capture 015 15042021 102443Ormai quella che sta andando in scena a Roma si può definire la «guerra dei morti». Le vittime «al quadrato» sono i defunti: lasciati in deposito per settima o addirittura «respinti al mittente» dal cimiteri per mancanza di posto nelle camere mortuarie. Insieme a loro, non trovano pace neanche i parenti, frustrati dall'impossibilità di dare ai propri cari la sepoltura desiderata: c'è chi è arrivato al punto di urlare la propria disperazione su manifesti sparsi per la città: «Scusa mamma se non riesco ancora a tumularti». In questa «guerra» si assiste a un vile rimpallo di responsabilità: il Campidoglio se ne lava le mani ricordando che i servizi cimiteriali sono gestiti da Ama, ma non fa nulla per vigilare sul rispetto del contratto di servizio.

L'azienda municipalizzata dei rifiuti, che si occupa anche di morti (sic!), usa la pandemia come scudo e ogni volta annuncia l'incremento delle risorse amministrative, che però non arrivano mai. In realtà l'emergenza nei cimiteri romani c'era già prima del Covid. E in nessun'altra città italiana (nemmeno quelle lombarde, tra le più colpite dal virus) si è verificato questo collasso. Cosa c'è di più incivile in una comunità che non riesce a seppellire i suoi morti? Persino l'eroe greco Achille, dopo aver vinto il duello con Ettore, accordò ai troiani 11 giorni di tregua per celebrare i suoi funerali: fu cremato e le sue ceneri sepolte sotto un tumulo di terra. Invece nella Roma del XXI secolo farsi cremare è diventato un privilegio per pochi (quelli che arrivano prima).

 

Ama continua a sconsigliare di scegliere questo tipo di sepoltura: lunedì scorso ha comunicato alle agenzie funebri che non avrebbe accettato salme destinate alla cremazione perché le camere mortuarie del Verano e del Flaminio erano al completo. «Più di 2mila feretri sono custoditi in deposito nell'attesa di essere avviati all'inumazione, tumulazione o cremazione - si legge in una lettera inviata al prefetto di Roma Matteo Piantedosi dal responsabile di Eccellenza funeraria italiana - Non meno di 5mila urne cinerarie devono trovare collocazione definitiva. Per autorizzare una cremazione occorrono più di 30 giorni, mentre per cremare e riavere le ceneri si possono attendere fino a 4 mesi».

Il direttore dello Stato Civile, Antonello Mori, ha comunicato il 12 aprile all'Associazione Imprese funebri riunite che «questo Dipartimento attualmente rilascia le autorizzazioni alla cremazione presentate da Ama entro 24 ore dalla trasmissione» e che Ama «deve evadere le istanze ordinariamente in 15 giorni dal momento della domanda». Tempi che non collimano con quelli attuali. Assifur ha risposto a Mori ricordando che «in base al Dpr 285/1990 la cremazione deve e può essere autorizzata solo dal sindaco del Comune», riservandosi di presentare «una denuncia per omissione di atti d'ufficio».

Anche la Federazione nazionale delle Imprese di onoranze funebri ha sottolineato, in una mail inviata ieri ad Ama e Campidoglio, che «il sindaco del Comune di decesso è tenuto ad autorizzare il trasporto dall'obitorio al luogo di sepoltura» e che «ogni inerzia o impedimento» potrebbe configurare il reato di interruzione di pubblico servizio. Silenzio tombale dalla sindaca di Roma. Le agenzie domattina sfileranno con i carri funebri sotto il Campidoglio. Se la Raggi non trova una soluzione, questo potrebbe diventare il suo funerale politico. «Occorre riaprire gli uffici amministrativi, che sono parte in causa del disastro gestionale - dichiara il segretario nazionale Ugl Partecipate, Stefano Andrini - Bisogna interrompere o ridimensionare il numero di impiegati in smartworking».

di Valeria Di Corrado  per www.iltempo.it