E' arrivata in via XX Settembre la richiesta di interventi correttivi per riportare il deficit verso il livello concordato la scorsa di primavera. L'ultima legge di Bilancio varata da Renzi l'ha fatto salire al 2,3% del pil invece che ridurlo, con la giustificazione delle "spese eccezionali" per sisma e migranti. Intanto anche il debito/pil continua ad aumentare: Bruxelles sta per concludere un rapporto ad hoc.

padoan 675La correzione richiesta è dello 0,2% del pil. Cioè circa 3,4 miliardi di euro. La Commissione europea ha ufficializzato in una lettera inviata martedì al ministero dell’Economia l’ammontare dello “scostamento” tra il livello di deficit che Roma aveva concordato con Bruxelles la scorsa primavera e quello che risulta dall’ultima legge di Bilancio varata dal governo Renzi. Un divario che la Ue, come prevedibile, chiede ora all’esecutivo Gentiloni di colmare con una manovra aggiuntiva o misure equivalenti. In caso contrario, Roma rischia una procedura di infrazione per eccesso di indebitamento. Bruxelles attende una risposta entro l’1 di febbraio e ricorda all’Italia che il rispetto delle regole era “precondizione per la flessibilità assicurata per il 2016″. Come dire che se i conti rimangono fuori linea verrà rimesso in discussione anche lo spazio di manovra di oltre 13 miliardi concesso l’anno scorso. Sullo sfondo resta poi l’attesa per il nuovo rapporto sul debito atteso nelle prossime settimane, visto che il debito/pil italiano aumenterà anche quest’anno invece che ridursi come l’Italia aveva promesso alle istituzioni comunitarie.

“Siamo in contatto con la Commissione e faremo le valutazioni del caso. Se, come e quando intervenire verrà deciso dal governo nei prossimi giorni”, fanno sapere fonti del Tesoro, in linea con il ministro Pier Carlo Padoan che lunedì non si è sbilanciato limitandosi a dire: “Vedremo se sarà il caso di prendere misure ulteriori per rispettare gli obiettivi”. Come è noto, la linea del precedente governo è sempre stata quella di giustificare il maggior deficit con la necessità di far fronte alle conseguenze dei terremoti del Centro Italia e la gestione dell’emergenza migranti.

Lo stesso Padoan, rispondendo ai rilievi arrivati dalla Commissione già lo scorso ottobre, aveva sostenuto che “il cambiamento nel target sul 2017 rispetto al programma di stabilità del 2016 è largamente spiegato dalle spese straordinarie legate ai rischi sull’immigrazione e sismici“. Bruxelles non intende calcare la mano, come dimostra il fatto che l’aggiustamento richiesto è inferiore ai 5 miliardi di cui si era parlato dopo l’Eurogruppo del 5 dicembre, ma continua a ritenere che l’impatto degli “eventi eccezionali” sia sovrastimato. E che un deficit/pil al 2,3% – stando al nostro Documento programmatico di bilancio, ma secondo la Commissione è al 2,4% – sia inaccettabile, posto che Roma avrebbe dovuto ridurlo all’1,8 per cento.

Da via XX Settembre ricordano che è “da novembre dello scorso anno”, quando è arrivato il giudizio preliminare sulla manovra, che “la Commissione europea ritiene che il bilancio dell’Italia per il 2017 possa farci deviare dal percorso pluriennale di riduzione del rapporto debito-pil e ci ha trasmesso una richiesta di intervento per assicurare la conformità del nostro bilancio”. Nessuna novità, dunque. Il fatto è che ora quei nodi, certo non nuovi, stanno arrivando al pettine. E a gestire la partita iniziata da Renzi dovrà essere il suo successore.

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