Alitalia newpressAlitalia si avvia tristemente verso l'amministrazione straordinaria. Il no al nuovo piano industriale obbliga il governo e, in primis, il ministro dello Sviluppo Calenda a rimescolare tutte le carte in tavola. Nel comunicato di presa d'atto dello stop il titolare del dicastero di Via Veneto ha espresso «rammarico». A quell'intesa aveva lavorato molto, spendendosi anche per i 300 milioni di garanzia pubblica sottoforma di aumento di capitale di Invitalia, previsti dalla manovrina (200 milioni sarebbero serviti per garantire il 50% del contingent equity con l'altra metà fornita da Etihad).

Non a caso ieri nel tardo pomeriggio il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha chiamato a Palazzo Chigi per un vertice Calenda e i ministri del Lavoro Poletti e delle Infrastrutture Delrio. Ma, al di là dell'ovvio disappunto per un'intesa a rischio stop sulla quale l'esecutivo si era impegnato, non sono emerse finora indicazioni alternative anche se il governo è «aperto a tutte le soluzioni». Da segnalare, inoltre, l'assenza del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che tuttavia non è titolare della materia e che, comunque, ha convincimenti molto «europeisti» e dunque poco propensi al salvataggio pubblico o semi-pubblico. Salvataggio che comunque sarebbe impossibile viste le ferree regole europee. E non è un caso che il ministero dello Sviluppo negli scorsi giorni avesse fatto filtrare che «non esiste un piano B». Giusto a titolo esemplificativo, non sarebbe nemmeno pensabile un ipotetico coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti che per statuto non può investire in aziende in perdita. Né, tanto meno, si potrebbe rispolverare il piano renziano dell'integrazione con Fs, ormai destinata alle nozze con Anas. È difficile, poi, pensare che possano materializzarsi compratori o investitori in questa fase con un'amministrazione straordinaria alle porte che farà scendere i prezzi della trattativa.

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dall'articolo di   per ilgiornale.it

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