capture 169 26022021 140408Si addestrava per la jihad e, per questo motivo, un muratore tunisino ventiseienne, Babhoumi Mounir, arrestato a Parma un anno fa con l’accusa di “autoaddestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale“, è stato condannato a tre anni, sei mesi e 20 giorni dal gup del Tribunale di Bologna, Domenico Truppa.

La Procura aveva chiesto quattro anni di carcere per il giovane muratore residente a Busseto e fermato nel febbraio del 2020, al termine di un’indagine della Digos e della Polizia postale, coordinata dal pm bolognese Antonella Scandellari.

Attualmente Babhoumi Mounir si trova in carcere a Sassari. Nel suo smartphone erano stati trovati migliaia di file con indicazioni su come costruire esplosivi o altre armivideo di attentatiesecuzioni di ‘infedeli,’ predicatori che incitano alla jihad e testi inneggianti al martirio.

Secondo gli investigatori, inoltre, il muratore tunisino ventiseienne avrebbe avuto contatti con ambienti dell’Isis, attraverso i social network e internet.

 

Il materiale informativo sequestrato al terrorista è stato ritenuto dalla Procura di Bologna, come si legge negli atti, “non il prodotto di una generica ed indifferente attività di informazione, bensì l”univoco’ portato di informazioni ritenuto utile al proprio successivo coinvolgimento in atti di terrorismo, dimostrato, tra l’altro, dal realizzato collegamento informatico – in ambienti riservati – con l‘organizzazione terroristica dell’Isis, che lo ha spinto ad acquisire migliaia di immagini con almeno 40 file video riferibili all’organizzazione terroristica, veicolati sul web attraverso circuiti chiusi, come TelegramWhatsApp e Facebook, nei quali si incitavano altri islamici ad intraprendere la jihad contro gli infedeli e si esaltava la morte in nome di Allah“.

Il terrorista 26enne, che ha usufruito del rito abbreviato, era stato fermato l’11 febbraio 2020 e, due giorni dopo, era stato convalidato il fermo. Il Tribunale di Bologna ha disposto la sua espulsione dal territorio nazionale una volta espiata la pena.

 di Roberto Frulli per www.secoloditalia.it