presidenza delle Commissioni legaLo scoglio della presidenza delle Commissioni che la Lega non vuole lasciare. I regolamenti delle Camere parlano di rinnovo ogni due anni. Il cambio di governo e di maggioranza con il Conte 2 dovrà presto fare i conti non solo e non tanto nelle aule di Camera e, soprattutto, Senato, ma anche con la composizione delle commissioni parlamentari, le cui presidenze sono fondamentali per l’attuazione del programma di Governo e lo svolgimento regolare dei lavori.

Un aspetto cruciale che è già emerso oggi nella polemica politica, dopo che da parte del Pd qualcuno ha chiesto ai leghisti di lasciare le poltrone delle presidenze, appunto, delle commissioni, assegnate dopo la formazione del Governo gialloverde ormai prossimo all’archiviazione. È quanto rende nota l’agenzia di stampa Adnkronos.  Il leghista Claudio Borghi sta già facendo i preparativi in vista dell’approdo della manovra alla Camera. Sarà lui, da presidente della commissione Bilancio, a dirigere i lavori, il calendario, i tempi della discussione oltre ad avere un ruolo decisivo sull’ammissibilità degli emendamenti. Come Borghi ci sono altri 10 presidenti leghisti tra Camera e Senato pronti a ostacolare l’attività parlamentare del nascente governo giallorosso.  

La risposta politica è arrivata direttamente dal presidente dei senatori della Lega Massimiliano Romeo, che ha rilanciato: “Che si dimettano loro da senatori visto che dovrebbero vergognarsi di fronte al popolo italiano per quello che stanno facendo”. E Claudio Borghi ha aggiunto: “Dovevano pensarci prima di fare il ribaltone”. Ma c’è una risposta anche più tecnica, incastonata nei regolamenti di Senato e Camera, che rispettivamente agli articoli 21 e 20 specificano che il rinnovo delle commissioni avviene ogni due anni. Tutto questo comporta che nessuno potrà costringere i sei presidenti leghisti di commissione a palazzo Madama e i cinque di Montecitorio a fare le valigie. Se ne riparlerà quindi tra circa un anno. Un arco temporale lunghissimo e pieno di insidie, tenendo conto anche della reciproca diffidenza tra M5s e Pd, delle inevitabili frizioni durante l’iter di approvazione dei provvedimenti, su cui l’azione dei presidenti del Carroccio non sarà indolore. Anche perché si tratta di presidenze strategiche.

Nel dettaglio: alla Camera, i leghisti hanno la presidenza della cruciale commissione Bilancio (Borghi) e poi Ambiente (Benvenuto), Trasporti (Morelli), Attività produttive (Saltamartini), Lavoro (Giaccone). Al Senato, la sesta commissione Finanze e tesoro fa capo a Alberto Bagnai, e la Lega ha anche le presidenze delle commissioni: Affari costituzionali (Borghesi), Giustizia (Ostellari), Difesa (Tesei), Istruzione (Pittoni), Agricoltura (Vallardi).

«Quelli disinteressati alla poltrona: in meno di 24 ore scopriamo che Salvini pur di tenersi il Viminale voleva Di Maio premier e che i leghisti non hanno alcuna intenzione di lasciare le presidenze delle 11 commissioni che spettano alla maggioranza», tuona via Twitter la vicepresidente dei senatori Pd Simona Malpezzi.

da https://www.laleggepertutti.it/