capture 070 13062021 113112Torna l’incubo del redditometro. Dalle spese per i consumi alimentari a quella sanitaria ma anche telefonini, ristoranti, centri benessere, mutuo o assicurazione. Ma anche le spese fatte per i medicinali, per i figli a scuola e per l’università, per le bollette, per i consumi telefonici e gli abbonamenti alla pay tv. Il Mef lancia una consultazione pubblica sul redditometro.

Redditometro, l’iniziativa del Mef

Riservata alle associazioni maggiormente rappresentative dei consumatori, il confronto verte sullo schema di decreto per individuare il contenuto induttivo degli elementi indicativi di capacità contributiva, finalizzato alla determinazione sintetica dei redditi delle persone fisichrelativi agli anni d’imposta a decorrere dal 2016, il cosiddetto redditometro. In base alla norma in questione, con decreto del ministro dell’Economia, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale con periodicità biennale, sentiti l’Istat e le associazioni maggiormente rappresentative dei consumatori, sono individuati gli elementi indicativi di capacità contributiva. Mediante l’analisi di campioni significativi di contribuenti. Differenziati anche in funzione del nucleo familiare e dell’area geografica di appartenenza.

 

Redditometro: ecco le spese prese in considerazione

Sono quattro i cluster delle spese prese in considerazione (consumi, investimentirisparmiospese per trasferimenti) da incrociare con una “griglia” di 11 tipi di famiglie di 5 aree geografiche (Centro, Isole, Nord-est, Nord-ovest e Sud). La consultazione si chiuderà il 15 luglio.

Redditometro, Meloni: «Passo indietro»

Ennesima stancata. Immediata la presa di posizione di Giorgia Meloni. «Il governo vuole reintrodurre il “redditometro”, il sistema fiscale messo da parte nel 2018 che serve a stabilire se un cittadino è un potenziale evasore», scrive la leader di fratelli d’Italia in un post su Facebook. «Se il reddito dichiarato dal contribuente non è in linea con i parametri stabiliti dallo Stato, l’Agenzia delle Entrate invierà subito gli accertamenti fiscali, chiamando gli italiani a giustificare i loro acquisti e il loro modo di vivere. Questo è un enorme passo indietro, che ci fa ripiombare negli anni della peggiore persecuzione fiscale messa in piedi dai governi dei tecnici e della sinistra, contro cui ci batteremo in Parlamento».

 di Fortunata Cerri per www.secoloditalia.it