capture 065 06022021 102501I trattati di Parigi furono dei trattati di pace firmati nella capitale francese il 10 febbraio 1947 dopo la fine della seconda guerra mondiale.

La sottoscrizione dei trattati fu preceduta da una conferenza di pace che si svolse parimenti a Parigi, tra il 29 luglio e il 15 ottobre 1946 durante la quale ci fu il memorabile discorso del nostro primo ministro Alcide De Gasperi tra il freddo ed ostile atteggiamento dei rappresentanti delle potenze vincitrici. Il suo discorso fu fermo e dignitoso, indicando le nuove linee della politica estera italiana in termini democratici ed europeistici. De Gasperi volle separare la responsabilità morale del popolo italiano da quella del regime fascista, chiese una pace giusta, non punitiva, fondata sui valori della libertà politica, della democrazia, della libertà dal bisogno.
Il suo appello non ebbe, tuttavia, l'esito sperato. Il Trattato di pace, sottoscritto dai rappresentanti italiani il 10 febbraio 1947, impose all'Italia clausole pesanti. La forza dell'esercito veniva limitata a 165.000 soldati e 65.000 carabinieri; l'aviazione non poteva superare 25.000 uomini e 350 aerei; anche la marina era ridotta a 25.000 uomini e un tonnellaggio notevolmente ridimensionato. Le unità eccedenti venivano assegnate ai paesi vincitori, anche se Gran Bretagna e Stati Uniti rinunciarono, dopo la ratifica del Trattato, alle loro quote.
Le clausole finanziarie prevedevano pesanti riparazioni che l'Italia avrebbe dovuto versare ai paesi con i quali era entrata in conflitto. In particolare appariva particolarmente onerosa la richiesta di 600 milioni di dollari da parte dell'Unione Sovietica, successivamente, ridotte a 100 milioni di dollari.


La questione di Trieste


Più delicati i problemi dei confini con la Jugoslavia, che aveva richiesto Trieste, la Venezia Giulia, Zara, Fiume e l'Istria. Alla Conferenza della pace l'Unione Sovietica appoggiò gli interessi jugoslavi, mentre Inghilterra e USA furono più vicine alle posizioni italiane. Si giunse ad una soluzione di compromesso che prevedeva un regime provvisorio in base al quale il territorio libero di Trieste, veniva diviso in due zone: la zona A, con prevalenza di abitanti italiani, affidata all'amministrazione anglo-americana, e la zona B, ad est di Trieste, comprendente tutta l'Istria, con prevalenza di popolazione slovena, affidata all'amministrazione jugoslava. I costi umani di questa decisione non furono irrilevanti. Dalla zona assegnata alla Jugoslavia e da Pola in particolare, ove gli abitanti erano per circa tre quarti italiani, cominciò un esodo di circa trentamila profughi che abbandonarono case ed averi, trovando rifugio in varie province italiane pur di non restare sotto il dominio jugoslavo.

Le colonie
l'arcipelago del Dodecaneso passava alla Grecia;
la Concessione italiana di Tientsin passava alla Cina;
la Libia passava sotto occupazione inglese (divenne indipendente nel 1951);
la Somalia Italiana passava sotto occupazione inglese, poi sotto amministrazione fiduciaria ONU sotto controllo italiano fino al 1960;
l'Eritrea diventava parte dell'Etiopia;
l'Etiopia ritornava ufficialmente indipendente, anche se i territori sotto amministrazione britannica, come la regione dell'Ogaden, venivano ceduti solamente nel 1954.
l'Albania ritornava indipendente nei confini del 1940 (lo era già dal 1943).


La Francia
La frontiera italiana seguirà quella che risultava al 1° gennaio 1938 con le seguenti modifiche.
La frontiera con la Francia sarà modificata al passo del Piccolo San Bernardo (2 chilometri), sul plateau del Moncenisio, sul monte Thabor-Chamberton (5 chilometri), nelle valli del Tinea, di Vesusia e Roja.

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