capture 141 09092020 110658La Tari non si ferma, pagate e andrà tutto bene. Altro che la retorica a pappagallo delle settimane del confinamento totale, l’unica cosa che non conosce crisi in Italia sono le tasse. Virus o no. In questi giorni, ad esempio, molti ristoratori di Roma sono sconsolati ed infuriati. Il motivo? Gli stanno recapitando le cartelle per pagare la Tari, la tassa sui rifiuti relativa al primo semestre 2020 (quello dove c’è stato il lockdown con i mesi di chiusura e senza incassi) e - per chi li ha ancora - stanno arrivando pure le richieste di pagamenti di vecchi conguagli. “Pensavamo di essere su ‘Scherzi a Parte’ - spiega a “Il Tempo” Paolo Bianchini, presidente del Movimento Imprese Ospitalità Italia (M.I.O.) - perché soltanto così potevamo spiegarci le notizie che arrivavano da Roma, di cartelle con i conguagli Ama, in alcuni casi per decine di migliaia di euro, recapitate ai ristoratori della Capitale. Mi è bastata però qualche telefonata per capire che siamo di fronte all’ennesimo schiaffo alla categoria, che versa già in condizioni disperate. Non è bastato - si infuria Bianchini - il blocco di tre mesi dell’attività; non sono bastate le ferree regole igienico-sanitarie imposteci per la riapertura; non sono bastate le promesse, mai mantenute, di liquidità a fondo perduto; non è bastato il crollo delle presenze turistiche. Adesso, a Roma cercano di uccidere la ristorazione attraverso una persecuzione assurda e fuori da ogni logica: si sono fermate addirittura le cartelle di Equitalia riscossione, per dare respiro alle imprese, e spuntano fuori, in piena crisi, i conguagli da pagare subito oltre al primo semestre 2020. O c’è un disegno per massacrare definitivamente il settore – e in questo caso ce lo facciano sapere – o siamo alla follia pura. I ristoratori – sottolinea Bianchini – sono alla fame e non staranno a guardare il Governo e le altre istituzioni che lavorano per affossarli definitivamente. Dateci aiuti, non bollette da pagare: la morte della ristorazione comporterebbe, a catena, la fine di intere filiere produttive e il collasso del sistema economico italiano. Il premier Conte e gli ‘scienziati’ che sono al suo fianco cerchino di capirlo, prima che sia troppo tardi”. Quando chiediamo a Bianchini cosa faranno sulla Tari i ristoratori romani che lui ha interpellato ci risponde che “buona parte gli ha detto chiaramente di non avere in questo momento i soldi per pagare le cartelle che hanno ricevuto in questi giorni di settembre dove la Tari ed i conguagli si vanno ad assommare ad altre numerose scadenze fiscali.  Vede Lenzi, stiamo parlando in alcuni casi di cifre cospicue, oltre i 22mila euro da versare entro fine mese!”.

 

Ed i ristoratori, cosa dicono? Noi de “Il Tempo” ieri siamo andati ad intervistare Michela Di Maria, titolare del ristorante “I due ladroni” a piazza Nicosia, nel centro di Roma. “A noi - spiega Michela - è arrivata da pagare la Tari per il primo semestre 2020, si tratta di 2.855 euro più qualche centesimo e la scadenza è il 30 settembre, tra meno di un mese. Vede, lei deve tenere conto - spiega la Di Maria - che il nostro locale dal 12 marzo al 13 aprile è stato chiuso e dal 14 aprile al 21 maggio ha fatto delivery. Sa quanto abbiamo incassato? 5.300 euro ad aprile e 5.846 euro a maggio, a fronte di un affitto mensile di 17mila euro, per non parlare degli altri costi. Io non so dove troverò i soldi per pagare la Tari che ci viene richiesta mentre stiamo provando a ripartire dopo un semestre davvero difficile”. Nelle parole di Michela, mentre ci racconta della Tari e della passione - nonostante tutto - per il suo lavoro, si avverte il disagio di una intera categoria, i ristoratori, che i nostri governanti - al di là delle parole di circostanza - sembrano aver dimenticato. Tra l’altro per rendersi conto del rapporto kafkiano che in questa nostra Italia si è ormai instaurato tra la burocrazia che chiede tasse ed i cittadini che dovrebbero pagarle, bisogna soffermarsi su due dettagli della cartella Tari recapitata al ristorante della Di Maria, “I due ladroni”. 

Nella prima pagina, in un rettangolo sotto la scadenza relativa al primo semestre 2020, si legge in una nota piccolina: “Attenzione!!! Non risulta ancora pervenuto il pagamento dei documenti sotto indicati: importo versato 2.351,28. Importo addebitato: 2.350,70. Differenza: zero virgola 58 centesimi. Si, avete letto bene, 0,58 centesimi,  relativa al 2013. Questo il primo dettaglio. Il secondo lo troviamo più avanti, nella lettera all’utente che, in un passaggio, recita così: “Allo scopo di applicare immediatamente le agevolazioni 2020 previste (...) per i soggetti colpiti da emergenza Covid-19, Roma Capitale ha disposto che in sede di prima bollettazione 2020 non sia fatturato alle utenze non domestiche il 25% della parte variabile della Tari. Successivamente saranno applicati i conguagli sulla base delle istanze degli aventi diritto”. Nel caso di Michela, la parte variabile della Tari è all’incirca duemila euro, ed il 25% varrebbe attorno ai 500 euro. Per chi ha avuto cali di fatturato nel primo semestre dell’anno di un 80% (o anche di più) davvero un bell’aiuto. Anzi. Un aiuto fantozziano. Come sono umani gli esattori. 

di Massimiliano Lenzi per www.iltempo.it