tsunami1I devastanti tsunami potrebbero essere fermati prima di colpire la terraferma, utilizzando la pressione di onde sonore emesse nelle profondità oceaniche. A riferirlo sono stati i ricercatori dell’Università di Cardiff (Regno Unito), che hanno spiegato su Heliyon come sia possibile ridurre l’ampiezza di un maremoto e ridistribuire la sua energia in uno spazio più ampio. In altre parole, interagendo con le onde acustiche, lo tsunami dissipa la propria energia in tutte le aree più ampie, fenomeno che di conseguenza ne riduce la lunghezza d’onda e l’ampiezza, principali caratteristiche che determinano la dimensione dell’impatto sulla terraferma.

Gli tsunami possono essere causati da terremoti, frane, o qualsiasi altro rilascio di energia subacquea, e sono in grado di devastare intere zone costiere nel momento in cui arrivano sulla terraferma. Il terremoto e maremoto dell’Oceano Indiano del 2004, per esempio, è stato responsabile della morte di più di 200mila persone, oltre a danni diffusi alle comunità locali e agli ecosistemi.

Attualmente, però, non c’è molto che si possa fare per poterli fermare. “Negli ultimi due decenni, gli tsunami sono stati responsabili della perdita di quasi mezzo milione di vite, distruzioni, gravi effetti ambientali e crisi finanziarie globali”, spiega l’autore Usama Kadri.

Ma ora, secondo il team di ricercatori inglesi, le cosiddette onde acustiche di gravità (AGWs) potrebbero essere dei veri e propri sistemi di allarme: si tratta di onde acustiche generate dalle compressioni del fluido e modificate dalla forza di gravità, che si muovono nelle profondità oceaniche alla velocità del suono e si pensa che certe forme di vita, come il plancton, facciano affidamento su queste onde per muoversi e trovare cibo.

tsunami2Secondo l’autore, il controllo di queste onde ci potrebbe offrire il modo per riuscire a mitigare uno tsunami. “Fino ad ora, non ci si era concentrati abbastanza sul tentativo di mitigare gli tsunami e quindi il potenziale delle onde acustiche di gravità è rimasto in gran parte inesplorato”, spiega Kadri.

Secondo i calcoli gli scienziati, la potenza di queste onde sonore potrebbe essere sufficiente a diluire la forza di uno tsunami. È ancora necessario, tuttavia, trovare un modo per controllare tali onde, cosa che Kadri e il suo team non sono ancora riusciti a fare. Un modo, ipotizza l’autore, potrebbe essere quello di sfruttare in qualche modo le onde create dallo tsunami stesso: in sostanza, bisognerà capire come riutilizzare l’energia creata da un evento naturale nella direzione opposta. Per il momento, comunque, i calcoli di Kadri e il suo team sono solo un proof-of-concept“ma nella nostra ricerca c’è il potenziale per salvare molte vite, e ridurre al minimo i rischi legati a un evento catastrofico”, spiega l’esperto. “Si potrebbe, inoltre, adattare questo meccanismo per controllare anche altri processi geofisici violenti nell’oceano come frane, eruzioni vulcaniche, esplosioni sottomarine e la caduta di meteoriti”.

Marta Russo per Wired.it 

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