capture 092 19032021 074352Totalmente ignorata dai grandi media, una rara visita è stata concessa lunedi scorso da Benedetto XVI a Lorenzo Festicini, presidente di un'unione umanitaria chiamata Istituto Nazionale Azzurro, vicina al cardinal Comastri, conservatore, appena pensionato insieme al cardinale Sarah. Il giornale Reggio Today ha pubblicato foto autorizzate dell'incontro, previamente diffuse dall'Istituto. Stupisce che il Corriere della Sera, il 21 marzo, non ne avesse pubblicate di proprie, relative all'ultima intervista di Massimo Franco, come fatto, invece, in quella del 2019. Un'insolita scelta editoriale del Corriere, o una mancata concessione da parte dell'intervistato? Comunque, Ratzinger appare in ottima forma: sorridente e ben lontano da quell'«agonia» di cui si scriveva in agosto, fasciato dalla talare bianca che porta fin dal 2013 giustificandosi col dire che all'atto della rinuncia non aveva altri abiti.

IL MUNUS SPIRITUALE
Ma la sorpresa è che Benedetto ha nominato Festicini «Ambasciatore di Pace»: come confermato dall'interessato, si tratta di «una nomina puramente spirituale, di una benedizione per la sua attività umanitaria in Benin». Tuttavia, il gesto di nominare un ambasciatore (prerogativa del papa regnante) sebbene simbolico, arriva in un momento bollente: è appena uscito «Benedict XVI: pope emeritus?» un testo giuridico della giurista Estefania Acosta che afferma come Benedetto sia l'unico papa proprio perché ha mantenuto il munus spirituale, l'incarico divino, e che la sua rinuncia (con gravi errori di latino) sia stata scritta volutamente invalida per svelare e annullare i «golpisti» a tempo debito.

 

È la tesi anche di giornalisti come Antonio Socci e di altri autorevoli teologi e latinisti. Benedetto, nella Declaratio del 2013, ha infatti rinunciato ad alcune funzioni pratiche (ministerium) ma non all'incarico spirituale (munus), tuttavia siccome, per il papa, questi sono indivisibili, le dimissioni sarebbero nulle. Venerdì scorso abbiamo anche chiesto a 20 canonisti della Sacra Rota, se un atto di rinuncia così dubbio possa essere valido ai sensi del Canone 14, ma nessuno di loro ha risposto. Un segnale? La nomina dell'«ambasciatore» rientrerebbe dunque in quella velata ambivalenza mantenuta per otto anni da Ratzinger, tanto che incrollabilmente ha sempre dichiarato che «il papa è uno solo», senza mai spiegare quale dei due. Se, infatti, a un primo sguardo, l'incontro con Festicini può risultare solo un'innocua benedizione per un fedele benemerito, a una lettura più approfondita - e soprattutto di questi giorni - può sottolineare ancora una volta come lui nomini (spiritualmente) ambasciatori appunto perché detiene il munus spirituale. Ma se munus e ministerium sono indivisibili e il papa è uno solo, questi sarebbe Ratzinger.

STRANA AMBIGUITÀ
Alcuni conservatori si innervosiscono per la costante ambiguità di Benedetto XVI che, se da un lato, per precisione chirurgica non può essere frutto di approssimazione o senilità, dall'altro contrasta con l'adamantina chiarezza del teologo tedesco. A pochi viene in mente che potrebbe essere una velata «richiesta di intervento» da comprendere attraverso il diritto canonico. Se infatti - puta caso - Benedetto non si fosse dimesso, la Chiesa cattolica sarebbe finita per sempre perché Bergoglio sarebbe un antipapa (come sostiene la Acosta) e il prossimo conclave, con una maggioranza di 80 «anti-cardinali» da lui nominati, sarebbe invalido. Francesco, da parte sua, non rassicura molto: ha appena dichiarato a un grande quotidiano che «la crisi non va sprecata, ma usata per creare un nuovo ordine mondiale», cosa che potrebbe condurre ad un'unica religione sincretista e pertanto anticristica.

IL PRECEDENTE
Ecco perché, dati i rischi non da poco, i vescovi dovrebbero convocare alla svelta un sinodo per controllare chi ci sia «al timone», e tranquillizzare 1.285.000.000 cattolici. Del resto, nulla di nuovo sotto il sole: già nel 1046 fu convocato a Sutri (RM) un concilio per stabilire quale, fra ben tre papi, fosse quello legittimo. E uno dei tre si chiamava pure Benedetto (IX).

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