capture 025 02022022 095643Il premier Mario Draghi sta cercando di resistere alle ambizioni della Cina su Trieste, ma il ritorno di Zeno D’Agostino probabilmente porterà i progetti cinesi a guadagnare terreno ancora una volta nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia, il più grande porto commerciale d’Italia. Nel giugno 2020, il Tar del Lazio ha revocato la sospensione di D’Agostino da presidente dell’Autorità Portuale dell’Adriatico Orientale, che governa il porto di Trieste. L’Autorità anticorruzione italiana (Anac), aveva infatti sospeso D’Agostino a causa della preoccupazione che vi fosse conflitto di interessi con il suo altro ruolo di presidente del Trieste Passenger Terminal. La corte ha stabilito che le preoccupazioni dell’Anac erano infondate e basate su un’interpretazione errata delle norme sul conflitto di interessi.

Trieste, le mire della cinese Cosco

Tornato sul posto di comando che occupa dal 2016, D’Agostino ha recentemente ribadito il suo obiettivo di trasformare Trieste nel motore principale dell’economia locale e nazionale. Questo rappresenta però una buona notizia anche per la cinese Cosco, che vuole tenere un piede nel porto italiano. Dopo essersi ritirato da Genova nel luglio 2020, a causa del cattivo stato delle infrastrutture, Cosco è riuscita a tornare nei porti italiani e a mantenere una posizione vantaggiosa per il controllo della circolazione delle merci nel Mediterraneo. Ciò è dovuto in parte alla tedesca Hamburger Hafen und Logistik AG (Hhla), in cui Cosco ha una partecipazione, nonché ai suoi rapporti privilegiati con tre società proprietarie della maggioranza di Trieste Adriatic Maritime Initiatives s.r.l. – che controlla Trieste Passenger Terminal -, vale a dire: Assicurazioni Generali, Costa Crociere e Carnival PLC.
Grazie alla generosa finanza e alla collaborazione scientifica con diversi centri di ricerca locali e internazionali, D’Agostino vuole riqualificare il porto di Trieste. Mentre sono in corso trattative con la società italiana Terna per elettrificare le banchine, riducendo l’impatto energetico delle navi ormeggiate, una convergenza di interessi italiani e tedeschi ha portato a trovare una soluzione che dovrebbe porre termine alle carenze infrastrutturali del porto.
Per la vicina Germania, il cambiamento climatico ha creato una serie di difficoltà. I canali che collegano la Germania ai Paesi Bassi sono asciutti durante l’estate, quindi il Paese ha un problema con l’accesso al fiume. La partnership con Hhla apre modi alternativi di navigazione alla Germania e aiuta l’Italia a garantire di avere i soldi per sviluppare Trieste.

Perché la Cina guarda ai porti italiani

Grazie alla sua apertura alla Germania, il porto italiano può sviluppare legami più forti con la Cina, che Hhla considera un partner cruciale. Un’analisi satellitare condotta dal centro di ricerca italiano Srm, che sta lavorando in coordinamento con Intesa SanPaolo, conferma che l’Italia è centrale per qualsiasi nazione che voglia mantenere una posizione dominante nel trasporto marittimo mediterraneo. Con una crescita dell’8,7% dell’economia del trasporto di container stimata nel 2021 e del 4,7% nel 2022 – tendenza che dovrebbe rimanere stabile fino al 2025 – Pechino vuole avere l’Italia nella sua rete di trasporto marittimo.

Puntando le ferrovie

Ancora da risolvere è la modernizzazione della rete ferroviaria italiana, per evitare il ripetersi dell’incidente ferroviario di Genova nel 2018. La Cina ha progetti anche in questo settore. Mentre Fs Italiane, con il sostegno di Polo Mercitalia, sta lavorando a un nuovo servizio merci tra il porto di Trieste e Norimberga in collaborazione con TX Logistik, Hhla ha recentemente annunciato “nuovi progetti” con China Railway Rolling Stock Corporation (Crrc). Metrans, il ramo ferroviario della società tedesca, è stato anche mobilitato per collegare Trieste alla grande rete di infrastrutture sulla Nuova Via della Seta. Se volessimo essere provocatori potremmo dire che la Germania potrebbe essere interpretata come un cavallo di Troia della Cina per entrare in Italia e quindi per utilizzare il Mediterraneo allo scopo di consolidare la Nuova Via della Seta .Ma questa, forse, è solo una provocazione.
di Roberto Favazzo per www.ilprimatonazionale.it