pollo’, all’anagrafe Hugo Carvajal, ex capo dell’intelligence militare di Hugo Chavez. Carvajal ha messo queste accuse nero su bianco in un documento consegnato al giudice del Tribunale nazionale spagnolo Manuel Garcia-Castellon: l’ex capo dell’intelligence è recluso in Spagna dove è stato arrestato nel settembre scorso.
Nel Paese iberico aveva fatto domanda di asilo per evitare l’estradizione negli Stati Uniti, dove è ricercato per traffico di droga: una richiesta che ieri è stata respinta dal ministero dell’Interno spagnolo.
Dal carcere di Estremera (Madrid) dove è recluso, Carvajal ha presentato nei giorni scorsi alla magistratura spagnola una serie di documenti e informazioni relative a presunte operazioni di finanziamenti illeciti internazionali che riguarderebbero in particolare Podemos, il partito di sinistra di Pablo Iglesias alleato dei Socialisti al governo, ma anche il Movimento 5 Stelle , lo scomparso ex presidente argentino Néstor Kirchner, Evo Morales in Bolivia, Inácio Lula da Silva in Brasile, l’ex vescovo Fernando Lugo in Paraguay, Ollanta Humala in Perù, Manuel Zelaya in Honduras, Gustavo Petro in Colombia.
Paghiamo per buttare le mascherine dell'ex commissario Arcuri: milioni di pezzi inutilizzabili
Non c'è pace sul fronte mascherine. Dopo il sequestro da parte della Finanza di 800 milioni di dispositivi di protezione ritenuti «non conformi» comprati a suo tempo dall'ex commissario Arcuri (indagato per peculato e abuso d'ufficio), adesso il generale Figliuolo, che di Arcuri ha preso il posto, ha una nuova grana da risolvere. Ci sono altre 218 milioni di mascherine farlocche stipate nei magazzini che vanno smaltite. Le aveva acquistate il suo predecessore tra aprile e maggio 2020.
Alcune assomigliano a dei rotoli di carta igienica. Altre sono decorate con motivi floreali, carine forse a vedersi, ma comunque del tutto inutili contro il Covid. Se entro quattro giorni non salterà fuori un compratore interessato a riciclarle in altri ambiti industriali, sarà lo Stato a dover pagare per spedirle in un inceneritore. Il Tempo si era già occupato del caso a giugno, quando la struttura commissariale diretta da Figliuolo aveva cercato di piazzare per la prima volta le 218 milioni di mascherine farlocche. Lo aveva fatto con un avviso pubblico che, però, andato deserto. In realtà, tre imprese avevano manifestato il loro interesse, ma le loro offerte sono state ritenute «inammissibili», perché «prive dei requisiti sostanziali per la partecipazione alla gara». Così, pochi giorni fa, Figliuolo ha deciso di fare un nuovo tentativo. C'è tempo solo fino al 24 ottobre per fare nuove offerte. Altrimenti, il commissario si troverà costretto ad «esperire qualsiasi procedura negoziale "passiva" volta allo smaltimento dei materiali».
No Green-pass, i legami con il Pd con i fanatici che volevano assaltare la Cgil: qui cambia il quadro
Per la Procura sono esponenti di pericolosi gruppi eversivi. Per il Pd sono simpatici guasconi con i quali è opportuno «organizzare concerti» e accordarsi per «una produzione culturale alternativa». C'è un imbarazzante legame tra il Partito Democratico e "quei bravi ragazzi" No vax che sabato hanno cercato di assaltare la sede della Cgil di Milano. I quaranta anarchici denunciati dopo gli scontri, infatti, non sono spuntati dal nulla. La gran parte proviene da centri sociali del Nord. E parliamo di realtà che in molti casi devono la loro stessa esistenza proprio all'appoggio che esponenti del Pd hanno garantito loro per anni. La Questura finora non è riuscita a trovare una regia dietro all'organizzazione della manifestazione. D'altra parte parliamo di anarchici, pochi dei quali usciti dalle case occupate della città. Questo perché a parte qualche raro caso, a Milano perfino le organizzazioni antagoniste sono troppo radical chic per esprimere frange tanto "cattive".
Sbarchi clandestini senza sosta, la Lamorgese fa finta di niente. E intanto manganella a Trieste
Lamorgese «pugno di ferro» con i pacifici portuali di Trieste e guanti di velluto con ravers e sbarchi di clandestini. Dorme il Viminale, troppo impegnato a bersagliare manifestanti no green pass con idranti e lacrimogeni, mentre a Lampedusa si susseguono senza sosta gli approdi di immigrati.
Sbarchi, a Lampedusa continua l’invasione
La notte appena trascorsa ha visto l’arrivo di altri 170 clandestini, stipati nel tristemente noto hotspot di contrada Imbriacola, perennemente al collasso o sull’orlo della crisi. centosettanta nuovi ospiti della struttura da aggiungersi ai 152 arrivati ieri con sei diverse imbarcazioni. Nell’hotspot si trovano al momento 329 persone. La Prefettura di Agrigento, d’intesa con il Ministero dell’Interno, è impegnata nelle operazioni di «travaso» degli stranieri per evitare che la situazione degeneri. Impresa impossibile, visto il flusso continuo di sbarchi sull’isola: appena le autorità riescono a dare respiro alla struttura, trasferendo gruppi di immigrati, ecco che subito approdano altre centinaia di irregolari che vanno a colmare nuovamente la misura.
Vittorio Sgarbi: «Il ballottaggio a Roma è andato benissimo. Gualtieri fallirà come la Raggi»
«Le elezioni comunali a Roma? Sono andate benissimo! Perché chi ha vinto e governerà Roma, ovvero il centrosinistra, farà come la Raggi un fallimento totale: e quindi il centrodestra vincerà le politiche, quando finalmente gli elettori andranno a votare». È la convinzione che esprime all’AdnKronos Vittorio Sgarbi, fondatore di Rinascimento.
«Il sindaco di Roma è il sindaco di una micro-minoranza che non ha niente a che fare con i veri cittadini romani, mentre il vincitore morale è Calenda. Noi abbiamo perso per una congiura costruita dall’inizio, da Durigon in poi; dunque – spiega Sgarbi – è una sconfitta che non ha nulla a che fare con Roma, dove ha votato meno della metà degli elettori. In vista delle elezioni politiche del 2023, non vedo alcun campanello d’allarme per il centrodestra: io sono tranquillissimo».
Messa in scacco da rubagalline, la Lega umilia la Lamorgese
«Ministra Lamorgese, lei si è fatta mettere in scacco da dei ruba galline? Valutiamo molto negativamente la linea di autoderesponsabilizzazione, linea fissa della gestione del Viminale». Lo ha detto Gianni Tonelli della Lega, intervenendo in Aula della Camera dopo l’informativa della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sugli scontri nelle manifestazioni contro il green pass.
Il deputato leghista ha quindi sollevato «interrogativi sul suo ruolo tecnico». Tonelli ha ricordato i decreti Salvini: «Guidare il Viminale è un fardello, ne siamo consapevoli e lo sa il suo predecessore che è a processo per difendere il suo popolo, ha avuto il coraggio di fare quello che lei non ha il coraggio». Infine, per il leghista «le responsabilità chiare si indirizzano verso la sua persona, non si può fare il ministro dell’Interno in guanti bianchi, dovrebbe imparare dal suo predecessore, pensi con quanta serenità Salvini poggiava la testa la sera sul cuscino...», ha concluso.
Intramontabile Mastella: "Ho vinto contro armata brancaleone, da Letta a faccetta nera"
Clemente Mastella non tramonta mai e si impone al ballottaggio a Benevento riconfermandosi sindaco contro il candidato del centrosinistra. Mastella si presenta alle telecamere di Enrico Mentana su La7 con tutta la famiglia, con tutti i nipotini schierati in prima fila.
"Sono contento così, faremo belle cose per Benevento nei prossimi cinque anni", dice Mastella commentando la vittoria che gli ha consegnato con oltre i 52% dei voti, il secondo mandato di sindaco del capoluogo sannita. Una coalizione di dieci liste, ma tutte di ispirazione civica o espressione di gruppi politici che si sono discostati dalle posizioni ufficiali dei rispettivi partiti. "Dall’altra parte c’era l’arca di Noe, un’armata brancaleone - rileva Mastella - io ero da solo, ma con il popolo di Benevento. Da una parte una squadra che andava da destra all’estrema sinistra ma la gente ha sconfitto questa logica".
Grazie Trieste, in faccia allo snobismo dei salotti mainstream
Trieste, manifestanti e solito snobismo dei media mainstream. Se si volesse sintetizzare in qualche modo quanto osservato stamattina, lo si potrebbe fare in questo modo. Mentre portuali e comuni cittadini tentavano disperatamente di resistere all’arrivo della polizia nel porto della città, su La7 e Sky ci si permetteva di guardare con sufficienza all’accaduto.
I manifestanti di Trieste e il mainstream
Da stamattina, la pressione della polizia, dei camion e degli idranti è stata via via più forte. Si parte con Stefano Puzzer e altri al seguito che si siedono sull’asfalto, quasi in lacrime, chiedendo soltanto di essere ascoltati.
Gli agenti in piena tenuta antisommossa non schiodano. Uno stallo che dura alcune ore, dalla primissima mattina fino alle 9.30 circa.
SkyTg24 segue gli avvenimenti, ma praticamente mai dà voce ai manifestanti. Solo narrazione sugli eventi, mentre dai video in diretta diffusi su Facebook si possono ascoltare gridi di disperazione: “Toglietevi i caschi, avete dei figli anche voi” dice un signore ai poliziotti. Non verrà ascoltato.
La Lega mugugna, Borghi: «È mancato il voto d’opinione, il governo col Pd ha demotivato i nostri»
«Questo voto con affluenza minima indica che molti elettori del centrodestra nelle grandi città sono stati a casa indipendentemente dal candidato». È la riflessione con l’AdnKronos di Claudio Borghi, deputato della Lega, a ridosso della chiusura dei seggi nelle città al ballottaggio. «Bene mantenere Trieste, anche in altri centri importanti di minori dimensioni, da Desio a Sansepolcro a Lanciano, il centrodestra cresce», aggiunge.
Borghi: «È mancato il voto d’opinione»
«La mia interpretazione – conclude l’economista del partito di Matteo Salvini – è che sia mancato il voto di opinione, quella carica rivoluzionaria che ha sempre accompagnato la crescita della Lega e che, forse, la presenza al governo con il Pd e la conseguente continua ricerca di compromessi ha demotivato».
Nel derby di centrodestra ad Afragola vince Pannone, il candidato indicato da Fratelli d’Italia
Antonio Pannone è il nuovo sindaco di Afragola con il 51,35% (10.56 voti). Il nuovo primo cittadino, candidato con nove liste di centrodestra (tra cui FdI e Lega), è stato premiato nelle urne con un distacco di 553 voti sul candidato di centro, nelle cui liste però figurava anche la lista ufficiale di Forza Italia, Gennaro Giustino, fermo al 48,65% (9.953 voti). Un ballottaggio tirato fino all’ultimo minuto, al termine di un mese di campagna elettorale durissima, contrassegnata da episodi di violenza, da denunce per voto di scambio e con l’ombra delle infiltrazioni di camorra.
Il ringraziamento di Pannone agli elettori di Afragola
Il silenzio della sinistra sulle violenze degli anarchici a Milano: 2 arresti e 8 denunce tra i no green pass
La sinistra batta un colpo. Sono due le persone arrestate e otto quelle denunciate, a vario titolo per interruzione di servizio pubblico, violenza privata, istigazione a disobbedire alle leggi e per manifestazione non preavvisata, per il tredicesimo corteo No Green pass che si è svolto sabato pomeriggio per le vie di Milano. Lo comunica la questura di Milano. Degli oltre 100 manifestanti identificati, la Polizia di Stato sta valutando la posizione di circa 40 esponenti dell’area anarchica milanese e varesina per il deferimento all’autorità giudiziaria. Durante il corteo il drappello di anarchici ha più volte tentato di far deviare il percorso della manifestazione cercando di raggiungere «obiettivi sensibili» come Palazzo Lombardia, la stazione Centrale e la Camera del Lavoro (palazzo dei Sindacati).
Una centinaio di esponenti dell’area anarchica, in particolare quelli del Telos di Saronno (Varese), hanno cercato di prendere la testa del corteo No Green pass di Milano che ha contato la presenza di migliaia di persone. Gli anarchici hanno tentato sui bastioni di Porta Volta di far deviare tutto il serpentone verso la stazione Centrale ma non sono stati seguiti dal resto dei manifestanti. Dopo essere rientrati nella pancia del corteo hanno effettuato un secondo tentativo di far deviare il percorso. Una squadra di pronto intervento della Polizia è riuscita a sbarrare la strada ai manifestanti in via Moscova prima di largo La Foppa. Si sono registrati per alcuni minuti di tensione tra le prime file del serpentone e le forze dell’ordine in assetto antisommossa. E in tutto ciò la sinistra? Totalmente muta dopo le decine di dichiarazioni della scorsa settimana per quanto successo alla Cgil.
Ballottaggi, affluenza in calo rispetto al primo turno. Alle 19 ha votato il 26,71% rispetto al 31,65%
Non tocca il 10% alle 12 l’affluenza al voto per i ballottaggi. Secondo i dati del portale del Viminale Eligendo (63 Comuni su 63), alle 12 ha votato il 9,73% degli aventi diritto contro il 12,18% del primo turno. L’affluenza è in ulteriore calo rispetto al primo turno, (il dato diffuso dal Viminale non tiene conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia).
Sono cinque milioni gli elettori chiamati alle urne oggi e domani: 65, le città che devono rinnovare sindaci e consigli comunali. Le urne sono aperte fino alle 23, e ancora domani dalle 7 alle 15.
Ballottaggi, ecco i dati sull’affluenza a Roma
Roma: alle ore 12 ha votato il 9,36% (11,83% al primo turno). Nella Capitale si vota il ballottaggio tra Enrico Michetti del centrodestra e Roberto Gualtieri del centrosinistra. I due sfidanti hanno votato stamattina. Per entrambi il seggio era a Monteverde anche se in due scuole diverse. Il candidato di centrodestra Michetti, jeans, giubbotto e mascherina nera, ha votato presso il seggio di via Giovanni De Calvi e, ai cronisti che gli chiedevano una battuta, ha risposto “c’è il silenzio, non parlo”. Gualtieri, piumino smanicato sopra la giacca e mascherina chirurgica bianca e azzurra “tradizionale”, ha invece votato presso il seggio 1427 dell’istituto Federico Caffè in via Fonteiana 111. Anche per lui qualche foto ma nessuna dichiarazione.
Un altro rave party a Viterbo, alla faccia della Lamorgese. Ma ormai i “festini” selvaggi impazzano
La Polizia di Stato interrompe e sgombera un rave party ad Ancarano, nel viterbese, a poca distanza dal luogo nel quale, a Ferragosto, la ministra Lamorgese consentì lo svolgimento di una mega “festa” a base di droga e alcol (e un morto)facendo “accompagnare” i manifestanti all’autostrada al termine dell’evento senza nulla fare per ripristinare la legalità.
Confortati da quel precedente, gli organizzatori del rave ci hanno riprovato, ma stavolta a intervenire sono stati gli uomini del Commissariato di Tarquinia, con la Digos e i Carabinieri della Compagnia di Tuscania, che stamattina hanno avuto notizia dell’allestimento di una rave party abusivo nell’agro tra i Comuni di Tarquinia e Tuscania. Gli agenti hanno smontato le attrezzature musicali e allontanato i partecipanti all’iniziativa che sono stati tutti identificati. Si tratta di 56 italiani e 3 stranieri. Sono 19 le autovetture e 3 i camper trovati sul posto. Sono in corso accertamenti per risalire alla proprietà del terreno. Un approccio all’insegna della legalità, a differenza di quanto accadde ad agosto, sempre a Viterbo.
Trieste, Puzzer si dimette dal Coordinamento portuali. “Ma la protesta va avanti”
Stefano Puzzer si è dimesso dal Coordinamento dei portuali di Trieste. Lo ha reso noto attraverso un post pubblicato sul proprio profilo Facebook. «In data odierna ho rassegnato le dimissioni dal Clpt di Trieste poiché è giusto che io mi assuma le mie responsabilità — ha fatto sapere — Una di queste, è la decisione di proseguire il presidio fino al 20 di Ottobre. La decisione è soltanto mia, non è stata forzata da nessuno, anzi non volevano accettarle ma io le ho pretese», conclude.