Roberto Calderoli a LiberoIl nascente governo giallorosso avrà come suo tallone d' Achille il Senato e i numeri di una maggioranza che, tanto in Aula quanto nelle Commissioni, non sarà poi così salda. E quando il futuro di un esecutivo è appeso ai voti di Palazzo Madama non si può non chiedere lumi a Roberto Calderoli, il mago dei regolamenti parlamentari, l' uomo che con le sue strategie ha messo in scacco tutti i governi che hanno visto la Lega all' opposizione. Senatore, ma che sta succedendo? «Guardi, se non ci fosse in ballo il futuro del Paese, direi che siamo a "oggi le comiche". Di quel che stanno facendo M5S e Pd non si capisce niente». Questo governo rischia di cadere in Senato già sul voto di fiducia. Immaginiamo che lei sia già lì, matita in mano, a far di conto e studiare strategie. «Dal primo governo Prodi in poi tutti gli esecutivi hanno ballato al Senato. E non parlo solo dei voti in Aula, ma anche di quelli nelle Commissioni. Così, per sopravvivere, tu vai a cercare voti qua e là. Voti che però hanno un costo politico e quando il giochino si rompe, vai a casa».

 

È per questo che la Lega ha detto che non mollerà le presidenze delle Commissioni (al Senato sono sei)?
Davvero si può bloccare un governo controllandole?
«Bloccare è una parola grossa. Metterne in seria difficoltà il lavoro, invece, sì. Il presidente è quello che convoca le sedute della Commissione, riunisce l' ufficio di presidenza che deve decidere il calendario delle discussioni e se questo non viene votato all' unanimità deve andare in Commissione. E qui, non in tutte Pd e M5S hanno la maggioranza, quindi dovranno trattare e perdere tempo. Molto tempo».


Dica la verità, Calderoli, sta già pregustando il momento in cui potrà disseminare il percorso parlamentare di trappole regolamentari.
«(ride) Sì. E pensi che non sarà nemmeno difficile farlo. La Lega è l' unica forza politica in grado di fare davvero opposizione. Sotterrerò il governo sotto milionate di emendamenti».


E poi c' è lei, la vera arma segreta, anche se i regolamenti recentemente sono cambiati proprio per evitare questi intoppi.
«Si, ma c' è una cosa che in troppi si dimenticano».


Quale?
«Che il regolamento l' ho scritto io (ride di gusto). Mostrerò a Conte e a suoi ministri cose che nemmeno si immaginano». Tipo? «Vedrete, vedrete».

Ok, il vero mago non svela mai i suoi trucchi Però ci dica almeno quale è stato, nel passato, il suo capolavoro per bloccare un governo al Senato.
«Governo D' Alema. Quando volevo mandarlo in minoranza presentavo e facevo votare un ordine del giorno a favore delle missioni militari all' estero. Ogni volta Rifondazione comunista non le votava e il governo perdeva. Ricordo ancora che quando D' Alema entrava in Aula mi guardava di traverso e io gli dicevo: "Massimo, ti faccio andare sotto anche oggi"».

Torniamo all' attualità. A crisi appena iniziata aveva detto che all' 80% si sarebbe tornati al voto. È stato spiazzato anche lei dalle mosse di Renzi o ci crede ancora?
«Io continuo a dire che l' opzione del voto è ancora quella più probabile. Le due forze sono troppo distanti e anche se il governo dovesse partire, secondo me non durerà a lungo. Certo, il Pd punta ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica, ma credo sia inverosimile che questa maggioranza possa reggere fin là».

Domanda secca: Salvini ha fatto bene a mandare a gambe all' aria il governo gialloverde?
«Non bene, benissimo. Era da marzo che l' atteggiamento dei Cinquestelle era cambiato. Le faccio degli esempi, alcuni dei quali non sono stati colti da tutti: i grillini non hanno mai voluto condannare Maduro. Non hanno battuto ciglio quando, grazie all' accordo della Via della Seta, la Cina di fatto si è comprata il porto di Trieste e non si sono indignati quando in Libia è stato bombardato un ospedale. Fino al capolavoro finale con il voto a favore della presidente della Commissione europea. Per non parlare della ridicola riforma della giustizia. No, sinceramente così non si poteva più andare avanti».

Alcuni hanno criticato il suo leader per la tempistica della crisi. Doveva rompere prima?
«E cosa sarebbe cambiato, scusi. Se Salvini rompeva a giugno, l' unico risultato sarebbe stato che l' Italia avrebbe avuto un governo appoggiato da Renzi due mesi prima». Quindi «In politica bisogna saper rischiare. E Salvini ha fatto bene ad andare contro i giochi di palazzo. La gente vuole il voto. I partiti no. Giusto rompere e se ci sono delle responsabilità di Matteo le divido volentieri con lui, perché la mozione di sfiducia al Senato, assieme a Romeo l' ho scritta io».

di Fabio Rubini per liberoquotidiano.it