Le concentrazioni di ossigeno negli oceani stanno diminuendo e se pur nei millenni, si profila la reale possibilità che si inneschi un processo di anossia, un evento iniziato con l'avvento della rivoluzione industriale. Le precedenti catastrofi marine furono sempre causate da eventi naturali, come intense fasi di vulcanismo che ha arricchito i mari di fosforo. Stavolta è diverso, la causa è l'uomo e già sono presenti nei fondali marini numerose “zone morte”.

 Le concentrazioni di ossigeno nell'oceano stanno lentamente diminuendo, e si profila la possibilità – sia pure nell'arco di millenni – che si inneschi un nuovo grande evento anossico, ossia una diffusa carenza di ossigeno tale da impedire la vita alla stragrande maggioranza degli organismi. Se ciò avvenisse – scrive Andrew J. Watson dell'Università di Exeter in una nota pubblicata su “Science” – i tempi necessari perché gli oceani si riprendano da una simile catastrofe sarebbero ancora più lunghi, nell'ordine almeno dei centomila anni.

A differenza dell'atmosfera, gli oceani non sono mai stati particolarmente ricchi di ossigeno e  più volte nel lontano passato hanno sofferto di eventi di questo tipo, provocando grandi estinzioni di massa, come quella avvenuta a cavallo fra il Permiano e il Triassico. Tuttavia, quelle antiche catastrofi marine furono causate in gran parte da lunghi periodi di intenso vulcanismo che ha fertilizzato le acque portandovi ingenti quantitativi di fosforo e innescando immense fioriture di fitoplancton che hanno consumato quasi tutto l'ossigeno disponibile.

Da LeScienze.it 

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