La sanzione è nulla se la taratura degli apparecchi non è certificata, anche se la violazione è palese. La contestazione (triplice): aver sfrecciato sull’A1 tra i 160 e i 170 all’ora. All’occhio implacabile dei tutor – tra Modena, Lodi e Piacenza – fanno 133,92 euro moltiplicato per tre se paghi subito (184,62 se aspetti 60 giorni) e nove punti in meno sulla patente.

tutor fuorilegge.quotidiano.netMa Angelo Scavone, 61 anni, avvocato bolognese che è stato assessore al Traffico con Renzo Imbeni, ha fatto ricorso ai giudici di pace e ha vinto. Su tutta la linea. L’ultima soddisfazione a dicembre. Semplicemente: si è ‘appellato’ alla Corte costituzionale, all’ormai famosa sentenza 113 del 2015. Non troppi dettagli ma un diktat: «Tutte le apparecchiature impiegate nell’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità siano sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e di taratura».

«Controllo a cadenza almeno annuale – aggiunge Luigi Vingiani, segretario nazionale della Confederazione giudici di pace –. Da quando è entrata in vigore la sentenza, mi saranno capitati almeno un migliaio di ricorsi, quasi tutti sui tutor. Mai visto un prefetto portare la documentazione della taratura. La risposta standard? Che non serve. Sia chiaro, non è che difendiamo i cittadini scorretti, noi applichiamo la norma. Se ci dicono che la taratura non è necessaria o non ce la portano, il ricorso dev’essere accolto».

C’è poi un altro problemino. Quel pronunciamento della Corte costituzionale è retroattivo, fa notare Vingiani. Cosa succede allora se fa ricorso chi ha ‘perso’ la patente a colpi di tutor alias Sicve, sistema informativo per il controllo della velocità? Per bruciare i venti punti d’ordinanza, bastano meno di sette sanzioni. «Non lo sa nessuno – è prudente il giudice di pace –. A me un caso del genere non è ancora successo, non ho notizia che sia accaduto ai colleghi. Potrebbe capitare, lo affronteremo».

Eppure la Polizia stradale assicura: «Ormai gli strumenti sono quasi tutti tarati. La verifica è iniziata da poco anche sui telelaser, prima della sentenza pareva non ce ne fosse bisogno. Ora ci siamo adeguati, abbiamo acquistato pacchetti manutentivi e di assistenza. La documentazione può essere richiesta dagli stessi automobilisti. I tutor sono tarati annualmente, già lo prevedeva il decreto d’omologazione. Poi si può discutere se sia considerato sufficiente».

Resta da capire: se è così, perché le prefetture non portano le prove nelle cause e si rassegnano a perdere i ricorsi? «Probabilmente è un problema di coordinamento – riconosce la Stradale –. Noi sicuramente forniamo tutti gli elementi che servono. Certo, per la taratura della velocità media misurata dal tutor, il problema è più complesso. Il documento non è unico ma composto da tanti elementi. Forse la difficoltà sta proprio qui. La sentenza ha affermato un principio. Come poi si debba fare nel concreto non è scritto da nessuna parte». Insomma il pasticcio c’è eccome, «per questo il ministero dei Trasporti sta preparando dei decreti per sanare la parte amministrativa – fa sapere un tecnico della Stradale –. Non esiste una normativa nazionale o internazionale che preveda come debbano essere tarati questi dispositivi».

Ma quanti sono i ricorsi contro tutor e velox? Ad essere onesti non lo sa nessuno. Il ministero della Giustizia calcola in blocco le «opposizioni alle sanzioni amministrative». I nuovi casi erano quasi 81mila nei primi sei mesi dell’anno scorso – così sul sito –, «ma sicuramente sono cresciuti dopo la sentenza della Corte Costituzionale che è di fine aprile», annota l’avvocato Vingiani. Per la statistica, sempre nello stesso periodo i procedimenti definiti – quindi le sentenze emesse – superavano quota 145mila mentre quelli pendenti al 30 giugno sfioravano i 334mila.

Guardando indietro: le cause erano un milione nel 2009. Ma in quanti vincono? Anche in questo caso la risposta non c’è, si può fare solo un ragionamento. «La percentuale di ricorsi è molto piccola rispetto al numero delle multe, meno dell’1% – ricorda il giudice di pace –. Chi decide di fare il passo, vuole avere ragione. Altrimenti non ci spende soldi».

Nemmeno Accredia – l’unico organismo nazionale autorizzato dallo Stato a svolgere attività di accreditamento – si occupa di tutor ma solo di «velocità istantanea – come chiarisce Rosalba Mugno, ingegnere, direttore dei laboratori di taratura –. Quindi autovelox e simili. Lo facciamo in tre centri accreditati. I dati sono in crescita, erano 800 all’anno fino al 2014. Nel 2015, per effetto della sentenza, siamo passati a quasi 2.200. Nel 2016 siamo arrivati a 2.396, ma il dato è ancora parziale».

I velox in Italia sono circa tremila. Per la cronaca: in Francia, Germania, Olanda o Svizzera la taratura sotto accreditamento è un requisito di legge. Ingegnere, ma quanti sono gli strumenti che trovate ko? «La taratura – chiarisce Mugno – finisce con una dichiarazione di conformità o meno. Ma questo dato noi non lo maneggiamo».

di RITA BARTOLOMEI  per quotidiano.net 

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