capture 008 21102021 111953E’ battaglia sulle pensioni: non solo la Lega ma anche i sindacati sono contrari a Quota 102, tuttavia il premier Mario Draghi non intende lasciare grandi margini di trattativa. All’indomani della presentazione del Documento programmatico di bilancio da 23 miliardi (già inviato all’Ue), con la Lega che ha chiesto di mettere a verbale la “riserva politica” sul superamento di Quota 100, si scatenano le ire dei sindacati. “Quota 102 è un po’ una presa in giro: noi abbiamo proposto una riforma vera del sistema e questa non lo è”, va all’attacco Maurizio Landini della Cgil. Per la Cisl il meccanismo individuato è “inaccettabile“, per la Uil “è una beffa“.

Scontro sulle pensioni, dopo la Lega anche i sindacati contro Quota 102

Quota 100 va superata, e lo sa pure la Lega. Il punto è come. Il piano del ministro dell’Economia Daniele Franco è alzare l’età pensionabile in due step. Il Carroccio quindi chiede “uno strumento per garantire flessibilità in uscita con una misura che sia attrattiva”, come spiega il presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo. In sostanza un fondo che permetta di anticipare le finestre di uscita, senza perdere contributi, per l’intera platea che ora si troverà a dover rispettare nuove quote: 102 (64 anni di età più 38 di contributi) nel 2022, 104 (66+38) nel 2023. Una richiesta eccessiva, che Draghi non intende accogliere. E’ un problema di coperture. Nel Dpb sono stanziati in deficit per il prossimo anno 600 milioni, ma anche i sindacati chiedono di più: una riforma organica.

 

I margini di trattativa sono strettissimi

Il punto è che per Draghi il superamento di Quota 100 in due step è già una mediazione – secondo quanto chiesto dalla Ue, ossia un “graduale ed equilibrato passaggio verso il regime ordinario”. Quindi la Lega ha margini di trattativa strettissimi. E tra una settimana il Cdm dovrà varare la manovra. Unica concessione, a quanto pare, la platea dei lavori gravosi. Troppo poco per Matteo Salvini per poter rigirare la frittata e cantare vittoria. Per non parlare del fatto che mentre si rottama la misura bandiera della Lega, al reddito di cittadinanza, misura bandiera del M5S, vanno otto miliardi. A sottolinearlo è Tiziana Nisini, sottosegretaria leghista al Lavoro: “Otto miliardi per il reddito di cittadinanza sono troppi. E’ una misura di assistenzialismo che mette in difficoltà il mondo del lavoro, noi parliamo ogni giorno con imprenditori che a causa del sussidio non trovano manodopera. Bisogna che una parte di quei fondi sia spostata sulle pensioni, in modo da favorire il ricambio generazionale”. Ricambio che però con Quota 100, conti alla mano, non c’è stato.

Cgil, Cisl e Uil sul piede di guerra: “Subito un incontro con il governo”

Poi ci sono i sindacati, che chiedono subito un incontro con il governo. Landini sottolinea che sulle pensioni “abbiamo una piattaforma unitaria. Noi abbiamo proposto una riforma vera del sistema e questa non lo è”, dice Landini. E poi attacca: “La discussione non è passare da Quota 100 a Quota 102 che è un po’ una presa in giro. Non è quello che serve al nostro Paese”. Quindi il leader della Cgil rilancia: “Appena il tavolo ci sarà siamo pronti ad avanzare le proposte di riforma“. La proposta della Cgil è un nuovo strumento con la possibilità di uscita da 62 anni, una pensione di garanzia per i giovani e un riconoscimento contributivo per le donne. Ma i soldi per un’opzione di questo tipo, come già detto, non ci sono.

Sul piede di guerra anche la Cisl, che boccia Quota 102: “Si tratta di ipotesi inaccettabili nel merito e nel metodo. In un Paese pesantemente colpito dalla crisi economica aggravata dalla pandemia, dove sono evidenti le tensioni che percorrono strati importanti della società, non può essere sottovalutato l’impatto che il tema delle pensioni può generare per migliaia di lavoratori e lavoratrici. Per questo ribadiamo la richiesta di un incontro urgente con il governo per affrontare la questione previdenza nel suo complesso”. Quota 102 è una beffa – chiosa la Uil -. Unita, poi, all’annunciata quota 104 fra due anni diventa un vero e proprio sfottò per milioni di lavoratori italiani“.

di Adolfo Spezzaferro per www.ilprimatonazionale.it