Rifiuti a NapoliI cementifici del Paese dell’Est ingoiano il “carburante-spazzatura” a prezzi irrisori rispetto alla media Ue. E a guadagnarci, tra fanghi e carichi irregolari, ci sono anche gli italiani: dalla Toscana alla Lombardia. Non solo l’infrazione di Cosa Nostra nelle discariche. La Romania ha fermato l’import di rifiuti, ma il cosiddetto “combustibile derivato da rifiuti” per i cementifici è più che benvenuto. Business milionario, in cui si sono lanciati una serie di imprenditori italiani. 

Un’inchiesta internazionale condotta dai reporter dell’Investigative Reporting Project Italy e del centro di giornalismo romeno Rise, dimostra come tra costi azzerati, infiltrazioni della criminalità e broker compiacenti fiorisca un traffico illecito di rifiuti che coinvolge più Paesi in Europa. Compresa l’Italia: dalla Toscana alla Campania, dalla Lombardia alle Marche, l’export di rifiuti tossici continua. Bruciare rifiuti a costo zero, evitare discariche e guadagnarci pure. È la strategia waste to energy che da una dozzina d’anni fornisce rifiuti ai cementifici. Questi intanto risparmiano su carbone e petrolio e vengono pure pagati. Sulla carta la soluzione perfetta ad uno dei maggiori problemi di quest’epoca e particolarmente caldo in Italia: lo smaltimento dei rifiuti. Chi difende questa pratica sostiene che i benefici siano molteplici: i rifiuti bruciano ad alta temperatura, rilasciando quindi poco gas serra rispetto ai carburanti classici e bruciare rifiuti significa meno discariche. Un’inchiesta dei due centri di giornalismo d’inchiesta rumeno Rise Project e italiano Irpi, coordinati dalla rete Organized Crime and Corruption Reporting Project, svela come questo patto tra cementieri e istituzioni sia meno “sano” di ciò che si vuole fare credere.

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dall'articolo di Cecilia Anesi, Cecilia Ferrara, Luca Rinaldi  IRPI per IlFattoQuotidiano.it 

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