capture 014 19072020 124756Roma, 24 feb – “Il Coronavirus non dovrebbe tradursi in una nuova e ingiustificata ansia collettiva verso le persone che vengono salvate in mare; e neanche servire da pretesto per impedire alla Ocean Viking di riprendere le missioni di salvataggio nel Mediterraneo Centrale”. Questo è il post pubblicato da Medici senza frontiere, una delle due ONG della nave Ocean Viking, in seguito alla quarantena di 14 giorni in rada imposta in seguito allo sbarco degli immigrati a Pozzallo. Come se gli umanitari fossero al di sopra delle normative di contenimento del Coronavirus varate da un Paese sovrano perché auto dichiaratisi portatori di anticorpi divini.

 

Nella notte tra sabato e domenica in piena emergenza Coronavirus, il governo giallofucsia ha autorizzato lo sbarco dei 276 immigrati a bordo della nave Ocean Viking a Pozzallo. Le iniziative introdotte per limitare i possibili contagi da Coronavirus sono state la quarantena degli immigrati nell’hotspot di Pozzallo e quella dell’equipaggio della Ocean Viking in rada nelle acque antistanti la cittadina siciliana per un periodo non inferiore ai 14 giorni. Il sindaco Roberto Ammatuna ha richiesto un cordone delle Forze dell’Ordine intorno all’hotspot per scongiurare possibili fughe degli immigrati. Ancora prima dello sbarco, Ammatuna aveva assicurato che a bordo non erano presenti casi sospetti di Coronavirus.

 

In seguito ai controlli effettuati al momento dello sbarco, cinque immigrati sono stati trasferiti all’ospedale Maggiore di Modica, tre di questi ricoverati nel reparto malattie infettive per problemi respiratori (uno con una sospetta tubercolosi).

 

 

I Paesi africani più a rischio

In Africa, come più volte dichiarato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e dalla stessa comunità scientifica africana, mancano gli strumenti diagnostici per individuare lo scoppio di possibili focolai. Per questo motivo, il 20 febbraio scorso, una delle riviste più autorevoli in ambito medico-scientifico, The Lancet, ha pubblicato “Preparedness and vulnerability of African countries against importations of COVID-19: a modelling study”, la mappa dei Paesi africani più a rischio in merito alla diffusione del Coronavirus.

 

La mappa tiene conto di vari fattori, tra cui il numero dei casi dichiarati di contagio da ciascuna provincia cinese e il traffico aereo da ognuna di queste province verso ogni paese africano. Gli esperti di The Lancet hanno considerato anche i fattori relativi al potenziale che ciascuno dei Paesi africani può mettere in atto per affrontare un contagio su larga scala (punteggio SPAR classificato dall’OMS tra zero e cento) e il punteggio IDVI (indice di vulnerabilità rispetto alle malattie infettive).

 

I Paesi africani classificati da The Lancet come quelli con un più alto rischio riguardo alla diffusione del Coronavirus sono: Egitto, Algeria, Repubblica del Sudafrica, Marocco, Nigeria, Sudan, Etiopia, Angola, Ghana, Tanzania, Kenya, Costa d’Avorio, Guinea e Gambia. Tra questi purtroppo, molti dei Paesi di origine o di transito degli immigrati che sbarcano nei porti italiani.

 

Il 44% degli immigrati sbarcati dall’inizio del 2020 provengono dai Paesi considerati ad alto rischio. Questo dato non comprende gli immigrati provenienti dal Bangladesh (343 dall’inizio dell’anno) che atterrano negli aeroporti dell’Egitto, per poi proseguire attraverso la rotta dei trafficanti verso la Libia.


di Francesca Totolo per www.ilprimatonazionale.it